Banditi di sabbia, un business illegale da 10 miliardi di dollari all’anno
A sud del Kenya, nella contea di Makueni, sta calando la sera. Quattro-cinque uomini raggiungono la riva del fiume Tana e, con la complicità del buio, mettono in moto le escavatrici. A guidarli è uno dei broker, che provvede anche alla loro remunerazione quotidiana, che si aggira intorno ai 30-40 euro. A lavoro ultimato arrivano i trasportatori che prelevano il materiale e, a bordo di camion e autocarri, lo consegnano agli utenti finali. Il tutto con la complicità della polizia locale e degli ispettori, che, in cambio di sostanziose tangenti, garantiscono il via libera ai controlli di sicurezza. È così che agiscono i cosiddetti cartelli della sabbia, organizzazioni criminali che hanno messo le mani sul settore. Un’attività illecita che profana la natura, soldi facili che lasciano l’ambiente deturpato e oltraggiato.
Un business redditizio
L’attuale redditività del business è fuori discussione. Come ricorda Scientific American, la sabbia, composta da granuli di
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