Le città crescono come i tumori

Che cosa c’entrano i tumori con le grandi città? In comune sembrano avere il processo di crescita. Le metropoli più trafficate e in espansione si “dilatano” nel tempo e nello spazio seguendo dinamiche simili a quelle che permettono ai tumori di ingrandirsi, e di nutrire le loro cellule più periferiche. Lo afferma una ricerca che potrebbe suggerire nuove strategie per regolare lo sviluppo urbano.

Irrorata di nuova linfa. Un gruppo di scienziati guidato da Isabella Capel-Timms, urbanista dell’University College London, ha ricostruito l’evoluzione di Londra negli ultimi 180 anni, dimostrando che il suo sviluppo urbano è consistito in una fase iniziale di espansione limitata, seguito dal miglioramento del sistema di trasporto ferroviario e dal conseguente spostamento delle zone residenziali nelle aree suburbane.

Prima della ferrovia, la popolazione londinese era radunata e compressa in una piccola area centrale, con capacità di spostamento limitate; lo sviluppo dei treni ha permesso ai residenti di spostarsi a vivere più lontano e in aree meno densamente abitate, ma ben collegate dai trasporti. Queste dinamiche hanno “fatto gonfiare” la città, fino a farla arrivare a dimensioni 600 volte maggiori rispetto al nucleo iniziale.

Una curiosa analogia. I meccanismi descritti sono comparabili a quelli con i quali i vasi sanguigni si sviluppano e si separano all’interno dei tumori maligni, facendosi strada nel nuovo tessuto mano a mano che si forma. Questo processo, noto come angiogenesi, permette al cancro di crescere e di nutrirsi, perché i vasi sanguigni trasportano ossigeno e nutrienti a cellule più lontane, dove il sangue non arriverebbe per semplice diffusione.

La città vive. Gli stessi principi che governano la crescita delle grandi città e quella dei tumori (la massa iniziale e l’interconnessione favorita dalle “vie” di trasporto, di sangue o pendolari non importa), riesce a spiegare anche l’evoluzione di altre grandi città come Parigi, Sydney o Washington D.C.. Secondo gli autori, mentre oggi, nell’era dell’urbanizzazione della digitalizzazione, si ha la tendenza a pensare le città come grandi macchine da controllare con interventi dall’alto, trarremmo vantaggio dal pensare che le metropoli «agiscano come sistemi complessi, che evolvono come organismi viventi».

Dirigere il traffico. Questo potrebbe aiutarci a trovare soluzioni fuori dagli schemi per indirizzare e contenere l’espansione urbana, per esempio, attraverso politiche che regolino innanzitutto lo sviluppo delle reti di trasporto, analoghe alle strategie usate per controllare la vascolarizzazione e mitigare, di conseguenza, lo sviluppo dei tumori.

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