PNRR 4: i test INVALSI orientano la funzione valutativa dei docenti
Il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, all’articolo 14, comma 6 apporta modifiche al DLgs 13 aprile 2017, n. 62 relativo a “norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato”, intervenendo sull’art. 21, comma 2. Leggi la notizia.
Infatti, il cosiddetto Decreto PNRR 4, prevede che nel curriculum allegato al diploma di maturità, saranno riportati “i livelli di apprendimento conseguiti nelle prove scritte a carattere nazionale” predisposte dall’INVALSI. Ciò potrebbe avere un esito di condizionamento nella impostazione della prova orale alla luce dell’OM 45 del 2023 perché, nello svolgimento dei colloqui, è previsto che la commissione d’esame tenga conto delle informazioni contenute nel Curriculum dello studente (articolo 22 comma 1).
La FLC CGIL ha sempre mantenuto il giudizio negativo verso i test standardizzati che, grazie anche a questa maggioranza di governo, sta diventando sempre più pervasivo. Lo testimonia, ultimo in ordine di tempo, il ricorso all’utilizzo dei test INVALSI per l’individuazione delle fragilità degli studenti. Anche per questo motivo, la nostra organizzazione ritiene quest’ultima “modifica” un tentativo, nemmeno tanto mascherato, di sovrapporre la valutazione standardizzata a quella professionalità docente cui, unicamente, spetta la valutazione di alunne e alunni articolata e condivisa, collegialmente, nei consigli di classe.
Per la FLC CGIL questa norma, semplicemente, va cassata in sede di conversione del decreto in legge anche perché rischia di orientare l’attività didattica e educativa verso un modello pedagogico implicitamente coerente con la performance prevista dalle prove INVALSI. La pratica viva del
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