Contraddizioni stipendiali
Contraddizioni e disuguaglianze. È contraddittorio introdurre il concetto di merito e subordinare poi aumenti stipendiali a una realtà economica a scapito di un’altra. Non si può nello stesso tempo pentirsi e volere l’oggetto del pentimento.
Dante affida questa lezione di logica al demonio che rivendica a sé l’anima di un consigliere fraudolento, spinto a peccare perché rassicurato da una preventiva assoluzione ecclesiastica. Oggi continua la tradizione politica di fare almeno in apparenza marcia indietro dopo avere avanzato proposte rivelatesi impopolari.
È contraddittorio insistere sul concetto di unità nazionale e rivendicare poi privilegi esclusivi per alcune parti della nazione.
È contraddittorio introdurre il concetto di merito e subordinare poi aumenti stipendiali a una realtà economica a scapito di un’altra, mentre in entrambe determinati soggetti, come ad esempio i docenti, si trovino ad operare con eguali mansioni.
Se tali contraddizioni si riscontrano nel campo della politica scolastica, essendo gran parte degli organi di informazione pronti a rilevarle, vuol dire che si è di fronte ad esempi ritenuti non edificanti da gran parte dei cittadini.
In democrazia non si può negare agli esponenti politici e ai loro seguaci la libertà di contraddirsi.
In democrazia una politica scolastica della contraddizione può trovare legittimamente i suoi adepti, che però dovrebbero riconoscere e ammettere di essere esponenti o seguaci di una logica illogica.
Nell’ambito di un’economia nazionale diversi costi della vita non giustificano disparità di trattamento: si tratta invece di creare le condizioni per rendere il costo della vita il più possibile uniforme su tutta una realtà
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