La memoria spaziale vince su quella temporale
La memoria, si sa, ha la brutta abitudine di affievolirsi col tempo: mano a mano che passano le ore e i giorni che ci separano da una situazione vissuta, i dettagli sulle persone incontrate, su quello che hanno detto, su come erano vestite, si fanno più sfocati nel cervello. Questa regola universale sembra valere un po’ meno per la memoria dei luoghi: in genere ricordiamo molto bene dove era posizionato un oggetto, anche quando scordiamo tutto il resto. La scoperta pubblicata su bioRxiv potrebbe essere sfruttata da chi studia l’attendibilità delle deposizioni ai processi.
Che cosa c’era nella foto? Un team di psicologi dell’Università di Chicago è arrivato a questa conclusione attraverso due esperimenti. Nel primo, ha mostrato a 1.609 persone le immagini di sei diversi contesti (una camera da letto, una cucina, un salotto, un parco giochi, un giardino e un parco pubblico), per periodi di tempo variabili dai 100 millisecondi ai 10 secondi. Immediatamente dopo, i partecipanti hanno dovuto ricreare a memoria le scene nel maggiore dettaglio possibile, disegnando con il mouse o il touchpad sulla piattaforma di crowdsourcing Amazon Mechanical Turk.
Attesa crescente. Nel secondo esperimento, altre 942 persone hanno visto le stesse scene, ma tutte per 10 secondi soltanto. In alcuni casi hanno dovuto ridisegnarle subito, in altri dopo 5 minuti, in altri ancora dopo un’ora, un giorno, due giorni o una o due settimane.
Oggetti extra. Come prevedibile, quando i ricercatori hanno verificato quanti degli oggetti della scena iniziale i partecipanti avessero incluso nei loro disegni, si è visto che il grado di precisione nel ricordarli diminuiva con il passare del tempo, ed era minore in chi aveva avuto il periodo di osservazione più breve. Un quinto delle persone che aveva aspettato due settimane prima di poter disegnare aveva inserito nella sua ricostruzione a memoria almeno un oggetto non presente nella scena reale; un quarto di questi disegni conteneva più di un falso oggetto.
Non ricordo com’era, ma si trovava lì! Più sorprendente è stato scoprire che, anche se i partecipanti non ricordavano tutti gli oggetti inclusi nella scena, sapevano però ricollocare quelli che ricordavano in modo molto preciso nello spazio – come se ci fosse qualcosa di particolare nel modo in cui codifichiamo, e poi rievochiamo, questo tipo di ricordo.
La differenza emersa potrebbe risultare estremamente utile nei contesti in cui è necessario ricostruire i particolari di una scena passata, come durante le testimonianze oculari.
Per esempio i ricordi su dove si trovavano una persona o un oggetto potrebbero essere più precisi e saldi nella memoria di quelli sul loro aspetto.
L’effetto-abitudine. Ulteriori test dovranno valutare se su questa precisione influisca in parte qualche schema di pensiero pregresso: per esempio, è lecito aspettarsi che un vaso di fiori in cucina si trovi al centro del tavolo, o che un comodino nella camera sia posizionato accanto al letto. Anche questo “senso comune” potrebbe influire sulla nostra memoria.
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