Su alcune recenti prescrizioni ministeriali

Cellulari, condotta e poesie a memoria: quando l’obbedienza prende il posto del desiderio di apprendere. Recalcati difende il ministro, il Consiglio di Stato lo rimanda.
Sul quotidiano la Repubblica del 15 settembre 2025 nella sezione Cultura lo psicoanalista lacaniano Massimo Recalcati, noto anche per la sua attività divulgativa, si è pronunciato sulle recenti prescrizioni ministeriali concernenti la rilevanza di un voto negativo in condotta ai fini della valutazione, il divieto di usare cellulari in classe, la necessità di imparare poesie a memoria. In verità non appare particolarmente felice il titolo dell’articolo: “A scuola tornare indietro può insegnarci a crescere”. Ciò vale anche per il sottotitolo: “Le decisioni ministeriali sul divieto di usare il cellulare, sul voto in condotta e sulle poesie a memoria sono lette ideologicamente. Ma è in classe che scopriamo il limite”. Rispetto al titolo e al sottotitolo redazionali il discorso dell’autore è ben più articolato e dettagliato.
Secondo Recalcati le critiche negative ai succitati provvedimenti sarebbero viziate da pregiudizi ideologici, indegni di una “mente democratica”. Se c’è chi li respinge perché li considera conservatori, non progressisti, repressivi, e chi li acclama come ripristino di una “autorità perduta”, nell’uno e nell’altro caso ciò dipenderebbe dall’appartenenza partitica di chi li va valutando. Contro questa presunta “immaturità democratica” veniamo esortati a prendere in esame il “valore simbolico” dei provvedimenti in questione e ad esprimere su di essi un giudizio positivo:
“Se la scuola non può essere solo un luogo di trasmissione asettica di nozioni da acquisire, ma deve avere come
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