Piramidi: come facevano a costruirle nel deserto?

Oltre a suscitare meraviglia e stupore, le antiche piramidi egizie hanno sollevato da sempre numerosi interrogativi ancora in parte irrisolti. Una delle domande più banali riguarda la loro costruzione: in molti si sono chiesti come abbiano fatto gli antichi Egizi a trasportare massi così pesanti in un territorio completamente desertico con gli scarsi mezzi tecnologici dell’epoca. Finalmente, gli scienziati sembrano aver risolto il mistero, confermando un’ipotesi a lungo teorizzata ma mai dimostrata (e senza tirare in ballo gli alieni).

Affluente del Nilo. Stando a uno studio pubblicato sulla rivista Communications Earth and Environment, nell’area tra Giza e il villaggio di Lisht, migliaia di anni fa, scorreva un ramo ormai prosciugato del fiume Nilo, oggi distante molte decine di chilometri, circostanza che avrebbe facilitato lo spostamento via nave degli operai e degli ingombranti blocchi di pietra usati per costruire le piramidi.

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno raccolto campioni di sedimenti dal canale, trovando uno strato di ghiaia e sabbia simile a quello del letto di un fiume e combinando poi i dati geologici con le immagini satellitari. In questo modo, hanno potuto mappare la posizione di questo affluente, denominato Ahramat, parola che in arabo significa “piramide”.

Passerella monumentale. Dallo studio è emerso che questo affluente era lungo circa 64 km e scorreva vicino al complesso piramidale della zona. Questa striscia di terra, vicino all’antica capitale Menfi, comprendeva più di 30 edifici, tra cui le celebri piramidi di Giza, Chefren e Micerino, costruite tra il 2686 e il 1649 a.C.

L’esistenza del corso d’acqua spiegherebbe il motivo per cui questi monumenti furono costruiti lungo una sorta di “catena” che avrebbe ricalcato proprio il percorso dell’Ahramat, formando una sorta di “passerella cerimoniale rialzata” con tanto di porti utili allo scarico dei materiali, collegando i diversi complessi monumentali.

Sepolto dal deserto. Nel corso dei millenni, il paesaggio della valle settentrionale del Nilo è stato soggetto a una serie di cambiamenti ambientali e idrologici. In seguito a un’intensa siccità, che ebbe luogo intorno a 4.200 anni fa, alcuni rami del fiume, tra cui l’Ahramat, furono inghiottiti dalla sabbia trasportata dal vento, che li seppellì sotto una fitta coltre desertica. Man mano che scomparivano gli affluenti del Nilo, furono abbandonate anche le città e i paesi che sorgevano nei dintorni.

Già in passato, l’individuazione dei rami del Nilo è stata oggetto di numerosi studi, e l’ipotesi che fossero utilizzati come vie di comunicazione non è una novità.

Stando agli autori dello studio, l’ultima scoperta conferma dunque la connessione tra geografia, clima, ambiente e comportamento umano.

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