Un miliardo di euro e carcere fino a 5 anni: il governo approva il ddl sull’intelligenza artificiale

Il consiglio dei ministri ha licenziato un provvedimento che chiarisce ruoli e stanzia risorse: siamo il primo paese europeo a farlo dopo l’Ai Act di Bruxelles. Cosa prevede, punto per punto

Con il sì arrivato ieri sera in Consiglio dei ministri, il governo ha approvato il “ddl Intelligenza Artificiale” che punta a regolamentare l’utilizzo di questa nuova tecnologia sulla base dell’Ai Act europeo da poco approvato a Bruxelles. Il testo, ora indirizzato alle due Camere, istituisce un fondo di investimento di un miliardo di euro, organizza controllo e governance e introduce un nuovo reato per chi crea danni attraverso l’utilizzo di questa nuova tecnologia. Con il disegno di legge in questione l’Italia ha anticipato gli altri paesi europei nella legislazione sulla materia. L’intelligenza artificiale sarà infatti uno dei temi centrali del G7 che il governo Meloni presiede. 

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La strategia nazionale

Una nota diffusa da Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri spiega il primo aspetto del ddl approvato, cioè quello che riguarda la strategia nazionale adottata dal governo per investire nelle nuove tecnologie che fanno uso dell’Ia. Tale strategia – cioè l’insieme delle risorse economiche e umane messe in campo – è sotto il coordinamento del sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti e farà capo al ministero delle Imprese e del Made in Italy. Presente ieri in conferenza stampa dopo il cdm, Butti ha annunciato che la strategia dell’esecutivo sarà finanziata con un miliardo di euro: dopo Germania e Francia, l’Italia si collocherà così al terzo posto a livello europeo per l’impegno finanziario pubblico nel settore.

Le autorità nazionali per l’Ai

Con il ddl il governo stabilisce quali autorità nazionali vigileranno sull’intelligenza artificiale, come previsto anche dall’Ai Act europeo. Ad occuparsi della governance saranno due enti: l’Acn, Agenzia per la cybersicurezza nazionale, guidata dal prefetto Bruno Frattasi, che avrà il compito di vigilare sull’applicazione della nuova tecnologia e potrà comminare sanzioni a chi non rispetta le regole introdotte dal governo. L’altra autorità è l’Agid, Agenzia per l’Italia digitale, di cui Mario Nobile è direttore generale. Si occuperà della messa in pratica della strategia nazionale, di promuovere l’innovazione e di definire le procedure per le funzioni e i compiti in materia di valutazione, accreditamento e monitoraggio dei soggetti che ne fanno uso. 

L’aspetto penale

Il governo ha poi introdotto due nuovi reati collaterali all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, presente alla conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, ha spiegato che il ddl interviene anche nell’ordinamento giudiziario, in ambito civile, amministrativo e penale, delegando il governo ad adottare, entro un anno, uno o più decreti legislativi per regolamentare l’uso illecito dell’intelligenza artificiale.
 

In particolare, l’esecutivo vuole “inibire la diffusione e rimuovere i contenuti generati illecitamente con l’aiuto di sistemi di intelligenza artificiale, nonché realizzare una nuova aggravante legata all’uso di Ia nel compimento di determinati reati”. Per questa ragione, come si legge nel documento di Palazzo Chigi, il codice penale sarà modificato con l’inserimento dell’art. 612-quater, “Illecita diffusione di contenuti generati o manipolati con sistemi di intelligenza artificiale”, che prevede una pena da uno a cinque anni di reclusione.

Il governo ha anche aggiunto un’ulteriore aggravante “per chi, attraverso la diffusione di prodotti dell’Ia, prova ad alterare i risultati delle competizioni elettorali, come già avvenuto in altre nazioni europee”.

Diritto d’autore e riconoscimento dell’Ia

Il governo ha poi introdotto alcune misure che si rifanno al “Testo unico per la fornitura di servizi di media audiovisivi” e che hanno lo scopo di favorire l’identificazione e il riconoscimento dei sistemi di intelligenza artificiale nella creazione di contenuti testuali, fotografici, audiovisivi e radiofonici.
 

“Il contenuto – si legge nel documento – che sia stato completamente o parzialmente generato, modificato o alterato dai sistemi di intelligenza artificiale, in modo tale da presentare come reali dati, fatti e informazioni che non lo sono, deve avere un elemento o segno identificativo, anche in filigrana o marcatura incorporata con l’acronimo ‘IA’ o, nel caso audio, attraverso annunci audio ovvero con tecnologie adatte a consentire il riconoscimento“. Fanno eccezione, spiegano, l’opera o un programma manifestamente creativo, satirico, artistico o fittizio, fatte salve le tutele per i diritti e le libertà dei terzi. Queste misure attuative sono definite con specifico regolamento dell’Agcom.
 

Nell’ambito della legge sul diritto d’autore, poi, il governo ha introdotto una disciplina specifica per le opere create con l’ausilio di sistemi di intelligenza artificiale, assicurando l’identificazione delle opere e degli altri materiali il cui utilizzo non sia espressamente riservato dai titolari del diritto d’autore.

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