Che si fa se le AI hanno opinioni, pregiudizi e sentimenti? L’ultima frontiera della guerra culturale
Oggi conosciamo OpenAI per aver realizzato ChatGPT, l’intelligenza artificiale in grado di generare testo scritto, ma all’epoca della sua fondazione, nel 2015, era una no profit nata dal timore che un’IA potesse sfuggire al nostro controllo e ucciderci tutti. Il timore che un’IA particolarmente intelligente potesse causare la fine del mondo spinse alcuni imprenditori, tra cui Elon Musk, a investire su una realtà che avrebbe vegliato sullo sviluppo del settore. Da allora, però, il rapporto tra Musk, ceo di Tesla e da ultimo chiacchieratissimo proprietario di Twitter, e il capo di OpenAI, Sam Altman, sembra essersi deteriorato, complice l’incredibile ascesa di ChatGPT e un generale ripensamento dell’azienda, che da no profit con una missione salvifica è diventata una società a scopo di lucro ed è reduce da un accordo commerciale multimiliardario con Microsoft (che ha inserito la tecnologia nel motore di ricerca Bing). A oggi, la sua valutazione è di circa 30 miliardi di dollari.
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