Le allergie stagionali arrivano sempre prima, così il cambiamento climatico ci fa soffrire di più

C’era una volta la primavera. Con la lunga scia delle allergie stagionali, riattivate dalla diffusione incontrollata dei pollini. Ma qualcosa è cambiato. Molto è cambiato. E chi ne soffre deve averlo già compreso.  Ela scienza conferma: un’analisi sul monitoraggio dei pollini negli Stati Uniti nell’ultimo trentennio attraverso i dati provenienti da 60 stazioni di rilevamento ha, per esempio, certificato come la sintomatologia si sia anticipata, in media, di 20 giorni.

“Un cambiamento significativo – spiega al New York Times William Anderegg, autore dello studio e docente associato di biologia all’università dello Utah – perché un inizio, per così dire, precoce della primavera si accompagna a una maggiore prevalenza delle riniti allergiche, con sintomi inattesi nella tempistica e dunque più complicati di affrontare, anche per via della mancata disponibilità al bisogno dei farmaci”.

Salute Il clima ci farà starnutire prima e più a lungo per i pollini di Anna Lisa

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