Quando la zootecnia ci salva la vita

Ho letto (e riletto incredulo dopo la prima scorsa) il contributo di Barbara Nappini intitolato “Basta animali come macchine da produzione” pubblicato su Green&Blue. Incredulo perché, secondo le argomentazioni della dottoressa Nappini, ho sbagliato mestiere essendomi dedicato per tutta la vita, da professore di Zootecnia, a studiare e trasferire a studenti e allevatori le conoscenze della scienza dell’allevamento e delle produzioni animali. Per la dottoressa Nappini, non avrei sbagliato da solo, ma sarei in compagnia di circa un milione di studiosi e tecnologi che nel mondo svolgono questa attività migliorando le condizioni di vita di miliardi di animali, dei loro allevatori e fornendo all’umanità il 38% delle proteine e il 55% degli aminoacidi essenziali per la vita. Probabilmente il modello che ha in mente la dottoressa Nappini è quello doumentato da Ermanno Olmi nel film “L’albero degli zoccoli”, ambientato in una padana fredda, povera e affamata, dove gli animali erano

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