Nel mare aperto della vita. Rileggere lo Sturm und Drang con H.A. Korff
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È il 1769. Johann Gottfried Herder si mette in viaggio per mare, da Riga in direzione di Nantes. Questo “Rousseau tedesco”, oppresso dall’idolatria razionalista e dalla cultura intellettualistica, si mette in moto verso una nuova terra, volgendosi a un approdo che rimanda a una geografia fisica e, al contempo, spirituale. Pronto a oltrepassare ogni vincolo, inebriato dagli enigmi della vita, bramoso di unire alla propria sapienza intellettuale una saggezza del corpo e dei sensi, Herder pare incarnare la figura che, di lì a poco, Goethe avrebbe eternato nel “Faust”: «Come Faust dall’ovattato foro del muro del suo studio, così anch’egli desiderava finalmente uscire dalla sua limitata esistenza a Riga verso la libertà di una vita tutta da inventare. E come Faust, al grido “va’ via! Su, verso liberi spazi!”, rompe la prigione della sua esistenza fino a quel momento e, guidato dal genio del mondo e dell’azione, si getta nelle braccia di una nuova vita, così anche Herder con una improvvisa decisione si libera dalla cripta del suo studio, tentando di trovare la salvezza fuori, nel mare aperto, che diventa per lui, simbolicamente, il mare aperto della vita».
Sturm und Drang
In questa tensione si manifesta emblematicamente il cuore impulsivo e tragico dello Sturm und Drang, il movimento tedesco – letteralmente: “tempesta e impeto” – cui è dedicato il primo volume della quadrilogia di Hermann August Korff (1882-1963) “Lo spirito dell’età di Goethe”, recentemente pubblicato per i tipi di Marsilio, a cura di Giampiero Moretti, nella sua prima traduzione italiana, esattamente a un secolo dalla prima edizione in lingua tedesca (1923).
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“Questa navigazione per mare è il simbolo della navigazione faustiana nel mondo e della ricerca dell’uomo soffocato dalla cultura di guarire nella natura dalla sciagura della vita civilizzata, risvegliandosi alla vita naturale dall’educazione mortale” – precisa Korff.
Questa visione, illuminata dall’autore con tonalità fortemente liriche, racchiude iconicamente il cuore filosofico del saggio, uno studio vigoroso e appassionato sulla generazione sturmundranghiana considerata nel quadro dell’“età di Goethe”, ossia di quella stagione culturale tedesca e mitteleuropea, manifestatasi all’incirca fra il 1770 e il 1830, in cui la tensione fra irrazionalismo, romanticismo, classicismo e umanesimo trovò sintesi formidabile in quell’autore che, per usare le parole di Nietzsche, fu “non un avvenimento tedesco ma europeo: un grandioso tentativo di superare il XVIII secolo”.
Lo Sturm und Drang è interpretato primariamente da Korff come una risposta irrazionalista al razionalismo illuminista. Ma oltre questa forma di dualismo ermeneutico, che la letteratura scientifica tende oggi a leggere in termini assai più sfumati, vi è una ricchezza di particolari che rende l’opera di Korff ancora attuale nella sua profonda e composita articolazione: nelle opere letterarie, tanto poetiche quanto narrative, viene colto il sedimentarsi molteplice e sfaccettato delle visioni del mondo che entrano sulla scena in uno snodo fondamentale per la costruzione della modernità artistico-intellettuale europea, tesa fra prospettive razionaliste e irrazionaliste, sensualiste e spirituali, immanenti e trascendenti, progressiste e reazionarie. L’approccio è quello della “Geistgeschichte”, la “storia dello spirito”, volta a riconoscere nelle forze vitali dialetticamente in attrito la spinta propulsiva alla generazione dell’alta letteratura. Un metodo da coniugarsi con il principio della “Umanità”, così da stabilire un rinnovato rapporto fra particolare e universale per una ricostruzione di un umanesimo integrale. Qui, la figura di Faust appare emblematica di un itinerario di formazione quasi iniziatico, di cui il “finito” e l’“infinito” appaiono polarità costitutive.
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