Sonia Aggio: “L’Impero Bizantino ci aiuta a capire chi siamo”

Un mondo perso per sempre la cui memoria antica ha ancora molto da dire e insegnare sulle nostre lontane origini. Un personaggio ai margini della storia, in parte ignorato del tutto, che ha lasciato un piccolo ma indelebile segno della sua presenza. Un uomo valoroso, forte e caparbio, che da combattente è diventato un imperatore. Giovanni Zimisce è l’uomo d’armi vissuto nel decimo secolo che si siederà, benché per poco tempo, sul trono di Bisanzio assumendo il titolo di Giovanni I Zimisce. Una figura che la giovane scrittrice veneta Sonia Aggio fa rivivere nelle pagine della sua seconda prova narrativa, ‘Nella stanza dell’imperatore’,
pubblicato da Fazi e ora in corsa nella dozzina del premio Strega.

Proposto da Simona Cives – che lo ha presentato come un libro “ambizioso e robusto” scritto con “una lingua ricca, curata fin nel dettaglio, e una trama complessa e piena di sviluppi narrativi” – il romanzo mette in scena un universo sparito, quello dell’impero bizantino, in cui si condensano aspetti significativi e irrinunciabili della nostra identità. Motivi che hanno indotto Aggio a riscoprirne la storia proprio a partire da un personaggio minore e per lo più ignorato. Un personaggio minore che, però, con il suo operato “ha posto le basi per l’età dell’oro dell’impero bizantino”.

“Credo che l’impero bizantino possa aiutarci a capire meglio chi siamo. E’ stato il tramite per diverse scoperte. Inoltre il nostro Medioevo è stato plasmato dai contatti con Bisanzio”, afferma la scrittrice intervistata dall’AdnKronos che aggiunge: “Avere consapevolezza di questa vicenda, ci aiuterebbe a conoscerci meglio, a conoscere le radici da cui proveniamo. In questo senso, trovo l’impero bizantino – prosegue – estremamente affascinante per il grado di raffinatezza e di progresso che ha raggiunto nella sua storia”. Un microcosmo che la scrittrice riscopre attraverso Giovanni Zimisce, l’imperatore che ha regnato per soli sei anni e un mese, dal dicembre del 969 fino alla morte avvenuta nel gennaio del 976, intorno al quale costruisce la trama del suo romanzo. Un uomo che, da soldato semplice, riuscì a conquistare il trono di uno degli imperi più vasti e potenti mai esistiti.

“Mi ha colpito molto la vita e l’ascesa politica di Giovanni Zimisce – racconta la scrittrice, la cui prima prova letteraria si intitola ‘Magnificat’ – un imperatore bizantino del X secolo che rappresenta un caso di studio molto interessante. E’ un personaggio abbastanza sconosciuto che però, tramite i suoi gesti e le sue azioni, ha posto le basi per l’età dell’oro dell’impero bizantino. Tecnicamente è un usurpatore, nel senso che non arriva al trono per diritto di nascita, di eredità, ma viene incoronato con una congiura, con un complotto”. Come lo vorrebbe definire? “E’ stato un guerriero, un uomo cresciuto con il mito della guerra in un contesto militare che conosce solo quel modo di affrontare la vita. E’ stato molto coraggioso, talvolta violento e spietato; è un prodotto del suo tempo e di quella società molto militarizzata, sia nel bene che nel male”.

“E’ stato un buon imperatore”, osserva Aggio che argomenta: “Nonostante abbia regnato poco, sono tutti concordi nel dire che abbia regnato bene, lasciando un impero sicuro dal punto di vista militare e ricco. Il suo successore, Basilio II, che sarà uno dei più grandi imperatori di tutta la storia di Bisanzio, si trovò tra le mani un impero in salute. Un fatto non scontato perché venivano da secoli molto bui e drammatici, difficili dal punto di vista militare ed economico. In questo senso, l’eredità più grande di Zimisce è la stabilità che servirà ai suoi successori per trasformare l’impero di nuovo in una grande potenza”, riflette l’autrice.

Facendo leva su una lingua “raffinata elegante e ricca ma mai pesante”, Sonia Aggio si è posta l’obiettivo di offrire un “romanzo alla portata di ogni lettore, anche di chi normalmente non frequenta il romanzo storico”. Un libro utile a riscoprire una figura ‘minore’ poco considerata dalla narrativa storica e dagli studi scientifici e ad accendere un faro su un universo affascinante e complesso. “La narrativa storica su Bisanzio – osserva infatti – non è ricchissima e si concentra su periodi diversi da quelli che ho trattato. Penso al tempo di Giustiniano e Teodora, alla caduta di Costantinopoli e al periodo delle crociate”.

Un dato, però, è certo. La vicenda descritta da Aggio – che aiuta “ad ampliare la nostra visuale” allontanandoci “da un modello di Medioevo molto statico e stereotipato” – è stata già accolta con favore dalla critica tanto che è in corsa tra i ‘magnifici 12’ del premio Strega. Un traguardo in cui la scrittrice “sperava” ma che l’ha sorpresa dal momento che, confessa, “sapevo che le probabilità erano molto basse”. Cosa si aspetta adesso? “Non faccio previsioni ma mi piacerebbe moltissimo passare anche alla cinquina continuando questo percorso. Mi rendo conto, comunque, che è un passaggio che va oltre la mia volontà: tutto quello che verrà sarà guadagnato. Ma sono molto contenta già così”, risponde.

(Carlo Roma)

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