Ecco i nuovi astronauti (e il primo parastronauta) europei: due italiani tra le riserve

Sono sei i nuovi astronauti dell’Agenzia spaziale Europea, selezionati tra oltre 20mila domande: nessuno di loro porterà bandiera tricolore sulla spalla come Samantha Cristoforetti o Luca Parmitano.

Alla nuova classe, la prima dopo quella del 2019, si aggiungono però due italiani tra le 12 riserve: sono Andrea Patassa ed Anthea Comellini. Anche loro lavoreranno con l’ESA e potranno sperare in un’opportunità di addestramento e di missione nello Spazio perché, come ha spiegato il direttore generale dell’ESA, Josef Aschbacher, “sono tutti ugualmente capaci ma purtroppo non abbiamo 20 opportunità di volo”. Tra loro, per la prima volta nella storia, c’è anche un parastronauta, si chiama John McFall, viene dal Regno Unito: a 19 anni gli è stata amputata la gamba destra a seguito di un incidente; ora, a 41 anni, è chirurgo specializzato in ortopedia e traumi. Uno che vorresti avere al fianco durante una missione su un altro pianeta.

Come …..

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La storia dell’astronauta Jerry Linenger è una specie di case study, per chi si occupa di vita nello spazio e gestione dello stress. Jerry Michael Linenger era parte dell’equipaggio Nasa-4, nel 1997 a bordo della stazione spaziale sovietica (poi russa) Mir, nel periodo in cui nacque la prima, stretta, collaborazione tra Stati Uniti e Russia oltre l’atmosfera. Ma non furono cinque mesi semplici quelli dell’americano a bordo della Mir. Lui e i colleghi russi dovettero fare i conti con un principio di incendio, il fumo saturò tutti gli angusti ambienti dell’avamposto orbitante, e diversi problemi a sistemi di bordo, quello dell’ossigeno, l’alimentazione elettrica, ci fu anche il rischio di una collisione con una capsula di rifornimento. Linenger faticò a “fare squadra” con i colleghi russi, ebbe contrasti con il centro di controllo a terra fino a interrompere le comunicazioni audio con il ground. Comunicava solo via e-mail. Come si affronterebbe oggi quella situazione? “Quello che ora normalmente si fa per le missioni spaziali: maggiore preparazione” afferma Simone Pozzi, formatore, amministratore delegato di Deep Blue, azienda italiana selezionata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) per l’addestramento dei nuovi candidati astronauti allo European astronaut centre (Eac) di Colonia, in Germania.

La classe di astronauti selezionati dall’Esa nel 2022: Sophie Adenot, Pablo Álvarez Fernández, Rosemary Coogan, Raphaël Liégeois e Marco Sieber. Con loro anche l’australiana Katherine Bennell-Pegg – Credits Esa 

I nuovi astronauti europei

L’Agenzia Spaziale Europea ha annunciato i nuovi astronauti del nostro continente, selezionati nel corso di un processo durato circa un anno e mezzo, al quale hanno preso parte 22.523 candidati di 25 Paesi. Tra essi 17.126 uomini (di cui 1.498 italiani) e 5.397 donne (347 italiane). In più, per la prima volta nella storia dell’esplorazione umana dello spazio, l’Esa ha raccolto candidature (ne sono arrivate 257) anche da persone affette da un certo grado di disabilità. La precedente selezione di astronauti europei risaliva al lontano 2009, quando erano stati “arruolati” anche i nostri Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, oltre al tedesco Alexander Gerst, al britannico Tim Peake, al francese Thomas Pesquet e al danese Andrea Mogensen.
 
I 5 astronauti “di carriera”. Ebbene, da questo piccolo esercito di nuove leve, l’Esa ha individuato questa volta tre uomini e due donne, che al momento sono ancora “candidati” astronauti, perché prima di diventarlo ufficialmente dovranno superare il relativo addestramento. Sono la francese Sophie Adenot, lo spagnolo Pablo Álvarez Fernández, la britannica Rosemary Coogan, il belga Raphael Liégeois e lo svizzero Marco Sieber. Questi 5 sono definiti “career astronauts”, nel senso che saranno messi subito sotto contratto dall’Esa e inizieranno l’addestramento nei primi mesi del 2023.

Il primo parastronauta della storia. Il britannico John McFall, 41 anni, è stato invece scelto nell’ambito del programma di fattibilità che mira a includere nelle missioni spaziali persone con determinate disabilità. McFall ha infatti subito l’amputazione della gamba destra a 19 anni a causa di un incidente in moto. In seguito è diventato medico e ha partecipato alle Paralimpiadi di Pechino del 2008, vincendo un bronzo come velocista nei 100 metri.
 
Due italiani… pronti a inserirsi. E l’Italia rimane a bocca asciutta? Non proprio, perché oltre ai 5 career astronauts, l’Esa ha selezionato altri 11 candidati che vanno a costituire la “riserva”. E due di essi sono italiani. Si tratta della trentenne Anthea Comellini e del trentunenne Andrea Patassa. Gli appartenenti alla riserva hanno superato tutte le prove di selezione, ma non possono essere inseriti ora nel programma di addestramenti. Continueranno quindi il loro lavoro “normale, ma con un contratto da consulenti con l’Esa e saranno “allertati” nel caso si prospettassero delle possibilità di volo. In ogni caso, trascorreranno 1 o 2 settimane l’anno al centro addestramento astronauti dell’Esa a Colonia per mantenere le specifiche mediche richieste.

I due candidati italiani “di riserva”, Anthea Comellini e Andrea Patassa.
© Esa

I temi più a cuore. Nella breve opportunità di sentirli in diretta da Parigi, dove si svolgeva l’evento, Anthea ha espresso il suo entusiasmo per essere arrivata fino a questo punto, e la sua gratitudine, dato che molti altri candidati che non sono stati selezionati avrebbero forse meritato di essere scelti: «Ma noi evidentemente rappresentavamo quello che l’Esa cercava in questo momento», sottolinea. E anche Andrea ha manifestato la sua incredulità per essere approdato tra i 17 prescelti.

Abbiano chiesto loro anche quali fossero i temi che, nell’eventualità di volare, vorrebbero portare all’attenzione del pubblico. «La mitigazione dei cambiamenti climatici», ha risposto Anthea Comellini, «per i quali lo spazio può essere un fattore fondamentale. E, dato il mio background, anche il problema dei rifiuti spaziali». «Anch’io credo che l’osservazione dallo spazio sia fondamentale sul fronte del cambiamento climatico», continua Andrea Patassa. «Sia per monitorare il pianeta sia per smuovere le coscienze. Non posso dimenticare le foto scioccanti di quest’estate del Po in secca, visto dall’orbita terrestre».