A scuola per non dimenticare e liberare il nostro “mai più”.
ARTICOLO SCRITTO DA: MASSIMO PISTONI FORMATORE SCUOLA OLTRE
A scuola per non dimenticare e liberare il nostro “mai più”.
Percorso didattico in occasione della Giornata della memoria.
Il 27 gennaio si celebrerà il Giorno della memoria, una ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto. Le scuole si organizzeranno affinché questo giorno non passi inosservato, promuovendo attività volte alla sensibilizzazione dei ragazzi e delle ragazze nei confronti di quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale.
Progettare un percorso in occasione di questa ricorrenza è sicuramente un buon modo per farne una “occasione d’apprendimento e di formazione, non una vuota celebrazione ufficiale”.(1)
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito invita gli istituti scolastici ad aderire alle celebrazioni organizzate a livello nazionale per il 27 gennaio e ricorda che “la scuola è l’ambiente in cui si formano la coscienza e la sfera valoriale di ogni individuo, attraverso il confronto con la ricchezza delle diversità culturali. La Scuola ha gli strumenti per porsi a contrasto di fenomeni come la discriminazione razziale e per trasmettere l’importanza di opporsi ad ogni manifestazione di essa, sia religiosa, che etnica, che razziale”.
Numerose sono le attività che si possono proporre in relazione a questa occasione e, proprio per ricordare la Shoah in classe, il portale Scuola e Memoria mette a disposizione diverse risorse didattiche.
(1 – Francesco Monducci, Insegnare la storia, p.228, UTET, 2018.)
Ma i ragazzi sanno davvero che cosa significa il termine Shoah?
La Shoah non è un argomento come tanti altri e spesso è difficile orientarsi tra i diversi approcci, alcuni eccessivamente cruenti per i ragazzi.
Quale insegnante di lettere da diversi anni, ho trovato molto efficace partire da un confronto generale su quanto gli studenti sanno intorno a questa parola, dando loro voce in una sorta di brainstorming. Ciò mi permette di strutturare proposte adeguate alle loro conoscenze, tenendo conto delle variabili legate all’età (11-14 anni) e alla maturità psicologica.
Nel corso degli anni, ho notato l’efficacia di un percorso che prediliga le rappresentazioni mediate, in particolare quelle offerte dalle osservazioni di immagini e dall’ascolto di storie o da letture di testi letterari.
La strutturazione del percorso che qui propongo, infatti, si avvale della lettura di diversi albi illustrati, offerti dalla recente editoria, che hanno cercato di narrare fedelmente con disegni storie vere. Per esempio, l’albo “L’albero di Anne”, narra la storia di Anna Frank dal punto di vista dell’ippocastano cresciuto dirimpetto alla finestra dell’appartamento in cui era rinchiusa.
L’albo illustrato, infatti, unendo parole e immagini per comunicare la stessa cosa, ha la capacità di trasmettere particolari della storia o risvolti che non verrebbero colti altrimenti.
A seguito del brainstorming iniziale, è mia premura fornire ai ragazzi dati storici precisi in relazione a questa commemorazione, ribadendo l’etimologia del termine Shoah –ricavato da enciclopedie o dizionari- e supportando queste conoscenze con fonti precise che attestino il fatto che quello che si commemora è realmente accaduto e non semplice fantasia di qualcuno.
In genere, in questa prima fase, fornisco io i documenti ai ragazzi divisi a gruppi di quattro: ogni gruppo riceve un diverso tipo di fonti, di carattere visivo (foto d’epoca e materiale multimediale), fonti scritte (documenti dell’epoca) e piccole fonti materiali reperite e gelosamente custodite (un vecchio taccuino, ecc.).
Per leggere le fonti assegnate, come chiaramente affermato nel manuale “Insegnare la storia”(2), ci vogliono degli indicatori e domande che permettano ai ragazzi un’osservazione attenta e finalizzata (Chi ha creato il documento? Per quale scopo? In quale contesto si inserisce la fonte? Quale messaggio pensi ci trasmetta?) che, in genere, predispongo insieme alle fonti. Dopo aver lasciato il tempo per l’osservazione e la loro interpretazione e contestualizzazione (operazione non semplice, soprattutto per gli allievi delle prime classi che richiede quindi la presenza costante del docente) propongo ai ragazzi uno sbocco operativo mediante la produzione di brevi testi, descrittivi o argomentativi a seconda delle informazioni acquisite, in cui i ragazzi, secondo la tecnica del STW (cioè See, Think, Wonder che ho tratto dal testo Making Thinking Visible) annotano quello che vedono o che hanno tratto dalla fonte, poi, sulla base delle annotazioni e attraverso un confronto collettivo, si costruisce una breve narrazione storica.
(2 – ivi, p.126-134, UTET, 2018.)
VEDI Che cosa vedi? |
PENSA Che cosa pensi stia succedendo? |
IMMAGINA Quali domande ti poni in base a ciò che vedi (immagini, carte e tabelle)? |
A conclusione di questa fase, ognuno conosce aspetti di quel preciso momento storico su cui si costruirà poi la fase successiva. Nelle lezioni seguenti porto in classe diversi albi illustrati e i ragazzi, suddivisi a gruppi, li sfogliano e ne leggono la storia; come già detto l’editoria è ricchissima di opere legate alla Shoah o che, comunque, raccontano storie di chi l’ha vissuta. Oltre a “L’albero di Anne”, hanno riscosso ampia attenzione: “Il gelataio Tirelli” di Tamara Meir; “Io dico no, storie di eroica disobbedienza” di Daniele Aristarco; “Il volo di Sara” di Lorenza Farina; “Storia di Vera” di Gabriele Clima; “La bambina del treno” di Lorenza Farina e Manuela Simoncelli; “L’orsetto di Fred” di Iris Argaman; “La portinaia Apollonia” di Lia Levi; “La città che sussurrò” di Jennifer Elvgren e Fabio Santomauro; “L’ultimo viaggio. Il dottor Korczak e i suoi bambini” di Irène Cohen Janca e Maurizio A.C. Quarello.
Questi gli albi da me utilizzati: attraverso la lettura collettiva di storie di personaggi di quel periodo, i ragazzi hanno modo di riflettere su come una vicenda lontana e poco percepita, come quella dell’Olocausto, possieda dei risvolti e degli aspetti che loro possono vivere anche al giorno d’oggi.
Questi albi, appositamente scelti perché narrano storie di bambini e adolescenti, possono far riflettere e sensibilizzare i ragazzi su quanto sia pericolosa e dannosa la discriminazione, di qualsiasi tipo e su come, purtroppo, qualcuno nel corso della storia, può trarre da essa, ingiustamente, un vantaggio economico e sociale. In genere i ragazzi e le ragazze vengono invitati a leggere a gruppi la storia narrata nell’albo assegnato e a provare a riportarla, a turno, alla classe.
Oltre all’esposizione della storia, chiedo a ogni gruppo di scegliere una tavola dell’albo che li ha maggiormente colpiti e provare a motivarne la scelta: in genere i ragazzi sono bravissimi a effettuare “connessioni” tra quanto hanno letto nell’albo e quanto accade a loro stessi: anzi la connessione con la storia, permette loro di condividere emozioni e sentimenti provati, di esprimere dubbi, riflessioni e interrogativi scaturiti dalle vicende narrate. Lo scopo del percorso, infatti, non è solo “chiedere che quel passato sia condiviso o che entri nel bagaglio collettivo del sapere ma si tratta di portare gli allievi a comprendere quanto sia labile la linea che separa, ieri come oggi, la strada che conduce a diventare carnefici da quella che porta al rifiuto di collaborare con i regimi criminali”.(3 – ivi, p.229.)
Ma qual è il ruolo dell’insegnante in tutto ciò?
Sicuramente è fondamentale porsi in un ascolto attivo che permetta ai ragazzi e alle ragazze, nel momento della condivisione, di esprimersi liberamente ma anche di avviare, attraverso domande, una conversazione costruttiva sui fatti storici accaduti e sulle vicende reali, cercando sempre di sensibilizzare chi interviene a un uso corretto dei termini che talvolta e inconsapevolmente potrebbero diventare offensivi (si pensi all’uso di “ebreo” in forma denigratoria, per esempio).
A conclusione della discussione e dell’esposizione delle storie, in genere, ogni gruppo si adopera per realizzare una produzione (lapbook, cartellone, ebook con disegni e frasi a effetto, cartoline con Canva) in cui ci sia una riflessione collettiva sul percorso svolto e su quanto affrontato insieme.
Quest’ultima attività metacognitiva dà la possibilità ai ragazzi di valorizzare il momento di riflessione comune sulla commemorazione della Shoah e di mettere su carta un pensiero condiviso e personale relativo a un evento che è tra i più drammatici della storia e che, proprio per questo, non va dimenticato, né banalizzato.
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