Docente accoltellata: “Non odio lo studente che mi ha colpita, ma i genitori dovevano scusarsi”

Di redazione

Dopo l’aggressione subita, Elisabetta Condò ha iniziato il suo lento percorso verso la guarigione. Con la testa fasciata e un gesso al braccio, la docente ha lasciato l’ospedale di Legnano due giorni fa.

La Condò è stata aggredita da un suo studente sedicenne, che l’ha colpita con un coltello dalla lama lunga trenta centimetri. Pur portando nel corpo e nell’animo le cicatrici di questo terribile episodio, la professoressa ha manifestato una notevole forza d’animo: “Non provo rancore”, ha detto. “Spero che il ragazzo riesca a trovare la serenità e che lasci presto il carcere”, spiega a La Repubblica.

Ricordando l’incidente, la professoressa ha condiviso la sua confusione e paura iniziali, e la rapida spirale di eventi che l’hanno portata a correre fuori dall’aula, cercando aiuto mentre il sangue fuoriusciva dal suo braccio. Condò

Continua la lettura su: https://www.orizzontescuola.it/docente-accoltellata-non-odio-lo-studente-che-mi-ha-colpita-ma-i-genitori-dovevano-scusarsi/ Autore del post: Orizzonte Scuola Fonte: http://www.orizzontescuola.it

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Docente aggredita, lo psicoterapeuta: “Quando un ragazzo porta una lama di 30 centimetri a scuola, la situazione esprime un disagio che va ben oltre un insuccesso scolastico”

Di redazione

“Quando un ragazzo porta una lama di 30 centimetri a scuola, la situazione esprime un disagio che va ben oltre un insuccesso scolastico”.

Così sostiene Stefano Fregonese, psicoterapeuta e psicoanalista specializzato nell’infanzia e nell’adolescenza, e presidente della Onlus Spaziopensiero, un team che opera nelle scuole di Milano, in un’intervista a La Repubblica.
Fregonese sostiene che il problema centrale è il mancato contatto del ragazzo con la realtà, o la mancanza di strumenti per gestirla. La difficoltà accademica può essere un sintomo di un disagio più profondo che non è stato rilevato.
Nel suo lavoro con le scuole, Fregonese ha osservato che la maggior parte delle istituzioni dispone di una figura di supporto psicologico, ma questi professionisti spesso hanno risorse e tempo limitati. Inoltre, alcuni di questi psicologi possono essere inesperti o non adeguatamente qualificati, il che limita la loro capacità di rilevare e gestire efficacemente i problemi dei giovani.
Le conseguenze di questo modello sono evidenti: è difficile identificare e gestire il disagio tra gli studenti. Fregonese sottolinea l’importanza di avere una rete di professionisti esperti, collegata alle strutture pubbliche locali che si occupano di disagi psichici.
Tra i problemi più comuni rilevati nel suo lavoro, Fregonese cita stati d’ansia, difficoltà nel gestire angoscia, rabbia e aggressività, attacchi di panico, e problemi nel socializzare. A volte, possono emergere anche gravi disturbi del pensiero, che vengono poi segnalati ai centri specialistici per un intervento adeguato.
Fregonese enfatizza anche l’importanza del supporto agli insegnanti, che spesso affrontano i loro stessi problemi nel gestire le sfide dei giovani. Conclude sostenendo che sia necessario un approccio istituzionale globale alla cura, con persone qualificate e risorse adeguate per supportare efficacemente i giovani e il personale scolastico.

Pubblicato in Cronaca

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