Educazione e/è vita

EDUCAZIONE E/E’ VITA: PEDAGOGIA COME “SCIENZA DELLA VITA” IN G. MODUGNO

di Carlo De Nitti

 

Non scholae sed vitae discimus.

LUCIO ANNEO SENECA, Epistulae, 105, 11

 

1. ABBRIVO

L’argomento proposto è di sicuro interesse genuinamente teoretico e non riservato ad una mera erudizione storiografica. Chi scrive ha sempre pensato – e pensa – che storiografia e teoresi non siano mai disgiunte, pena il divenire un’erudizione e l’altra vaneggiamento.

Rileggere il pensiero di Giovanni Modugno alla luce di una pedagogia intesa come scienza della vita significa cogliere l’essenza del suo apostolato di educatore, della sua riflessione pedagogica e della sua opera educativa, svolta, in primo luogo, con se stesso, con i familiari, con la figlia Pina, precocemente scomparsa, con gli studenti affidati alle sue cure. 

Educazione e vita sono i due termini di un binomio che tende all’identità: educazione è vita. L’educazione è un processo, intenzionale, preterintenzionale e non intenzionale che costituisce la vita stessa in tutte le età, dalla nascita alla senescenza.

L’educazione alla vita si concretizza nelle azioni dell’educare, dell’essere educato e dell’educarsialla vita e dalla vita. L’esergo, tratto dall’Epistolario di Lucio Anneo Seneca, dice in modo scultoreo il vero fine dell’educazione e degli apprendimenti che la sostanziano: la vita. La vita non può che essere uno dei due valori – insieme alla libertà – ai quali e mediante i quali educare: essi sono i due valori fondamentali senza i quali non è possibile viverne e praticarne alcun altro.

La scuola è uno dei luoghi in cui ogni persona si educa alla vita: il più importante, insieme alla famiglia, ma non certamente l’unico.

 

2. PEDAGOGIA E/E’ SCIENZA DELLA VITA

La pedagogia, che si configura come scienza generale dell’educazione è, pertanto, la scienza della vita, come insegnava Giovanni Modugno.

“I temi essenziali del pensiero di Modugno, emergenti, oltre gli scritti succitati, dalle opere più significative dell’illustre Maestro, l’educazione morale della gioventù, il rinnovamento civile e democratico della nostra società, la scienza della vita, la perennità e la fecondità del messaggio cristiano integralmente vissuto”[1].

Tutto il suo itinerariumbiografico, politico, teoretico, spirituale –è l’inverarsi di questo assunto identitario, come hanno mostrato ben più articolatamente che in questo contesto, studiosi che hanno scandagliato la sua storia umana e religiosa, il suo pensiero pedagogico, le sue pratiche educative: penso a Matteo Perrini, allievo e figlioccio di G. Modugno, a Gaetano Santomauro, a Vittoriano Caporale, a Vincenzo Robles, a Giuseppe Micunco, a Domenico Saracino, ad Armando Aufiero, alcuni testi dei quali sono invenibili nella bibliografia che segue queste righe.

“Il continuo impegno al perfezionamento interiore, che ha sollecitato sempre Modugno, fin da giovane, a livello personale, e nei confronti prima dei suoi amici, poi di sua moglie, di sua figlia e dei suoi allievi, rimarrà una costante fondamentale e caratteristica del suo articolato itinerario spirituale”[2].

La vita si interseca con la pedagogia e con la religione che, nella concezione di Giovanni Modugno le dà fondamento e linfa, in quanto ascesi intra- ed extra-mondana: è sempre presente in lui l’idea dell’ascesa e dell’ascendere insieme, come forma reale di quel più vasto progetto di cristianizzazione della vita che egli ha sempre perseguito – in forme e modi diversificati – fin dalla giovinezza nella sua Bitonto, allorquando si occupava dei bisogni, materiali e non solo, dei contadini.

E’ convinzione profonda di chi scrive che non vi sia cesura / conversione alcuna nel percorso di vita e di pensiero di Giovanni Modugno, ma solo un’evoluzione che non rinnega ma arricchisce.

 

3. GIOVANNI MODUGNO E GAETANO SALVEMINI

L’inscindibile rapporto dell’educazione con la vita assume nella biografia giovanile di Giovanni Modugno le sembianze dell’impegno politico e sociale nella sua città natale in sodalizio profondo con Gaetano Salvemini (1873 – 1957). Due grandi Maestri[3] profondamente diversi tra loro: militante appassionato e fervente anticlericale lo storico Gaetano Salvemini, uomo di scuola a tutto tondo e sincero cattolico Giovanni Modugno: questo non impedisce loro di condividere le medesime battaglie politiche in difesa dei contadini del Sud per circa un cinquantennio. Il loro obiettivo condiviso era il riscatto delle classi subalterne del Mezzogiorno con la conquista dei diritti, in primo luogo, l’istruzione.

      A partire dal 1908, i due intellettuali convergono su obiettivi comuni: non a caso, nel 1911, quando Salvemini esce dal Partito Socialista e fonda “L’Unità”, Modugno è uno dei primi intellettuali a collaborare con la neonata rivista, tesa ad educare la piccola borghesia a liberarsi e giungere, attraverso di essa, alle masse con cui svolgere un’opera di istruzione/ educazione.

      Con l’avvento del fascismo, le loro vite si dividono: Salvemini, nel 1934, emigra negli Stati Uniti, dove insegna nell’università di Haward; Modugno rinuncia a qualunque carica pubblica, continuando a studiare ed a far crescere i giovani attraverso l’insegnamento e contribuendo a far nascere la pedagogia personalista in Italia con gli amici “bresciani”, raccolti intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna (1893)[4].

      I loro rapporti riprendono con il periodo dei lavori dell’Assemblea Costituente, quando si confrontano sul tema del Concordato e dell’educazione religiosa. “Per Modugno, socialisti come Salvemini (o come Bissolati) erano in fondo più cristiani di tanti cattolici”[5] e Salvemini, in una lettera aperta, pubblicata sulla rivista “Belfagor”, definisce Modugno “un cattolico sincero”: è il comune richiamo alle radici cristiane, alla dignità della persona, all’etica della responsabilità[6] il terreno della loro stima reciproca, della loro collaborazione, e della loro amicizia cinquantennale. Per entrambi l’educazione e la vita erano inscindibilmente legate fra loro al fine di migliorare se stessi e gli altri.

 

4. GIOVANNI MODUGNO E JOSIAH ROYCE

Il nesso morale/educazione/vita è ben chiaro a Modugno fin dall’inizio del XX secolo: non casualmente egli “incontra”, nel suo itinerario teoretico, autori che lo affrontano da visuali affini alla sua, come lo statunitense Josiah Royce (1855 – 1916), di cui cura nel 1913 per i tipi della casa editrice Laterza di Bari, gli Estratti da La filosofia delle fedeltà (cui seguiranno altre due edizioni, l’ultima delle quali nel 1948).

Il problema fondamentale di Giovanni Modugno, filosofico prima ancora che pedagogico, è quello morale, derivato dalle ascendenze kantiane e neokantiane fin dagli anni della sua formazione, allievo egli di Filippo Masci (1844 – 1922) ed Igino Petrone (1870 – 1913), presso l’università degli studi partenopea all’alba del XX secolo[7].

Giovanni Modugno ritrova in Josiah Royce i principi fondanti dell’etica kantiana del dovere, declinati come principi a cui ispirare la propria ricerca della fedeltà ad una causa ideale cui votarsi senza costrizione alcuna, ma con libera disciplina attraverso un processo di educazione consapevole: la Patria, la Religione, la Scienza.

Questo processo rende gli uomini – sia i docenti che i discenti – mediante un processo armonico, in un divenire mai concluso ed armonico, liberi in tutte le loro attività. Il vero maestro fa lezione in modo consapevole, fornendo stimoli ai discenti e valorizzando la loro reazione spirituale ed evitando ogni forma di dogmatismo. E’, quella di Modugno, la migliore lezione dell’attivismo, che si carica di valori etici: il maestro guida l’alunno alla conquista del suo perfezionamento interiore, crescendo e migliorando egli stesso. Il vero maestro supera il metodo dogmatico dell’insegnamento per realizzare quello euristico[8].

 

5. GIOVANNI MODUGNO, JEAN JACQUES ROUSSEAU E MAURO CARELLA

 Il riferimento all’Emile ou de l’éducation di Jean Jacques Rousseau (1712 – 1778) della metà degli anni ’20 fanno invenire a Giovanni Modugno, pur con i limiti, tipicamente illuministici, del pensatore ginevrino, un padre nobile dell’attivismo pedagogico: “Modugno critica con una certa durezza Rousseau, perché disconosce la vera natura dell’uomo, in generale, e quella dell’educando, in particolare […] Dopo lo studio ben approfondito e documentato dell’Emilio trova che in esso si ritrovano tutti i principi della scuola attiva moderna”[9].

Tali principi furono, di certo, molto ben incarnati, invece, al tempo suo, tra gli altri, dal maestro canosino Mauro Carella (1888 – 1979), “che gli rimase per tutta la vita molto vicino con devozione e affetto”[10].

“Con il metodo attivo le materie diverse di studio saranno apprese non come scienze ‘fatte’, ma come ‘scienze nel loro farsi’ in stretta relazione unitaria e in un dinamico e diretto rapporto con la vita sociale.  L’’interesse’ dell’alunno, che viene sapientemente stimolato a investigare, a ingegnarsi, ad acquistare lo spirito della ricerca e l’iniziativa dell’azione, è conciliato naturalmente con lo ‘sforzo’ dell’apprendimento”[11].

 

6. GIOVANNI MODUGNO E FRIEDRICH WHILELM FÖRSTER

In questa prospettiva etica e pedagogica, Giovanni Modugno si avvicina al pensiero del filosofo tedesco Friedrich Whilelm Förster (1869 – 1966), dedica al suo pensiero un importantissimo volume (prima edizione del 1931, seconda del 1946), F. W. Förster e la crisi dell’anima contemporanea ed instaura con lui una consonanza amicale che durerà tutta la vita, consegnata ad un ricco carteggio. “Egli condivide del Förster l’impostazione fondamentale del suo pensiero insieme all’esigenza di conciliare le molteplici istanze della complessa civiltà attuale con il cattolicesimo”[12].

La storia personale e filosofica del pensatore tedesco non è molto dissimile da quella del pedagogista bitontino: “Förster, come Modugno, fin da giovane assume un atteggiamento favorevole al movimento degli operai, rivendicando per loro condizioni di vita più dignitose. Il suo atteggiamento critico del prussianesimo è dovuto al fatto che lo ritiene contrario alla vera anima tedesca e, soprattutto, perché anticristiano. Fin dalle sue prime opere Förster esprime chiaramente la convinzione che ‘il ritorno alla vita significa ritorno a Cristo’ ”[13].

I due pensatori convergono su tutte le tematiche politiche, filosofico-morali e pedagogiche del tempo che si pongono dinanzi a loro come problemi: “La ‘scienza della vita’ potrà finalmente entrare nella scuola quando l’educatore sarà preparato a tale compito. La condizione primaria che esige Förster è costituita dal fatto che conosca insieme la materia che insegna, la natura umana dell’educando e, infine, che raggiunga per primo il livello al quale intende elevare ‘con amore e con fermezza’ gli allievi”[14]. Modugno, con la sua fede, non può che acconsentire con questa posizione, che permette ad educatore ed educandi di ascendere insieme… “Il vero maestro fa amare all’alunno l’obbedienza col suo contegno esemplare, facendo scoprire l’importanza dei valori rapporto ai quali vivere […] Ogni educando sarà coinvolto nel perfezionamento personale e nell’autoeducazione attraverso il tirocinio dell’azione … L’esercizio esercizio il senso di responsabilità, farà sì che per gli alunni i compiti quotidiani diventino i primi doveri dei piccoli cittadini e cittadine”[15].

 

7. CONCLUSIONE … APERTA

Ogni “conclusione” non può che essere aperta al dialogo, al confronto a far emergere il non detto, a compiere l’heideggeriano der schritt zurück, “passo indietro”,  alla prosecuzione ed all’approfondimento delle tematiche dell’autore. A Modugno ed ai suoi volumi, si attaglia perfettamente ciò che Italo Calvino diceva dei classici: “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”.

Ecco perché a chi scrive piace concludere con questa riflessione: “La validità del messaggio di Giovanni Modugno consiste soprattutto nell’avere avvertito l’importanza prioritaria del fine dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con Don Bosco, Förster e Maritain […]  La pedagogia come ‘scienza della vita’ garantisce appunto un’aspirazione così elevata perché presenta insieme i caratteri del rigore teoretico e dell’efficacia pratica, fondata com’è su saldi principi e su valori autentici, applicabili sia alla prassi scolastica, sia alla vita quotidiana”[16].

E Giovanni Modugno ha ancora tanto da dire e da dare a noi, persone di scuola del XXI secolo: è sufficiente porsi in posizione di ascolto consapevole ed attivo.

 

8. BIBLIOGRAFIA

  • MODUGNO, GIOVANNI, Il concetto dell’educazione e la pedagogia, Milano 1919, Libreria Editrice Milanese,
  • MODUGNO, GIOVANNI, Praticità della scuola e scuola attiva, Bari 1928, Società Editrice Tipografica;
  • MODUGNO, GIOVANNI, F.W. Förster e la crisi dell’anima contemporanea, Bari 1931, Laterza;
  • AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2023, Ecumenica editrice;
  • CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci;
  • CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci;
  • CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia come Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci;
  • CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;
  • CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;
  • MICUNCO, GIUSEPPE, La bella battaglia. Santità e laicità in Giovanni Modugno (1880-1957), Bari 2006, Stilo editrice;
  • MICUNCO, GIUSEPPE, Per fede Aldo Moro … Per fede Giovanni Modugno, “L’Odegitria”, LXXXVIII, nov. – dic. 2012, 6, pp. 691 – 713;
  • PERRINI, MATTEO, Pedagogia e Vita di Giovanni Modugno, Brescia 1961, La Scuola;
  • ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari 2020, Edizioni Dal Sud;
  • ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud;
  • SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gl’inediti, “Rassegna Pugliese”, IV, apr. – mag. 1969, nn. 4-5;
  • SARACINO, DOMENICO, Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice;

et si parva licet componere magnis …

  • La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;
  • In difesa del Sud: storia di un’amicizia tra due grandi Maestri tra Molfetta e Bitonto, “Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141;
  • Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, inVINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12;
  • Giovanni Modugno: un “maestro di senso” per la scuola italiana di oggi, “Educazione & Scuola”, XXVIII, dicembre 2023, 1156;
  • Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro nel personalismo pugliese, italiano ed europeo del ‘900, “Educazione & Scuola”, XXIX, settembre 2024, 1163;

 


[1] G. SANTOMAURO, Giovanni Modugno attraverso gl’inediti, “Rassegna Pugliese”, IV, apr. – mag. 1969, nn. 4-5, p. 153.

[2] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita”, Bari 1997, Cacucci editore, p. 14.

[3] Molto interessante il volume di G. CAPURSO, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

[4] Si veda, a tal riguardo, il prezioso volume di V. ROBLES Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud.

[5] G. CAPURSO, Op. cit., p. 89.

[6] Non è un caso che entrambi si richiamino alla concezione etica espressa nel Critone platonico.

[7] Si veda, a tal riguardo, G. SANTOMAURO, Op. cit., pp. 156 – 160.

[8] Cfr. V. CAPORALE, Op. cit., pp. 48 – 54.

[9] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita, cit., pp. 57 – 58

[10] V. CAPORALE, Giovanni Modugno. Pedagogia come “scienza della vita, cit., p. 61. Sull’importante figura del maestro canosino, si veda di VITTORIANO CAPORALE, Mauro Carella. Un maestro del Sud, Bari 1997, Cacucci.

[11] V. CAPORALE, Op.  cit., p. 59.

[12] V. CAPORALE, Op. cit., p. 31.

[13] Ibidem.

[14] V. CAPORALE, Op. cit., p. 41.

[15] V. CAPORALE, Op. cit., pp. 77 – 78 passim.

[16] V. CAPORALE, Op. cit., pp.  96 – 98.

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di Carlo De Nitti

Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza PAPA FRANCESCO

1. ABBRIVO

In un’epoca, come quella che viviamo caratterizzata da una sempre più forte caratterizzazione digitale in ogni aspetto della vita – personale, sociale, civile economico, politico – e delle sue relazioni, non è anacronistico parlare di educazione ‘integrale’, ovvero che un’educazione che programmaticamente abbracci nel processo educativo l’uomo/la donna, la persona, in ogni età della vita ed in tutte le sue dimensioni.

A chi scrive sembra interessante incentrare il proprio intervento sul pensiero di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro, pedagogisti del ‘900 pugliese, italiano, europeo.

Non come esperto dei due Autori nel senso accademico della parola, ma come chi, uomo di scuola, da molti anni, con le storia di vita e di pensiero dei due autori ha avuto una frequentazione generata dall’aristotelico “thaumazein”. Sì, perché personalità siffatte non possono non sé-durre, a prescindere dalle idee di chi si accosti, purché lo faccia con onestà intellettuale e sprito teoretico scevro da pre-giudizi. 

E’ di sicuro interesse interrogare le figure di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro per cogliere – provando a suggere l’essenza del loro pensiero – quanto essi possanodire (rectius: insegnare) a noi, persone di scuola del XXI secolo, che operano nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Il ri-pensare le istanze di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro nella scuola di oggi non può, né deve, essere un mero esercizio di erudizione storiografica, ma un interesse squisitamente teoretico che interroghi i due pedagogisti, a partire dagli interrogativi del presente che scaturiscono, ovviamente, da bisogni didattici, educativi e pedagogici che urgono alle persone di scuola.

2. I “MAESTRI DEL SENSO”

E’ possibile connotare Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro – per utilizzare il lessico della pedagogia di Papa Francesco – nell’espressione “maestro del senso”. Chi scrive non trova migliore sintetica definizione se non quella delle parole usate dal Pontefice nel 2022 a Lisbona, parlando ai giovani per definirli: . 

Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro lo sono stati, di sicuro, ante litteram, … e lo sono ancora oggi per noieducatori e le giovani generazioni affidate alle nostre cure!Leggere contestualmente oggi Modugno e Santomauro oggi significa affrontare in modo efficace le urgenze educative del mondo contemporaneo. Al centro del processo educativo – come sostenevano nel loro tempo i pedagogisti dell’attivismo pedagogico – non possono che esserci gli educandi con i loro vissuti, le loro storie interiori, i loro bisogni. Nel processo di educazione, non si può che “ascendere insieme”, per riprendere il titolo di un testo del 1943 dello stesso Modugno, per cambiare se stessi e,contestualmente, la società in cui si vive.

3. GIOVANNI MODUGNO 

La vita, la ricerca culturale, l’insegnamento di Giovanni Modugno incarnano l’anelito verso una società più giusta e più libera, nella quale ogni persona, consapevole della sua dignità, possa recuperare e vivere il significato dei valori fondamentali, in primis, la vita e la libertà, senza dei quali non è possibile praticare alcun altro valore. L’attualità del suo messaggio si focalizza prioritariamente intorno alla finalità dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione pedagogica cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con autori contemporanei. A partire dalla fine degli anni Venti, intensa fu la relazione di Giovanni Modugno con il gruppo di pedagogisti cattolici che si raccoglieva in quel di Brescia intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna, nata nel 1893. Il medesimo milieu cattolico in cui, com’è noto, si formò il giovane don Giovanni Battista Montini (1897 – 1978) – Pontefice con il nome di Paolo VI – che alle posizioni di Giovanni Modugno fu certamente vicino, attraverso la filosofia della persona di Jacques Maritain (1882 – 1973).  

Nel gruppo di docenti e pedagogisti cattolici bresciani e nelle loro iniziative, di cui fu ispiratore e sodale anche attraverso il suo discepolo e figlioccio Matteo Perrini (1925 – 2007), Giovanni Modugno trovò quella consonanza intellettuale e religiosa che spesso gli mancò in Puglia, una sorta di accogliente “rifugio”, ma anche la possibilità di incidere nella scuola militante: basti pensare alla comunanza di interessi e alla sua consonanza intellettuale con Laura Bianchini (1903 – 1983), docente liceale bresciana di filosofia e madre Costituente.  

Anche dopo la seconda guerra mondiale, Giovanni Modugno continua a collaborare con Scuola Italiana Moderna, la rivista scolastica più diffusa tra i docenti di scuola elementare, ed ispirò anche una filiazione diretta del gruppo bresciano: il “gruppo di maestri sperimentatori” di Pietralba (BZ), che si riunì per la prima volta nel 1948, cui partecipò anche un altro grande pedagogista pugliese, appena venticinquenne, suo allievo all’Istituto Magistrale di Bari: Gaetano Santomauro.  

Giovanni Modugno riconosce che la pedagogia è la “scienza della vita”: si preoccupa di affinare una riflessione rigorosa ma anche che manifesti un’efficacia pratica, fondata su principi e valori saldi, applicabili sia alla prassi quotidiana, scolastica e non. Per Modugno, la scienza della vita costituisce la risposta più significativa all’esigenza di riaffermare il primato della moralità, della razionalità e della spiritualità, come qualità peculiari di ogni persona che impara a riconoscerle come espressioni ineludibili della propria dignità e della propria coscienza morale.

Giovanni Modugno ricerca sempre il “perfezionamento interiore” anche nei momenti più drammatici della sua vita personale, come, con la precoce morte della figlia Pina. Evento – collegato con altri lutti familiari (i genitori) – che interroga la coscienza del pedagogista. Quando la figlia si ammala, il progetto di Giovanni Modugno è di lavorare per ‘cristianizzare la vita’, in lui e attorno a lui. E’ convinto che le disuguaglianze sociali e le miserie non si eliminano soltanto con le leggi e le riforme, ma con l’amore. La vera riforma interiore consiste nel disporsi a comprendere i bisogni di ciascuna persona in difficoltà e nel sentirsi responsabili se manca il necessario per vivere.

I motivi fondamentali che accompagnano la vita di Modugno sono quelli di ‘ascendere insieme’, ‘salire alla sublime vetta’, ‘aiutare gli altri a salire’: l’insegnamento gli consente di adempiere a questa sua idea. Nella prospettiva del suo pensiero, la religione costituisce il principale centro d’interesse dell’intero curricolo scolastico, oltre che il contenuto più significativo della scienza della vita. Essa è la guida per cogliere nella vita concreta le relazioni tra le singole azioni ed i principi della ragione e della morale. Con la didattica della ‘provocazione riflessiva’, stimolata dal docente, la pratica del riflettere durante le lezioni li sollecita nella chiarificazione dei criteri direttivi e li pome nelle condizioni di osservare, giungendo a scoprire le istanze più profonde della vita. Come non ritenere queste suggestioni attuali e praticabili nel XXI secolo

4. GIOVANNI MODUGNO VIVANT

Riflettere oggi, nel terzo decennio del XXI secolo, sulla figura, sul pensiero e sulla storia di Giovanni Modugno, “cercatore di Cristo” ed “apostolo dell’educazione” è un atto “rivoluzionario” nella sua essenza, che modifica radicalmente i paradigmi del pensiero corrente, spesso incentrato sui tecnicismi della pedagogia – declinati in tutte le sue branche – e della scuola, piuttosto che sulla persona, quale punto di imputazione ultimo di ogni azione educativa.

Questo è il continuum che attraversa la vita di Giovanni Modugno, anche prima di insegnare, quando, da giovanissimo, iniziò ad impegnarsi nelle vicende della politica della sua città, Bitonto, in solido con lo storico molfettese Gaetano Salvemini (1873 – 1957), cui lo unì un lunghissimo sodalizio intellettuale e politico, nonostante le diverse posizioni, che ha attraversato la storia italiana di mezzo secolo. Pressocché coetanei, furono entrambi “figli”, diversi tra loro, della temperie culturale positivistica, da cui furono entrambi alieni, giungendo a posizioni politiche diverse che avevano in comune l’impegno per il riscatto dei contadini meridionali rispetto ai soprusi dei latifondisti, attraverso la conquista del più fondamentale dei diritti, quello all’istruzione.   

Il fulcro dell’attività di Giovanni Modugno – che volle essere sempre “maestro di maestri” – fu sempre l’educazione dei giovani al pensiero critico, lontano da ogni possibile strumentalizzazione. Egli non fu mai uomo “di parte”, rifiutò sempre per se stesso incarichi, cariche ed onori di ogni tipo, proprio per conservare la sua libertà di pensiero. Non a caso, nel 1923, al pedagogista, ed amico, Giuseppe Lombardo Radice (1879 – 1938) che gli offriva, a nome del Ministero della Pubblica Istruzione, la nomina a Provveditore di Bari, egli oppose un fermo diniego, come fece, alla stessa maniera, quando la carica gli fu offerta, nel 1944, da Tommaso Fiore (1884 – 1973) a nome del Comitato di Liberazione Nazionale. Parimenti, non a caso, nel 1929, fu assordante il suo silenzio – in un’Italia osannante – di fronte alla firma dei Patti Lateranensi.

Questa missione educativa – cui adempì senza maideroga alcuna – non gli impedì di mantenere relazioni intellettuali con i più sensibili ed insigni pedagogisti del suo tempo, a cominciare dalla “scoperta” di Friedrich Wilhelm Foerster (1869 – 1966) e Josiah Royce (1855 – 1916). Con ed attraverso di loro, Giovanni Modugno difese la persona umana, la sua dignità e la sua libertà interiore, trovando nel Cristianesimo, inteso ome “fede nella Resurrezione”, il miglior fondamento per conseguire questo obiettivo. In quest’opera educativa, massima era la sintonia del pedagogista con Mons. Marcello Mimmi (1882 – 1961), Arcivescovo di Bari dal 1933 al 1952, di cui condivideva in toto il metodo pastorale.

La cifra di tutta l’esistenza del pedagogista che si può compendiare nel titolo del volume – pubblicato dieci anni dopo la sua scomparsa, a cura dell’amatissima moglie, Maria Spinelli Modugno – Giovanni Modugno. Io cerco l’Eterno: mediante un’ascesa interiore, mai disgiunta dall’adempimento del dovere della missione educativa, indirizzata alla conquista, da rinnovare continuamente, della libertà, della coscienza critica e della dignità della persona umana. Un’eredità pedagogica e morale da raccogliere e praticare con rinnovata lena anche, se non soprattutto, nelle scuole di ogni ordine e grado.

5. GAETANO SANTOMAURO

Le tematiche del pensiero di Modugno, si ritrovano, a parere di chi scrive, con semantica diversa, nel pensiero di Gaetano Santomauro. Rimeditare sul pensiero di questo autore, mediante la costruzione di un itinerario di ricerca all’interno di alcune tra le sue opere, significa accostarsi al pensiero di un Maestro della pedagogia italiana di ispirazione meridionalista e personalista: di un personalismo peculiare che “non è dogmatico ma neanche tendenzialmente scettico o relativista. E’ un personalismo realistico, che ha nella persona la misura delle cose e che nella persona ritrova il giusto equilibrio tra l’ansia del trascendente ed il qui ed ora “. 

Chi scrive pensa che esista un modello ‘protagoreo’ della pedagogia, al pari di quello della filosofia, come magistralmente teorizzato da Giuseppe Semerari. Tale modello è, di certo, invenibile in quel personalismo realistico che trova nella persona il giusto equilibrio tra l’ ‘hic et nunc’ e l’ansia del trascendente: esso legittima e sostiene la ‘pedagogia in situazione’ che è ermeneutica allorché sollecita a trovare i principi categoriali con i quali ‘comprendere’ le situazioni.

Il qui ed ora, per Santomauro, erano fondamentalmente la scuola e la società meridionali del dopoguerra ed il ruolo che la prima aveva il dovere di svolgere per il riscatto culturale, sociale, civile e, conseguentemente, economico della seconda. Il suo impegno sociale in favore del Mezzogiorno fu costante ed accompagnò la sua riflessione teoretica e la sua azione pedagogica a tutto tondo: non a caso, intrattenne rapporti, anche epistolari con uno dei più grandi Statisti, meridionale e meridionalista anch’egli, che l’Italia nei suoi centocinquanta anni di vita unitaria abbia mai avuto, Aldo Moro (1916 – 1978).

Il lascito migliore della riflessione pedagogica di Gaetano Santomauro, la cui prematura scomparsa ne ha tragicamente impedito ulteriori e fecondi sviluppi – un’eredità che lo fa essere nostro contemporaneo di persone di scuola del Terzo Millennio – è, “la sua fiducia inconcussa nell’educazione e nel suo ruolo positivo e propulsivo nella società, la sua speranza nell’educazione non in maniera fideistica né in forma ingenuamente ottimistica, ma in forma consapevole, responsabile, lucidamente ancorata al tempo storico e alla condizione umana” . 

Particolarmente interessante ed euristica è, a distanza di oltre cinquantacinque anni dalla sua prima pubblicazione, in quest’ottica, la rilettura dell’opera principale della pur vasta produzione scientifica di Santomauro, Per una pedagogia in situazione, purché la si affronti utilizzandola come chiave di lettura critica e propositiva delle problematiche pedagogiche del XXI secolo. 

La pedagogia in situazione non è una pedagogia relativistica (se non addirittura nichilistica) che si smarrisce nella realtà o la ratifica sic et simpliciter, ma è una pedagogia ermeneutica, in quanto – spiega ancora Pagano – assume il carattere, da un lato, ‘noetico’ perché sollecita la ricerca pedagogica a trovare i principi categoriali con i quali ‘leggere’, ‘spiegare’, ‘comprendere’ le cose, i fatti, le situazioni, e, dall’altro lato, storico-dialettico, perché spinge il pedagogista ad uscire dalle assolutizzazioni e a cercare mediazioni, a cogliere le reali possibilità di un processo educativo. E‟ una pedagogia forte nei suoi principi, ma pronta a mettersi in discussione quando avverte i limiti ed i rischi di una deriva integralista e fondamentalista. E‟ una pedagogia che vuole operare nel mondo e con esso continuamente rinnovarsi”. 

La ‘pedagogia in situazione’ è, a parere di chi scrive, la scommessa pedagogica che vive ogni giorno chi voglia operare con consapevolezza ed efficacia nella scuola del XXI secolo per formare persone, uomini e donne, competenti nell’umano, educando alla responsabilità, alla cittadinanza attiva, alla solidarietà, alla differenza, ma soprattutto al rispetto di tutt* e di ciascun*.

E’ la scommessa pedagogica che si trova a vivere ogni giorno chi voglia operare nella scuola del XXI secolo: formare persone, uomini e donne, competenti nell’umano significa educare “alla responsabilità, alla partecipazione, alla solidarietà, alla tolleranza, al rispetto della tradizione, all’inclusione contro l’esclusione, al dialogo, alla prossimità, al realismo, alla comprensione del sé storico”, in una parola, ai valori.

A parere di chi scrive, l’effettiva competenza nell’umano è, e deve essere, sostanziata di un’originaria responsabilità / libertà per … che contraddistingue la persona: “noi non siamo responsabili perché siamo socialmente impegnati, ma ci impegniamo socialmente perché siamo originariamente responsabili”, come insegnava, in quegli stessi anni, Giuseppe Semerari, in una prospettiva teoretica tutt’affatto diversa.

Negli anni ‘60/’70 del secolo scorso, per Santomauro, praticare una pedagogia in situazione significava difendere le peculiarità valoriali della civiltà contadina, segnatamente pugliese e meridionale, dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione spersonalizzante ed alienante. Non è difficile invenire nell’impegno mai disgiunto di ricerca teoretica e attività sociale da parte di Gaetano Santomauro, – consegnato a volumi come Civiltà ed educazione nel mondo contadino meridionale, Il senso di una pedagogia impegnata e Problemi educativi e programmazione nel Mezzogiorno ed alle azioni per la scuola pugliese e meridionale nei decenni di transizione dalla società contadina a quella agro-industriale ed industriale come Consulente tecnico dell’Ente Riforma e come membro della delegazione italiana presso l’UNESCO – i fondamenti teoretici e sociali per un impegno odierno di donne ed uomini di scuola contro la spersonalizzazione di una società postindustriale, globalizzata, che tende ad omologare idee, comportamenti, usi, costumi, linguaggi, impoverendo o, addirittura, svellendo le tradizioni e modificando gli stili di vita degli uomini, delle donne e dei bambini nella prospettiva sempre ‘allettante’ dell’incremento dei consumi finalizzato alla produzione ed ad un profitto spesso fuori controllo.

6. GAETANO SANTOMAURO VIVANT

A parere di chi scrive, praticare oggi una pedagogia in situazione significa riconoscere nelle azioni concrete la dignità di ogni persona umana e determinare la necessità di elaborare e di definire itinerari operativi di “educazione compensativa”, ossia di recupero delle situazioni di emarginazione e di insuccesso negli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Tale riconoscimento è la cifra caratterizzante la cultura occidentale dal mondo greco fino al nostro tempo. La dignità dell’uomo definisce il suo essere persona ed il fine dell’educazione di cui è protagonista: in particolare, per la scuola, non è possibile leggere, conoscere ed educare le varie condizioni umane se non nell’ottica dell’accoglienza e della promozione di ogni persona, di tutti e di ciascuno, soprattutto di quelle contrassegnate dall’emarginazione e dell’insuccesso, che non sono soltanto scolastici, ma anche e soprattutto sociali e civili, anche, se non soprattutto, per una serie di ragioni sociali, storiche, economiche e politiche, che non è, in questa sede, dato di indagare ed approfondire, nel Mezzogiorno d’Italia.

In questo senso, operare quotidianamente nella scuola sta a significare porre in essere ogni giorno la pedagogia impegnata in situazione, che non è né può diventare pedagogia della situazione.

La pedagogia in situazione trova la sua massima espressione nella pratica dei laboratori e nella didattica incentrata su di essi, che non sono soltanto uno spazio didattico diverso dall’aula tradizionale, ma una modalità di apprendimento fondata su dimensioni altre dell’insegnare, consente di conseguire in modo efficace tanto gli obiettivi formativi quanto gli obiettivi specifici di apprendimento, afferenti il sapere (conoscenze), il saper fare (abilità) il saper essere (comportamenti e competenze) poiché essa promuove linguaggi plurimi e non soltanto quelli “dal collo in su”, quelli dimidiati, per dirla con Papa Francesco, poiché non coniugano la mente con il cuore e con le mani.

Questa opzione teoretica per la laboratorialità a trecentosessanta gradi colloca la prospettiva delle scuole, soprattutto del primo ciclo di cui massimamente si è occupato, già nel 1954, Gaetano Santomauro – a parere di chi scrive – sulla medesima linea pedagogica e metodologica che, all’inizio del Novecento, era proposta in modo dirompente, in ben altro contesto culturale, dall’attivismo pedagogico: da John Dewey, alle sorelle Agazzi, da Maria Montessori ad Edouard Claparède, da Céléstin Freinet a Ovide Decroly (a cui Gaetano Santomauro, peraltro, dedicò una specifica monografia) nella direzione dell’ampliamento dell’offerta formativa e delle opportunità di apprendimento per i bambini, i ragazzi, i giovani ma anche gli adulti di tutte le età interessati a crescere, a migliorare se stessi ed a riqualificarsi in un mondo del lavoro in continua trasformazione. 

7. LEGAMI ED APPRODI

Nel 1959, in un articolo comparso su “Rassegna Pugliese”, su cui, probabilmente, non è inutile soffermarsi in questo contesto, dal titolo Il pensiero di Giovanni Modugno attraverso i suoi inediti, Gaetano Santomauro ricostruisce il pensiero del pedagogista bitontino recentemente scomparso: la sua non è mera storiografia pedagogica delle fonti cui si è “abbeverato” il pensiero di Giovanni Modugno e dei passaggi cruciali del suo itinerarium 

G. Santomauro, da insigne pedagogista, ci fa toccare con mano la grandezza di Modugno, che, come tutti i grandi, ha pensato, in forme e modalità diverse, un solo grande tema: l’educazione morale, declinandola come civile e religiosa. Non è un caso che, in quegli stessi anni, l’educazione morale, civile e religiosa fosse al centro degli interessi teoretici del medesimo Santomauro, come si evince dalla bibliografia dei suoi scritti.

Entrambi fecero i conti, in tempi diversi, con il neoidealismo, sia nella versione storicistica crociana che in quella attualistica gentiliana. Basti pensare a due scelte fondamentali delle loro esperienze biografiche.

Giovanni Modugno non fece mai parte a Bari del gruppo di antifascisti che si riuniva intorno a Benedetto Croce presso la casa editrice Laterza, sebbene il suo volume su Foerster fu pubblicato nel 1931 proprio da Giovanni Laterza, quindi è ipotizzabile non senza l’assenso di Benedetto Croce. Né il pedagogista bitontino alcun ruolo nell’organizzazione del congresso del Comitato di Liberazione Nazionale che si svolse a Bari dal 28 al 30 gennaio 1944, e fu aperto proprio da un discorso del filosofo partenopeo (di adozione).

Al pensiero di Benedetto Croce e dalla sua concezione della storia, il giovanissimo Gaetano Santomauro dedicò addirittura la sua tesi di laurea che discusse nel 1946 (quindi con Croce ancora vivente) presso l’Università degli Studi di Urbino, avendo come relatore il filosofo neotomista cattolico Gustavo Bontadini (1903 – 1990). Senza considerare l’influenza di Giuseppe Flores d’Arcais (1908 – 2004), di Mario Casotti (1896 – 1975), di Vittorio Chizzolini(1907 – 1984) e del gruppo bresciano con cui era in stretta e feconda relazione anche Giovanni Modugno, che in quel consesso lo aveva introdotto.

Ciò che contraddistingue entrambi, in una linea teoretica che si potrebbe definire di continuità ideale, è il perseguire una concezione personalistica ed un’ascesa umana che li conduce all’elaborazione di un pensiero coerente ed originale: la connotazione geografica che è nel titolo non è, ovviamente, l’indicazione di un limite, ma di una precipua specificità che non arricchisce il Gotha del personalismo italiano ed europeo, quale quello che negli stessi decenni elaboravano Oltralpe Emmanuel Mounier (1905 – 1950, Jacques Maritain (1882 – 1973), Paul Ricoeur (1913 – 2005).

8. BIBLIOGRAFIA

I volumi qui citati non sono, di certo, una bibliografia esaustiva sugli argomenti cui si è avuto modo di argomentare, ma hanno costituito certamente un faro per chi si è cimentato nella scrittura.

• AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2023, Ecumenica editrice;

• AA.VV., “Mente – Cuore – Mani”: la proposta educativa di Papa Francesco per la scuola di oggi. Riflessioni teoriche e prassi educative, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2022, Ecumenica editrice;

• CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;                                                                        

• CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;

• CAPORALE, VITTORIANO, Santomauro Gaetano, in “Enciclopedia pedagogica”, 1994, pag. 10277-10283;

• CAPURSO, GIOVANNI, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

• CHIOSSO, GIORGIO, Novecento pedagogico italiano, Brescia 19 , La Scuola editrice;

• LAENG, MAURO, (a cura di), Gaetano Santomauro, “I contemporanei”, Giunti-Barbera, Firenze 1979, pp. 890-893;

• LAFRANCESCHINA, LUIGI, La Pedagogia Italiana del Secondo Dopoguerra e la Proposta Pedagogica di Don Gino Corallo, Bitonto 2014, Arti Grafiche Cortese; 

• MODUGNO, GIOVANNI, Il problema morale e l’educazione morale, Firenze 1924, Vallecchi;

• MODUGNO, GIOVANNI, F.W. Foerster e la crisi dell’anima contemporanea, Bari 1931, Laterza;

• PAGANO, RICCARDO, Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro, Brescia 2008, La Scuola;

• PERRINI, MATTEO, Pedagogia e Vita di Giovanni Modugno, Brescia 1961, La Scuola;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari 2020, Edizioni Dal Sud;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud;

• SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gli inediti, «La Rassegna pugliese», 1969, 4-5, pp. 3 – 22;

• SANTOMAURO, GAETANO, Civiltà ed educazione nel mondo contadino meridionale, Padova 1959, Liviana;

• SANTOMAURO, GAETANO, Il senso di una pedagogia impegnata, Lecce 1963, Milella;

• SANTOMAURO, GAETANO, Problemi educativi e programmazione nel Mezzogiorno, Lecce 1964, Milella;

• SANTOMAURO, GAETANO, Per una pedagogia in situazione, Brescia 1967, La Scuola;

• SANTOMAURO, MARIA TIZIANA,

• SARACINO, DOMENICO, Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice;

• SEMERARI, GIUSEPPE, Responsabilità e comunità umana, Manduria 1960, Lacaita.

 

Et si parva licet componere magnis, precedenti brevi testi di chi ha scritto questo:

a) Un pedagogista meridionale e meridionalista: Gaetano Santomauro, “Tempopieno”, VI, gennaio – giugno 2011, 1-2, pp. 9 – 13;

b) Introduzione. Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro nella scuola del XXI secolo, in Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro nella scuola del XXI secolo, a cura di CARLO DE NITTI, “Educazione & Scuola”, XVII, marzo 2012, 1015, pp. 4-8;

c) La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;

d) In difesa del Sud: storia di un’amicizia tra due grandi Maestri tra Molfetta e Bitonto, “Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141;

e) Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, in VINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12; 

f) La ‘pedagogia in situazione’ oggi: Gaetano Santomauro vivant, “Educazione & Scuola”, XXVIII, marzo 2023, 1147;

g) Giovanni Modugno: un “maestro di senso” per la scuola italiana di oggi, “Educazione  Scuola”, XXVIII, dicembre 2023, 1156.

 

Emergenza Coronavirus COVID-19: notizie e provvedimenti

Ordinanza del 2 giugno 2021 Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. 

Ordinanza 29 maggio 2021 Ai fini del contenimento della diffusione del virus Sars-Cov-2, le attività economiche e sociali devono svolgersi nel rispetto delle “Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali”, elaborate dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome, come definitivamente integrate e approvate dal Comitato tecnico scientifico, che costituiscono parte integrante della presente ordinanza

Ordinanza 21 maggio 2021 Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-Cov-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro.

Ordinanza 21 maggio 2021 Linee guida per la gestione in sicurezza di attivita’ educative non formali e informali, e ricreative, volte al benessere dei minori durante l’emergenza COVID-19.

Ordinanza 21 maggio 2021 Ulteriori misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.

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