Tra Berlino e Venezia “affinità elettive” in mostra
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Il Museo Berggruen di Berlino, uno dei più importanti musei d’arte moderna d’Europa, è chiuso al pubblico per restauri dal 2022 e la riapertura è prevista per il 2026. Una straordinaria selezione di opere di Cezanne, Matisse, Picasso, Klee e Giacometti si è resa quindi disponibile in questi anni per una tournée che ha toccato il Giappone, la Cina, e in autunno arriverà a Parigi, all’Orangerie.
Nell’anno della Biennale d’Arte però era impossibile non prevedere una rapida tappa primaverile anche a Venezia, una tappa speciale, diversa dalle altre, realizzata creando un dialogo con le opere antiche delle Gallerie dell’Accademia. E’ nata così l’idea della mostra “Affinità elettive”, un confronto ravvicinato tra oltre una quarantina di opere dal Museum Berggruen – Neue Nationalgalerie e alcuni capolavori della grande scuola veneta, da Giorgione a Tiepolo, Ricci, Longhi e Canova.
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Due sedi per un unico progetto
Sono due le sedi veneziane coinvolte per quest’unico progetto espositivo che prende a prestito il titolo del famoso romanzo di Goethe. Dal 24 marzo al 23 giugno 2024 alle Gallerie dell’Accademia, vanno in scena i confronti ravvicinati tra opere pittoriche e scultoree, mentre la parte della mostra dedicata alla grafica è allestita nella Casa dei Tre Oci alla Giudecca, il palazzetto neogotico che fu dimora e studio del pittore Mario De Maria e che oggi è la nuova sede del Berggruen Institute Europe, riaperto al pubblico dopo mesi di chiusura per restauro.
Prove di dialogo
“Affinità elettive” è il risultato di un intenso lavoro di collaborazione tra quattro curatori: Giulio Manieri Elia e Michele Tavola, direttore e curatore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, e Gabriel Montua e Veronika Rudorfer direttore e curatore del Museum Berggruen di Berlino. Sono loro ad aver individuato, tra i capolavori dei due musei, le possibili liaisons tra quadri di epoche diverse eppure legati tra loro – per analogia o per antitesi – procedendo per generi: il ritratto, il nudo, il paesaggio, il bozzetto…Un dialogo che a volte è fitto fitto e riuscito, altre volte risulta un po’ più rarefatto, comunque offre al visitatore una tra le tante possibili connessioni tra capolavori.
Picasso su tutti
Alle Gallerie dell’Accademia sono 17 le opere del Museum Berggruen inserite all’interno del percorso della collezione permanente: sta al visitatore scoprirle in una specie di caccia al tesoro. A Pablo Picasso spetta, inevitabilmente, la parte del leone, vista la predominanza di sue opere all’interno della collezione che fu di Heinz Berggruen (1914-2007), il mercante d’arte e collezionista berlinese che nel 1948 aprì la sua prima galleria a Parigi rappresentando anche, per le opere grafiche, proprio l’artista spagnolo. La collezione, acquisita nel 2000 con finanziamento statale per la Nationalgalerie di Berlino, ha dato vita poi al Museum Berggruen.E di Picasso è la prima opere che ci accoglie all’Accademia, Yellow Sweater (1939), il celeberrimo maglioncino giallo indossato da Dora Maar, compagna e musa del pittore, ritratta in una posa che dialoga con le Madonne in trono dei tanti “fondi oro” esposti nella Sala del Capitolo. Una suggestione di colori e postura.
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