“L’impero”, una folle e divertente parodia del cinema di fantascienza
Non sempre si ha la sensazione che il regista francese abbia del tutto chiaro ciò che vuole arrivare a dire, ma la sua brillantezza nella messinscena rende questo film un’esperienza sostanzialmente unica, capace di unire cinema d’autore di alto livello con una struttura drammaturgica che richiama inoltre molte pellicole di serie B.
L’immaginario messo in scena riprende kolossal del cinema di fantascienza – dalla saga di “Star Wars” a “Dune”, passando dal Marvel Cinematic Universe – uniti a elementi che collegano “L’empire” ad altri lavori del regista francese. Ci sono infatti i due irresistibili poliziotti del già citato “P’tit Quinquin”, presenti anche nel sequel del 2018 “Coincoin et les z’inhumains”, un’altra miniserie che sfiora tra l’altro quel tema fantascientifico presente in maniera più esplicita in questo nuovo lungometraggio.
Un’esperienza unica
Quella che crea Bruno Dumont è un’esperienza unica, nel bene e nel male, dove gli spettatori si perdono insieme ai personaggi di questa piccola comunità in riva al mare, in cui il realismo minimale della regia incontra effetti speciali sempre eccessivi e appariscenti a tutti i costi.
Non tutte le sequenze funzionano appieno, ma se si sta al gioco il disegno d’insieme è irresistibile, risultando divertente e senza dubbio anomalo rispetto alla stragrande maggioranza dei titoli che siamo abituati a vedere al cinema.
Nel cast, da segnalare la presenza di uno scatenato Fabrice Luchini, volutamente sopra le righe come il personaggio che è stato chiamato a interpretare.
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