Come ormai è ben noto, i Campi Flegrei, situati nei pressi di Napoli, rappresentano tra le aree vulcaniche potenzialmente più rischiose del mondo, ospitando oltre 1,5 milioni di abitanti e numerose infrastrutture. La loro attività vulcanica è stata oggetto di numerosi studi, volti a comprendere la storia eruttiva e l’estensione dell’area interessata.
Dal 2005, l’area è entrata in una fase che i geofisici definiscono di unrest (agitazione) caratterizzata da un sollevamento di 1,18 m nella sua parte centrale, terremoti frequenti e l’attivazione di faglie.
Le ultime ipotesi. uno degli aspetti più dibattuti riguardo ai Campi Flegrei è l’origine e la posizione della sorgente che alimenta l’attuale fase di unrest. Si ipotizza la presenza di una camera magmatica a circa 7,5 km di profondità, ma la sorgente della deformazione sembra essere più superficiale, tra i 3 e i 5 km. Le cause dell'”espansione” di questa sorgente sono ancora oggetto di dibattito, con ipotesi che coinvolgono intrusioni magmatiche, la sovrapressurizzazione del sistema idrotermale o una combinazione di entrambi i fattori.
Che cos’è il valore B. Per comprendere meglio lo stato di stress del vulcano, un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha condotto una ricerca pubblicata su Communications Earth & Environment di Nature. Lo studio si basa su un metodo innovativo: la tomografia 3D del valore b. Il valore b è un parametro statistico che descrive la distribuzione delle magnitudo dei terremoti in un’area. Analizzando i dati sismici registrati tra il 2005 e il 2023, i ricercatori hanno ottenuto una mappa tridimensionale del valore b nella caldera dei Campi Flegrei (vedi sotto).
Mappa del valore b da quattro punti di vista. La vista orizzontale è mostrata nel pannello A. Il pannello B mostra la distribuzione 3D del valore b vista da nord-est. Il pannello C e il pannello D mostrano la stessa distribuzione vista rispettivamente da sud e da nord. I punti sulla mappa rappresentano la posizione dei terremoti appartenenti a una determinata cella. Il codice colore indica il valore b della cella a cui appartiene il terremoto.
La mappa mostra tre intervalli principali del valore b, correlati con le strutture geologiche note del sistema vulcanico. I valori più bassi di b sono osservati per la sismicità più profonda e nella zona della cupola lavica dell’Accademia, suggerendo un’elevata resistenza delle rocce. Valori intermedi caratterizzano i terremoti a nord-est del vulcano Solfatara, associati a faglie attive. Infine, una zona anomala con valori di b elevati ( >1,25) corrisponde alla zona porosa e fratturata che sovrasta la sorgente della deformazione, attraverso la quale i fluidi possono migrare verso la superficie.
Ecco il modello. I risultati di questa ricerca forniscono informazioni preziose sui processi vulcanici e sul comportamento dei Campi Flegrei. La tomografia del valore b, insieme ad altre informazioni geologiche e geofisiche, consente di creare un modello di riferimento per identificare futuri cambiamenti significativi che potrebbero indicare un’evoluzione del vulcano verso uno stato critico.
Modello del sistema vulcanico dei Campi Flegrei come dedotto dal valore di b e da altre tomografie geofisiche. I punti neri indicano i terremoti contenuti nel catalogo dei Campi Flegrei registrati nel periodo gennaio 2005-ottobre 2023. Le frecce indicano il percorso del fluido e il flusso di calore superficiale. Le linee colorate tratteggiate indicano la temperatura misurata nei pozzi perforati negli anni ’80.
Il monitoraggio continuo dei cambiamenti nel valore b, insieme ad altre variabili geofisiche e geochimiche, può contribuire a valutare i rischi vulcanici, identificare periodi di unrest e migliorare le strategie di mitigazione del rischio.
La comprensione dei processi che avvengono all’interno della caldera dei Campi Flegrei è fondamentale per garantire la sicurezza delle popolazioni che vivono in questa affascinante ma pericolosa area vulcanica.