La Luna influenzò i costruttori di Stonehenge?

I massi di Stonehenge potrebbero essere allineati anche al moto apparente nella volta celeste della Luna, e non solo a quello del Sole. La suggestiva ipotesi, nella mente degli archeo-astronomi da decenni, potrà finalmente essere testata sul campo: una collaborazione di scienziati nel Regno Unito sfrutterà l’occorrenza di un raro fenomeno lunare che si ripete ogni 18,6 anni per capire se i costruttori di Stonehenge avessero in mente anche il percorso del nostro satellite, quando idearono il sito megalitico.

Estremi lunari. Ogni 18,6 anni le posizioni della Luna all’alba e al tramonto lunare raggiungono i punti più distanti lungo l’orizzonte, in quello che gli astronomi chiamano “lunistizio maggiore”. In questa occasione, che si ripeterà la prossima volta nel gennaio 2025, la Luna ha i punti di levata più settentrionale e più meridionale possibili (e lo stesso accade al tramonto lunare). 

Un fenomeno noto e reso “monumento”. Gli scienziati delle Università di Oxford, Leicester e Bournemouth, oltre che della Royal Astronomical Society britannica, sono convinti che già nella prima fase della storia di Stonehenge i suoi costruttori fossero consapevoli di questo ciclo lunare, che potrebbe aver influito sulla posizione dei megaliti all’interno del sito. Un’ipotesi è che queste popolazioni avessero l’usanza di seppellire i resti cremati dei defunti in un particolare punto di Stonehenge: la maggior parte di questo tipo di ritrovamenti è infatti concentrato nella zona sud-est del monumento, allineato con la posizione più meridionale possibile di alba lunare.

Il mistero del rettangolo. Inoltre è possibile che le quattro “Pietre della Stazione”, che formano un rettangolo al di fuori del cerchio dei sarsen a Stonehenge, siano state posizionate per marcare le posizioni più estreme della Luna al suo sorgere e calare: il lato lungo del rettangolo immaginario delinato dalle pietre, due delle quali sono oggi mancanti, potrebbe in particolare essere allineato con la posizione della Luna al lunistizio maggiore (vedi illustrazione qui sotto).


Schema della disposizione delle pietre a Stonehenge: le Pietre della Stazione potrebbero aver marcato il movimento della Luna.
© English Heritage

Proiezioni lunari. Nell’arco di un anno attorno al lunistizio, indicativamente tra questa primavera e la metà del 2025 circa, la Luna potrà essere osservata di volta in volta sorgere e tramontare in posizioni molto distanti verso nord o verso sud nelle varie fasi lunari. Gli esperti vogliono capire, per esempio, se queste albe avessero un impatto visivo sulle pietre (per esempio proiettandovi luci e ombre), e capire se oggi l’effetto sia ancora riproducibile o sia invece disturbato dagli alberi o dalle luci del traffico, oltre a documentare il fenomeno con foto e video per studi futuri.

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Finamente svelato un “vecchio” mistero lunare…

Alcune recenti scoperte scientifiche stanno finalmente facendo chiarezza su un annoso mistero… lunare, cioè su come rocce ad alto contenuto di titanio si siano formate e abbiano raggiunto la superficie della Luna. Una squadra di ricercatori, guidata da Tim Elliott dell’Università di Bristol, ha realizzato infatti progressi significativi nel comprendere il processo di formazione di questi basalti lunari, aprendo nuove prospettive sulla geologia del nostro satellite naturale.

Il mistero dei basalti lunari ad alto contenuto di titanio

Per oltre 50 anni, gli scienziati sono rimasti perplessi dal fatto che i depositi lunari mostrassero concentrazioni sorprendentemente elevate di titanio, con una componente di diossido di titanio TiO2 che arriva a toccare il 18% in massa di alcuni campioni. Questo fenomeno ha intrigato anche coloro che, per il futuro, progettano di sfruttare le risorse minerarie lunari: scienziati e aspiranti cercatori di minerali lunari avevano dunque fatto fatica, finora, a capire come queste rocce potessero formarsi e raggiungere la superficie lunare.

Un contenitore con rocce lunari raccolte durante la missione Apollo 11.
© Nasa

Il ruolo chiave del titanio e le eruzioni lunari

Il mistero, in verità, riguardava non solo l’alto contenuto di titanio, ma anche la bassa densità di questi basalti rispetto a rocce simili sulla Terra. Una bassa densità che ha contribuito a favorire eruzioni diffuse fino a circa 3,5 miliardi di anni fa, prima che sulla Luna cessasse l’attività vulcanica. 

La soluzione dei ricercatori e la riproduzione di ciò che è accaduto sulla Luna

Il team di ricerca guidato da Tim Elliott ha ora presentato una soluzione al problema. Attraverso esperimenti in laboratorio, hanno dimostrato che quando nel mantello lunare componenti dell’ilmenite (un minerale di ferro e titanio presente nella Luna, con struttura simile all’ematite) reagiscono con minerali comuni come l’olivina e l’ortopirosseno, si forma un prodotto fuso che corrisponde ai basalti ad alto contenuto di titanio trovati sulla Luna. E questa “somiglianza” tra i basalti lunari e i prodotti di laboratorio non si limita alla percentuale di titanio, ma riguarda anche la (bassa) densità: tutto ciò spiegherebbe finalmente come queste rocce abbiano potuto essere eruttate sulla superficie lunare.

Un “flusso reattivo” spiega l’eruzione sulla Luna di rocce ad alto tasso di titanio

Il risultato di questi esperimenti suggerisce dunque che un processo, che si potrebbe tradurre con l’espressione “flusso reattivo”, è fondamentale per la formazione e la densità ridotta di questi magmi lunari. Questo processo di reazione modifica in modo significativo la composizione elementare e isotopica dei magmi, rendendo possibile la loro eruzione sulla superficie della Luna.
La scoperta del processo di formazione dei basalti ad alto contenuto di titanio sulla Luna rappresenta un passo significativo nella comprensione della geologia lunare e potrebbe avere implicazioni importanti per eventuali missioni future di esplorazione spaziale e per l’estrazione di risorse lunari.

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20 luglio 1969, Apollo 11: ecco la Luna

Il Sistema Solare

Il Sistema Solare è uno dei miei argomenti preferiti del programma di quinta ed è sempre apprezzatissimo anche dai ragazzi. L’universo ha da sempre affascinato gli uomini e le donne di tutti i tempi e vale anche per i nostri ragazzi moderni.Qualche anno fa con una quinta abbiamo scelto di partecipare all’evento di BergamoScienza e per quell’occasione abbiamo realizzato un laboratorio che ci è piaciuto molto e ci ha dato un sacco di soddisfazioni.Riproduzione di una galassia – Arte e ImmagineQuesta esperienza mi ha permesso di produrre e raccogliere un bel po’ di materiale sul Sistema Solare. Ne raccolgo qui una parte che ho conservato.Presentazione del Sistema SolarePer introdurre l’argomento ai ragazzi, ho scritto una storia che vi allego. L’ho intitolata “Con il cielo negli occhi”. Mi piace sempre iniziare nuovi argomenti con dei testi o dei libri e in questo caso scrivere questo breve racconto è stato piacevole anche per me. La trovate QUI!Per prima cosa ho fornito ai ragazzi una scheda informativa sul Sistema Solare, la potete trovare QUI che hanno letto a gruppi, quindi individualmente sul quaderno hanno lavorato con questa scheda (Scheda sul Sistema Solare).Abbiamo visto il video di “Paxi e il Sistema Solare” realizzato dall’ESA. Ne trovate anche altri molto belli sul sito ESAkids (ha una sezione dedicata alla didattica). [embedded content]Carta d’identità dei pianetiQuindi ho diviso la classe in 8 gruppi e ciascun gruppo ha approfondito un pianeta ed ha raccolto le informazioni per realizzare la carta d’identità di ciascun pianeta. Le informazioni sono state registrate sia sul quaderno sia su un cartellone.La carta d’identità del pianeta ha lo scopo di:Evidenziare gli aspetti ritenuti più importanti per ciascun pianeta Fornire gli indizi fondamentali per poter poi costruire i modelli tridimensionali dei pianeti Abbiamo pertanto inserito:”DIMENSIONI” e “DISTANZE ” dei pianeti – per riflettere sul concetto che lo spazio è vuoto, ovvero che le dimensioni dei pianeti sono trascurabili rispetto alle distanze che li separano.“COLORE” e “SUPERFICIE” – per poter ricavare le caratteristiche chimiche e fisiche che serviranno per la scelta dei materiali utili alla costruzione dei pianeti.“TEMPERATURA” – perché dal confronto tra i pianeti si dedurrà che la temperatura dipende: dalla vicinanza o lontananza dal Sole dall’ esposizione verso il Sole,dalla presenza o assenza dell’atmosfera.“ATMOSFERA”, le informazioni trovate ci faranno scoprire che può essere:uno scudo protettivo dalle radiazioni solari e dagli asteroidimolto densa a causa dei gas che la compongonoquasi inesistente per la troppa vicinanza al Sole (forte campo gravitazionale).“SATELLITI”, la presenza o l’assenza e la quantità di satelliti che ruotano intorno ad un pianeta, sono dovute alla forza d’attrazione gravitazionale del pianeta stesso e alla sua posizione rispetto al Sole.“CURIOSITA’”, spazio libero per qualsiasi approfondimento.Carta d’Identità dei PianetiRiduzione in scala dei PianetiUn’attività che ha unito scienze e matematica è la riduzione in scala delle dimensioni dei pianeti e delle distanze.Osservare le dimensioni dei pianeti e della loro distanza dal sole, ci ha permesso di imparare i grandi numeri. Abbiamo visto che l’astronomia è uno di quei campi dove i grandi numeri sono impiegati spessissimo.Per ridurre i pianeti e le loro distanze abbiamo dovuto utilizzare due scale differenti. In matematica ne abbiamo approfittato per parlare dell’approssimazione e dell’arrotondamento, poiché chiaramente le nostre riduzioni in scala non sono perfette ma approssimative e arrotondate. Devo dire che questo lavoro molto concreto ha aiutato i ragazzi a comprendere il concetto senza troppa fatica.Grazie a questa riduzione abbiamo realizzato questa riproduzione:Pianeti in scala realisticaAnche il questo caso ci siamo agganciati alla matematica ed abbiamo affrontato la circonferenza. Per realizzare il cartamodello del sole abbiamo costruito un compasso con gesso e spago. Abbiamo quindi compreso che la circonferenza è 3 volte e un po’ il diametro.Sul quaderno ci siamo esercitati con il compasso e abbiamo disegnato i pianeti:Mercurio con un diametro di 0,5 cm, Venere 1,2 cm, la Terra 1,3 cm, Marte 0,7cm, Giove 14 cm, Saturno 12 cm, Urano e Nettuno 5 cm. Prima i ragazzi hanno dovuto calcolare il raggio per aprire il compasso alla giusta ampiezza.Per la riduzione in scala delle distanze tra i pianeti abbiamo utilizzato una scala differente:Una volta completi tutti i calcoli ci siamo muniti di un rotolo di carta, di un metro e di cartelli con i nomi dei pianeti e, dopo aver misurato e misurato, abbiamo osservato le distanze dei pianeti.Ci siamo resi conto che i pianeti terrestri sono molto vicini tra di loro, mentre i pianeti gioviani sono molto distanti sia rispetto al Sole, sia tra di loro. Abbiamo anche osservato che tra Marte e Giove c’è uno spazio molto grande ed abbiamo ipotizzato che lì potesse anche starci un pianeta, infatti, documentandoci abbiamo scoperto che gli scienziati credono che la cintura asteroidale sia un pianeta che non è riuscito a formarsi. Probabilmente a causa delle forze contrapposte esercitate dal Sole e da Giove.Riproduzione dei pianetiI ragazzi, nei rispettivi gruppi, hanno realizzato i pianeti. La scala per la riproduzione dei pianeti l’ho fornita io:RIPRODUZIONE DEI PIANETI IN SCALAChi sceglierà di cimentarsi in questa attività non potrà esimersi dal ricercare informazioni in merito a COLORE” e “SUPERFICIE”, per poter ricavare le caratteristiche chimiche e fisiche che serviranno per la scelta dei materiali per la realizzazione del modellino.A questo punto direi che se Diametri dei pianeti (1 m = 139.640 Km) per avere una scala coerentePianeti e diametri in cm per i modelliniMercurio 3.5 cmVenere 8.5 cmTerra 9 cmMarte 5 cmGiove 100 cmSaturno 83 cmUrano 36 cmNettuno 35 cmPer i Pianeti terrestri consiglio materiali duri, che richiamino la natura rocciosa di tali corpi.Materiali suggeriti:– palline di polistirolo di 3,5; 5; 9 centimetri – cartapesta per il rivestimento esterno.Per Giove, come per gli altri Pianeti giganti, suggerisco materiali morbidi per riflettere la natura gassosa di questi corpi.Materiali suggeriti:palloni o simili del diametro di 95, 80 e 30 centimetri circaovatta sintetica per il rivestimento esterno.Per la coloritura i pianeti rocciosi possono essere colorati con le tempere, mentre quelli gassosi devono essere colorati con le bombolette.Abbiamo riprodotto il Sistema Solare in diversi modi, anche utilizzando il cibo… ed è stato molto divertente!Sistema Solare in cucinaIn questo video potete vedere un riassunto del lavoro fatto. [embedded content]Per concludere abbiamo parlato dei movimenti della Terra attorno al Sole e su se stessa.Rotazione e rivoluzione dei pianetiI ragazzi si sono avvicinati ai concetti di rotazione e di rivoluzione attraverso delle esperienze pratiche. Nel cortile della scuola abbiamo tracciato le orbite dei pianeti e i ragazzi prendendo il posto dei pianeti hanno rivoluzionato attorno al sole, rendendosi in questo modo conto che i pianeti gassosi, essendo più lontani hanno molta più strada da percorrere per fare un giro completo intorno al sole, mentre i pianeti terrestri hanno un’orbita molto più piccola, pertanto hanno meno strada da fare per compiere una rivoluzione completa attorno al sole.Questa attività ci ha permesso di comprendere il motivo dell’alternarsi del giorno e della notte (rotazione) e delle stagioni (rivoluzione). Per chiarire meglio le idee ai ragazzi, ho fornito loro questa scheda sugli equinozi:La luna e le fasi lunariCome ultimo capitolo del Sistema Solare, abbiamo affrontato la Luna, il satellite della Terra.Abbiamo visto il video di Paxi sulla Luna: [embedded content]Abbiamo costruito la “Scatola della luna” con una scatola delle scarpe. Qui potete trovare le istruzioni. Il risultato è davvero incredibile: sembra davvero di avere la luna in una scatola. Qualcuno l’ha realizzata anche a casa.Abbiamo osservato le fasi lunari anche infilzando con un bastoncino di legno una palla di polistirolo e abbiamo osservato l’ombra del sole su di essa mentre simulavamo una rivoluzione attorno alla Terra.Abbiamo quindi registrato sul quaderno che la Luna è il satellite della Terra, non ha luce propria, non ha atmosfera, non ha acqua se non sotto forma di ghiaccio ai poli.Si è formata, probabilmente dalla collisione di un giovane pianeta con la Terra e da questa collisioni ha avuto origine la Luna.Abbiamo registrato le fasi lunari sul quaderno con questa scheda:Scheda per registrare le fasi lunari. Le alette, dopo aver tagliato il contorno, si piegano e sulla parte non disegnata si scrive il nome della fase solare corrispondente.Abbiamo anche registrato che la Luna compie tre movimenti:attorno alla Terra – RIVOLUZIONEsu se stessa – ROTAZIONEattorno al Sole insieme alla Terra – TRASLAZIONEAllego un pdf sul Sole e sulla Luna che abbiamo letto in classe. Lo potete trovare QUI.Questo laboratorio è stato caratterizzato dal divertimento pertanto non poteva mancare una riproduzione delle fasi lunari utilizzando i biscotti.In questo video vedete le fasi lunari realizzate da me, ma lo abbiamo fatto anche in classe. I ragazzi hanno apprezzato molto. [embedded content]Per concludere allego una scheda di approfondimento e un glossario sul Sistema Solare.VerificaQUI una verifica sul Sistema Solare.

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