Presa diretta, anticipazioni: inchiesta sugli “inquinanti eterni”

Presa diretta, anticipazioni: si parlerà di Pfas, sostanze dannose che si trasmettono anche da madre a figlio

Tornano le inchieste di Presa diretta, il programma condotto da Riccardo Iacona con l’obiettivo di approfondire e raccontare le questioni più attuali per cercare di capire un mondo sempre più complesso. La puntata in onda questa sera alle 21.20 su Rai3 si intitola ‘Stop ai veleni’, ed è stata realizzata da Riccardo Iacona, con Teresa Paoli, Paola Vecchia, Giuseppe Laganà, Raffaele Marco Della Monica, Fabio Colazzo, Matteo Del Bò. 

Si possono trovare in uno smalto, negli imballaggi da fast food, persino nelle lenti a contatto: si chiamano Pfas, sostanze per-e poli fluoroalchiliche e sono stati definiti “inquinanti eterni” perché si trovano nell’acqua, nei cibi, addirittura si trasmettono di madre in figlio e per distruggerli è necessaria una temperatura di almeno 1000 gradi. Presa diretta racconta questo nemico invisibile attraverso un viaggio nelle zone più contaminate in Italia e nel resto di Europa.

Si parte dal Veneto, dove tutto è iniziato e dove la Miteni ha prodotto un tipo di Pfas per oltre 50 anni e ora deve affrontare un processo per disastro ambientale. In Piemonte il gruppo chimico belga Solvay produce tuttora Pfas. In Toscana una nuova indagine di Greenpeace conferma che alcuni distretti industriali contribuiscono alla contaminazione da Pfas delle acque superficiali. E poi nelle Isole Faroe, tra Gran Bretagna e Islanda, dove molti abitanti presentano tracce di Pfas nel sangue e dove il maggior esperto di queste sostanze, Philippe Grandjean sta conducendo una ricerca sugli effetti sul corpo umano. Sulla pericolosità di queste sostanze si è interrogata l’Unione Europea: Norvegia, Svezia, Germania, Paesi Bassi e Danimarca hanno chiesto che i Pfas vengano vietati in blocco.

L’Italia non si è pronunciata in merito, nonostante sia uno dei Paesi europei più inquinati dai Pfas. Migliaia di persone che vivono nelle zone contaminate soffrono di patologie anche mortali e l’industria sta cercando di correre ai ripari con nuove tecnologie per “vivere senza Pfas”. Ma liberarsi da queste sostanze tossiche non è facile e bonificare fiumi e terre avvelenati richiede un costo molto alto tanto che la giornalista di Le Monde Stéphane Horel ha detto: “l’inquinamento dei Pfas rappresenta la bancarotta dell’epoca moderna”.  “Stop ai veleni” è un racconto di

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I PFAS mettono il cancro in movimento?

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), o acidi perfluoroacrilici, una famiglia di composti chimici industriali molto usati e ampiamente diffusi nell’ambiente, e considerati fattori di rischio per una serie di malattie, potrebbero accelerare la progressione del cancro. Lo suggerisce uno studio che ha provato ad esporre a concentrazioni consistenti di PFAS gruppi di cellule di cancro al colon in laboratorio.

inquinanti indelebili. I PFAS sono acidi molto forti caratterizzati da una particolare stabilità termica che li rende resistenti alla maggior parte dei processi di degradazione. Sono largamente impiegati nella cosmesi, nel rivestimento delle padelle, nel packaging in cartone per alimenti, nei prodotti tessili e nel mobilio, negli indumenti per sport outdoor, nelle vernici, nei pesticidi, nei prodotti farmaceutici e nelle schiume ignifughe. Quest’ultimo impiego fa sì che una particolare categoria di lavoratori, i pompieri, sia più esposta ai PFAS rispetto alla popolazione generale per la frequente esposizione ai ritardanti di fiamma.

Gli effetti sui tumori già in essere. Si ritiene che la prolungata esposizione ai PFAS, diffusi per la loro tenacia ormai praticamente ovunque nell’ambiente, sia collegata ad effetti negativi sul sistema endocrino e all’insorgenza di alcuni tipi di cancro (per approfondire). I pompieri sono più inclini rispetto alla popolazione generale a sviluppare alcuni tumori, tra cui quello del colon-retto. Nel nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science & Technology, un team di epidemiologi dell’Università di Yale ha esposto cellule di cancro al colon a livelli di PFAS comparabili a quelli presenti nel sangue dei vigili del fuoco.

Le cellule erano organizzate in “palline” tridimensionali chiamate sferoidi, costituite in un caso da cellule con una comune mutazione del gene KRAS, legata a una forma più aggressiva di cancro al colon. Le cellule sono state messe a contatto con le due classi più comuni di PFAS, il PFOA (acido perfluoroottanoico) e il PFOS (perfluorottanosulfonato): il primo, spesso utilizzato per i rivestimenti impermeabilizzanti, è stato classificato come cancerogeno dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) a novembre 2023. Il secondo, usato nelle schiume antincendio, è ritenuto possibilmente cancerogeno.

Più mobili. Le sostanze hanno indotto le cellule cancerose a migrare in nuove posizioni, una caratteristica tipica – benché non l’unica – delle cellule responsabili di metastasi. Indagando più a fondo, gli scienziati hanno osservato che i PFAS hanno alterato sostanze cruciali per il metabolismo cellulare, e ridotto le sostanze antinfiammatorie che di solito hanno proprietà protettive contro il cancro.

Queste trasformazioni sono risultate più profonde nelle cellule affette dalla mutazione che rende il cancro più aggressivo.

Anche se non sempre gli studi in colture cellulari sono confermati dai successivi test clinici, la ricerca suggerisce un nuovo e poco conosciuto effetto deleterio dei PFAS, e invita a correre ai ripari pensando prima di tutto alle categorie professionali più a rischio.

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