Neuralink e il genio Musk: impiantato il primo chip nel cervello di un umano

Musk, primo microchip di Neuralink impiantato in un essere umano: “Risultati promettenti”

Neuralink l’ha fatto: l’azienda che si occupa di sviluppare interfacce neurali impiantabili ha effettuato il trapianto su un essere umano. “Il paziente si sta riprendendo bene”, mentre “i risultati iniziali mostrano un rilevante picco di aumento dei neuroni”, ha fatto sapere Elon Musk su X, aggiungendo che il primo prodotto dell’azienda si chiamerà Telepathy. L’obiettivo dell’azienda è produrre chip in grado di aiutare chi ha danni neurologici e lesioni traumatiche attraverso la lettura delle onde cerebrali. Secondo il National Institute of Health gli spikes son cellule che utilizzano segnali elettrici e chimici per inviare informazioni al corpo.

LEGGI ANCHE: Musk accelera sull’intelligenza artificiale: caccia a 6 mld per finanziare xAi

Secondo Musk questi chip consentiranno all’umanità di raggiungere una simbiosi con l’intelligenza artificiale. L’obiettivo è quello di trattare condizioni come la paralisi e la cecità, oltre che consentire ai disabili di utilizzare computer e altri strumenti per comunicare tramite gli impulsi cerebrali e trasmissioni di informazioni tramite Bluetooth. Al primo test hanno potuto partecipare pazienti affetti da tetraplegia dovuta a lesioni del midollo spinale e da sclerosi laterale amniotrofica (SLA). L’agenzia di stampa Reuters spiega che la sperimentazione utilizza un robot per posizionare chirurgicamente un’interfaccia cervello-computer (Bci) in una regione del cervello che controlla gli impulsi al movimento. L’obiettivo iniziale è quello di consentire alle persone di controllare un mouse o la tastiera di un computer utilizzando solo la forza del pensiero.

I fili ultrasottili degli impianti aiutano a trasmettere i segnali nel cervello dei partecipanti. In questi anni Neuralink ha dovuto affrontare controlli riguardo i protocolli di sicurezza. Ha anche ricevuto una multa per aver violato le norme del Dipartimento dei trasporti Usa sulla circolazione di materiali pericolosi. La società era stata valutata cinque miliardi di dollari nel giugno scorso, mentre quattro parlamentari americani a fine novembre avevano chiesto Securities and Exchange Commission (l’ente che controlla le società quotate in Borsa negli Usa) di indagare sulla sicurezza della sua tecnologia. Questo a causa della morte di circa 1.500 animali e dopo che i registri veterinari avevano mostrato una serie di problematiche con gli impianti nelle scimmie. Che hanno sviluppato paralisi, convulsioni e gonfiore nella zona occipitale.

Musk era molto ottimista sulle tempistiche del prodotto: aveva annunciato l’impianto su un essere umano “entro sei mesi” nel dicembre 2022. La startup di Fremont (California) aveva anche annunciato l’impianto di un chip grande quanto una moneta nel cervello di un macaco. L’animale poi era riuscito a giocare al videogioco Pong senza usare il controller. L’azienda è riuscita a raccogliere dagli investitori 323 milioni di dollari tra agosto e novembre.

Continua la lettura su: https://www.affaritaliani.it/mediatech/musk-primo-microchip-di-neuralink-impiantato-in-un-essere-umano-898430.html?ref=rss Autore del post: Affaritaliani Tecnologia Fonte: http://www.Affaritaliani.it

Articoli Correlati

Se il cervello si stampa in 3D

Utilizzando una stampante 3D, un team di scienziati è riuscito a creare strati di tessuto cerebrale con diversi tipi di cellule che si organizzano, si connettono e comunicano in modo analogo alle vere cellule del cervello umano. Ormai da qualche anno è possibile sfruttare la stampa 3D per riprodurre tessuti viventi, ma finora ottenere versioni realistiche di tessuto cerebrale non era stato possibile.

Un team di ricercatori della University of Wisconsin–Madison (Stati Uniti) ci è riuscito combinando diversi sottotipi di cellule. L’esperimento, descritto su Cell Stem Cell, pone le basi per nuovi modelli di ricerca sullo sviluppo cerebrale e sulle malattie a carico del cervello.

Un passo in avanti. Oggi lo sviluppo in 3D dei tessuti cerebrali si studia soprattutto attraverso gli organoidi di cervello ottenuti a partire da cellule staminali (ossia le cellule primitive e non specializzate capaci di differenziarsi in diversi tipi di cellule): tuttavia non è possibile controllare i tipi di cellule e la loro precisa collocazione in questi organi in miniatura; che finiscono così con l’essere “unici” e poco adatti agli studi scientifici, che hanno bisogno di essere validati e replicati.

La stampa 3D permette invece di controllare dove saranno disposti i diversi tipi di cellule, una premessa indispensabile per ottenere modelli di parti di cervello da studiare ai fini scientifici. Ma i tentativi passati di tessuti cerebrali stampati in 3D risultavano avere una funzionalità ridotta.

Libere di connettersi. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno usato una stampante 3D e diversi tipi di cellule di cervello umano per creare un sottilissimo strato di tessuto (50 micron, il diametro di un capello) che funzionasse in modo simile a un cervello umano in fase di sviluppo. I mattoni di base sono state cellule progenitrici di neuroni e di cellule della glia (tessuto fondamentale di sostegno e difesa del cervello umano), capaci di differenziarsi in diversi tipi cellulari. Gli scienziati hanno usato uno speciale idrogel per tenere insieme le cellule, abbastanza colloso da fungere da sostegno ma non troppo rigido, così da rendere libere le cellule di formare connessioni con le loro simili e con quelle dell’altro gruppo.

Prove generali di cervello. In questo modo è stato possibile osservare la maturazione e lo sviluppo delle cellule cerebrali, che il team ha poi studiato in diverse combinazioni, stampando diversi tipi di cellule e in diverse proporzioni. Come raccontato su Science, in un caso sono stati combinati per esempio neuroni inibitori ed eccitatori che comunicano tra loro usando diversi tipi neurotrasmettitori.

Il team ha poi aggiunto gli astrociti, importanti cellule di supporto. I neuroni hanno cominciato a produrre segnali elettrici, e gli astrociti hanno risposto assorbendo glutammato, un tipo di neurotrasmettitore. Replicando così il funzionamento di queste stesse cellule nel cervello umano.

Futuri sviluppi. La tecnica, che comunque dovrà essere perfezionata, potrebbe migliorare gli studi sullo sviluppo cerebrale e sulle malattie neurologiche. Sarà per esempio possibile stampare tessuti bioingegnerizzati più compatibili con quelli interessati da patologie – partendo da cellule recanti specifiche mutazioni. E chissà, in un futuro lontano, potrebbe forse essere possibile stampare in 3D tessuti cerebrali da trapiantare in pazienti che hanno subito danni cerebrali per un ictus, un incidente o un processo neurodegenerativo.

VAI ALLA GALLERY

Fotogallery
Le bugie più clamorose sul cervello

Neuralink: cervello umano e computer connessi

Qualche ora fa Elon Musk ha comunicato che Neuralink, l’azienda che sta sviluppando l’applicazione di microchip al cervello umano affinché possa essere collegato a un computer, ha installato per la prima volta un dispositivo del genere in un paziente. Ma come siamo arrivati fin qui? Come “funziona” Neuralink? Vi riproponiamo un articolo che abbiamo pubblicato qualche mese fa, quando l’azienda aveva avuto l’autorizzazione dall’ente regolatore americano per procedere con i primi test sul’uomo.

Computer e cervello umano che comunicano tramite l’uso di un chip. Fantascienza? Non più. Neuralink, start-up di proprietà del discusso imprenditore americano Elon Musk, sarebbe a un passo dal connettere le menti di un gruppo di volontari ai suoi computer, al fine di farle interagire in tempo reale con l’Intelligenza Artificiale.
L’account ufficiale di Neuralink su Twitter, infatti, il 26 maggio scorso ha annunciato di aver ricevuto l’autorizzazione dell’Fda (Food and Drug Administration, l’autorità di regolamentazione statunitense in materia di salute) a testare la propria tecnologia sugli esseri umani, sottolineando al contempo di non aver ancora avviato le procedure per il reclutamento dei volontari.

We are excited to share that we have received the FDA’s approval to launch our first-in-human clinical study!This is the result of incredible work by the Neuralink team in close collaboration with the FDA and represents an important first step that will one day allow our…— Neuralink (@neuralink) May 25, 2023

UN PRIMO PASSO PER…? «Siamo entusiasti di condividere l’ottenuta approvazione da parte della Fda per avviare il nostro primo studio clinico su esseri umani!», si legge nel breve messaggio di testo. «Questo è il risultato di un incredibile lavoro svolto dal team di Neuralink in stretta collaborazione con la Fda e rappresenta un importante primo passo che permetterà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone. La fase di reclutamento per il nostro trial clinico non è ancora aperta. Presto annunceremo ulteriori informazioni in merito!».
Ma di che cosa si tratta? L’azienda californiana, fondata nel 2016 (ne avevamo già parlato qui), si occupa di progettare e impiantare dispositivi elettronici direttamente sotto la cute, e di connettere il cervello con software appositamente creati. I primi prototipi, delle dimensioni di una moneta, sono stati inseriti nel cranio di una coppia di maialini e di alcune scimmie, e pare che queste ultime siano adesso in grado di giocare a basilari videogame o di digitare parole sullo schermo, manovrando un cursore grazie al semplice movimento degli occhi: un risultato promettente.

IN SIMBIOSI CON IA. Questi, però, sono solo i primi gradini di una scala molto più lunga. Nell’idea di chi dirige la società privata con sede a Fremont (California), i prossimi passi prevedono una connessione sempre più radicata, che porti infine a manovrare elementi robotici e a dirigere quelli informatici con la sola forza del pensiero.

L’obiettivo primario sarebbe di aiutare persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a tornare a muoversi e a comunicare. Uno scopo nobile ma che si intreccia con complicate questioni etiche e morali, che peraltro trapelano dalle parole di Elon Musk, secondo cui questi chip dovrebbero consentire all’umanità di raggiungere una “simbiosi con l’Intelligenza Artificiale”.

SE NON ORA, QUANDO? L’affermazione di Musk – seppure datata, visto che le parole sono state pronunciate alla conferenza annuale dell’azienda nel 2020 – torna di prepotente attualità in un periodo storico in cui le Intelligenze Artificiali sono al centro del dibattito. «Siamo fiduciosi che il dispositivo di Neuralink sia pronto per l’uomo», ha invece affermato più recentemente il proprietario di Tesla, Space X e Twitter in un tweet di fine novembre 2022.
«Le tempistiche dipendono solo dal processo di approvazione della FDA». E ora che l’approvazione è arrivata, staremo tutti a vedere cosa succederà. Per ora Musk si è limitato a fare le congratulazioni pubbliche al team di Neuralink, come di consueto, sulla sua piattaforma social.

VAI ALLA GALLERY

Fotogallery
L’invasione delle nano macchine

Vuoi rimanere aggiornato sulle nuove tecnologie per la Didattica e ricevere suggerimenti per attività da fare in classe?

Sei un docente?

soloscuola.it la prima piattaforma
No Profit gestita dai

Volontari Per la Didattica
per il mondo della Scuola. 

 

Tutti i servizi sono gratuiti. 

Associazione di Volontariato Koinokalo Aps

Ente del Terzo Settore iscritta dal 2014
Tutte le attività sono finanziate con il 5X1000