Il linguaggio pedagogico nella scuola di ieri e di oggi

Il linguaggio della pedagogia è un campo dinamico e in continua evoluzione, che riflette le trasformazioni sociali e le diverse concezioni dell’educazione. Le parole scelte in questo ambito non sono semplici etichette, ma modellano il pensiero, influenzano le azioni e definiscono la natura stessa del sapere pedagogico. Per comprendere questa complessità, è utile confrontare le prospettive di figure chiave come Dina Bertoni Jovine, Maria Teresa Moscato e Massimo Baldacci, e integrare questa analisi con l’evoluzione storica e le influenze contemporanee sul linguaggio pedagogico. Negli anni ’40 e ’50, il linguaggio pedagogico di figure come Ovide Decroly e Édouard Claparède era prettamente “scientifico”; questi pedagogisti infatti furono pionieri della pedagogia scientifica, fondata sull’osservazione, la sperimentazione e l’analisi di dati empirici. Il loro contributo fu fondamentale per la nascita di un approccio sistematico e basato su evidenze nell’educazione.

Contestualmente, Dina Bertoni Jovine (1898-1970), figura di spicco della

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Modugno e Santomauro

GIOVANNI MODUGNO E GAETANO SANTOMAURO NEL PERSONALISMO PUGLIESE, ITALIANO ED EUROPEO DEL ‘900

di Carlo De Nitti

Maestri di umanità. Maestri di compassione. Maestri di nuove opportunità per il pianeta e i suoi abitanti. Maestri di speranza PAPA FRANCESCO

1. ABBRIVO

In un’epoca, come quella che viviamo caratterizzata da una sempre più forte caratterizzazione digitale in ogni aspetto della vita – personale, sociale, civile economico, politico – e delle sue relazioni, non è anacronistico parlare di educazione ‘integrale’, ovvero che un’educazione che programmaticamente abbracci nel processo educativo l’uomo/la donna, la persona, in ogni età della vita ed in tutte le sue dimensioni.

A chi scrive sembra interessante incentrare il proprio intervento sul pensiero di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro, pedagogisti del ‘900 pugliese, italiano, europeo.

Non come esperto dei due Autori nel senso accademico della parola, ma come chi, uomo di scuola, da molti anni, con le storia di vita e di pensiero dei due autori ha avuto una frequentazione generata dall’aristotelico “thaumazein”. Sì, perché personalità siffatte non possono non sé-durre, a prescindere dalle idee di chi si accosti, purché lo faccia con onestà intellettuale e sprito teoretico scevro da pre-giudizi. 

E’ di sicuro interesse interrogare le figure di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro per cogliere – provando a suggere l’essenza del loro pensiero – quanto essi possanodire (rectius: insegnare) a noi, persone di scuola del XXI secolo, che operano nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. Il ri-pensare le istanze di Giovanni Modugno e di Gaetano Santomauro nella scuola di oggi non può, né deve, essere un mero esercizio di erudizione storiografica, ma un interesse squisitamente teoretico che interroghi i due pedagogisti, a partire dagli interrogativi del presente che scaturiscono, ovviamente, da bisogni didattici, educativi e pedagogici che urgono alle persone di scuola.

2. I “MAESTRI DEL SENSO”

E’ possibile connotare Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro – per utilizzare il lessico della pedagogia di Papa Francesco – nell’espressione “maestro del senso”. Chi scrive non trova migliore sintetica definizione se non quella delle parole usate dal Pontefice nel 2022 a Lisbona, parlando ai giovani per definirli: . 

Giovanni Modugno e Gaetano Santomauro lo sono stati, di sicuro, ante litteram, … e lo sono ancora oggi per noieducatori e le giovani generazioni affidate alle nostre cure!Leggere contestualmente oggi Modugno e Santomauro oggi significa affrontare in modo efficace le urgenze educative del mondo contemporaneo. Al centro del processo educativo – come sostenevano nel loro tempo i pedagogisti dell’attivismo pedagogico – non possono che esserci gli educandi con i loro vissuti, le loro storie interiori, i loro bisogni. Nel processo di educazione, non si può che “ascendere insieme”, per riprendere il titolo di un testo del 1943 dello stesso Modugno, per cambiare se stessi e,contestualmente, la società in cui si vive.

3. GIOVANNI MODUGNO 

La vita, la ricerca culturale, l’insegnamento di Giovanni Modugno incarnano l’anelito verso una società più giusta e più libera, nella quale ogni persona, consapevole della sua dignità, possa recuperare e vivere il significato dei valori fondamentali, in primis, la vita e la libertà, senza dei quali non è possibile praticare alcun altro valore. L’attualità del suo messaggio si focalizza prioritariamente intorno alla finalità dell’educazione, riprendendo le istanze più significative della tradizione pedagogica cristiana, arricchita dal dialogo fecondo con autori contemporanei. A partire dalla fine degli anni Venti, intensa fu la relazione di Giovanni Modugno con il gruppo di pedagogisti cattolici che si raccoglieva in quel di Brescia intorno alla casa editrice La Scuola, fondata nel 1904, ed alla rivista Scuola Italiana Moderna, nata nel 1893. Il medesimo milieu cattolico in cui, com’è noto, si formò il giovane don Giovanni Battista Montini (1897 – 1978) – Pontefice con il nome di Paolo VI – che alle posizioni di Giovanni Modugno fu certamente vicino, attraverso la filosofia della persona di Jacques Maritain (1882 – 1973).  

Nel gruppo di docenti e pedagogisti cattolici bresciani e nelle loro iniziative, di cui fu ispiratore e sodale anche attraverso il suo discepolo e figlioccio Matteo Perrini (1925 – 2007), Giovanni Modugno trovò quella consonanza intellettuale e religiosa che spesso gli mancò in Puglia, una sorta di accogliente “rifugio”, ma anche la possibilità di incidere nella scuola militante: basti pensare alla comunanza di interessi e alla sua consonanza intellettuale con Laura Bianchini (1903 – 1983), docente liceale bresciana di filosofia e madre Costituente.  

Anche dopo la seconda guerra mondiale, Giovanni Modugno continua a collaborare con Scuola Italiana Moderna, la rivista scolastica più diffusa tra i docenti di scuola elementare, ed ispirò anche una filiazione diretta del gruppo bresciano: il “gruppo di maestri sperimentatori” di Pietralba (BZ), che si riunì per la prima volta nel 1948, cui partecipò anche un altro grande pedagogista pugliese, appena venticinquenne, suo allievo all’Istituto Magistrale di Bari: Gaetano Santomauro.  

Giovanni Modugno riconosce che la pedagogia è la “scienza della vita”: si preoccupa di affinare una riflessione rigorosa ma anche che manifesti un’efficacia pratica, fondata su principi e valori saldi, applicabili sia alla prassi quotidiana, scolastica e non. Per Modugno, la scienza della vita costituisce la risposta più significativa all’esigenza di riaffermare il primato della moralità, della razionalità e della spiritualità, come qualità peculiari di ogni persona che impara a riconoscerle come espressioni ineludibili della propria dignità e della propria coscienza morale.

Giovanni Modugno ricerca sempre il “perfezionamento interiore” anche nei momenti più drammatici della sua vita personale, come, con la precoce morte della figlia Pina. Evento – collegato con altri lutti familiari (i genitori) – che interroga la coscienza del pedagogista. Quando la figlia si ammala, il progetto di Giovanni Modugno è di lavorare per ‘cristianizzare la vita’, in lui e attorno a lui. E’ convinto che le disuguaglianze sociali e le miserie non si eliminano soltanto con le leggi e le riforme, ma con l’amore. La vera riforma interiore consiste nel disporsi a comprendere i bisogni di ciascuna persona in difficoltà e nel sentirsi responsabili se manca il necessario per vivere.

I motivi fondamentali che accompagnano la vita di Modugno sono quelli di ‘ascendere insieme’, ‘salire alla sublime vetta’, ‘aiutare gli altri a salire’: l’insegnamento gli consente di adempiere a questa sua idea. Nella prospettiva del suo pensiero, la religione costituisce il principale centro d’interesse dell’intero curricolo scolastico, oltre che il contenuto più significativo della scienza della vita. Essa è la guida per cogliere nella vita concreta le relazioni tra le singole azioni ed i principi della ragione e della morale. Con la didattica della ‘provocazione riflessiva’, stimolata dal docente, la pratica del riflettere durante le lezioni li sollecita nella chiarificazione dei criteri direttivi e li pome nelle condizioni di osservare, giungendo a scoprire le istanze più profonde della vita. Come non ritenere queste suggestioni attuali e praticabili nel XXI secolo

4. GIOVANNI MODUGNO VIVANT

Riflettere oggi, nel terzo decennio del XXI secolo, sulla figura, sul pensiero e sulla storia di Giovanni Modugno, “cercatore di Cristo” ed “apostolo dell’educazione” è un atto “rivoluzionario” nella sua essenza, che modifica radicalmente i paradigmi del pensiero corrente, spesso incentrato sui tecnicismi della pedagogia – declinati in tutte le sue branche – e della scuola, piuttosto che sulla persona, quale punto di imputazione ultimo di ogni azione educativa.

Questo è il continuum che attraversa la vita di Giovanni Modugno, anche prima di insegnare, quando, da giovanissimo, iniziò ad impegnarsi nelle vicende della politica della sua città, Bitonto, in solido con lo storico molfettese Gaetano Salvemini (1873 – 1957), cui lo unì un lunghissimo sodalizio intellettuale e politico, nonostante le diverse posizioni, che ha attraversato la storia italiana di mezzo secolo. Pressocché coetanei, furono entrambi “figli”, diversi tra loro, della temperie culturale positivistica, da cui furono entrambi alieni, giungendo a posizioni politiche diverse che avevano in comune l’impegno per il riscatto dei contadini meridionali rispetto ai soprusi dei latifondisti, attraverso la conquista del più fondamentale dei diritti, quello all’istruzione.   

Il fulcro dell’attività di Giovanni Modugno – che volle essere sempre “maestro di maestri” – fu sempre l’educazione dei giovani al pensiero critico, lontano da ogni possibile strumentalizzazione. Egli non fu mai uomo “di parte”, rifiutò sempre per se stesso incarichi, cariche ed onori di ogni tipo, proprio per conservare la sua libertà di pensiero. Non a caso, nel 1923, al pedagogista, ed amico, Giuseppe Lombardo Radice (1879 – 1938) che gli offriva, a nome del Ministero della Pubblica Istruzione, la nomina a Provveditore di Bari, egli oppose un fermo diniego, come fece, alla stessa maniera, quando la carica gli fu offerta, nel 1944, da Tommaso Fiore (1884 – 1973) a nome del Comitato di Liberazione Nazionale. Parimenti, non a caso, nel 1929, fu assordante il suo silenzio – in un’Italia osannante – di fronte alla firma dei Patti Lateranensi.

Questa missione educativa – cui adempì senza maideroga alcuna – non gli impedì di mantenere relazioni intellettuali con i più sensibili ed insigni pedagogisti del suo tempo, a cominciare dalla “scoperta” di Friedrich Wilhelm Foerster (1869 – 1966) e Josiah Royce (1855 – 1916). Con ed attraverso di loro, Giovanni Modugno difese la persona umana, la sua dignità e la sua libertà interiore, trovando nel Cristianesimo, inteso ome “fede nella Resurrezione”, il miglior fondamento per conseguire questo obiettivo. In quest’opera educativa, massima era la sintonia del pedagogista con Mons. Marcello Mimmi (1882 – 1961), Arcivescovo di Bari dal 1933 al 1952, di cui condivideva in toto il metodo pastorale.

La cifra di tutta l’esistenza del pedagogista che si può compendiare nel titolo del volume – pubblicato dieci anni dopo la sua scomparsa, a cura dell’amatissima moglie, Maria Spinelli Modugno – Giovanni Modugno. Io cerco l’Eterno: mediante un’ascesa interiore, mai disgiunta dall’adempimento del dovere della missione educativa, indirizzata alla conquista, da rinnovare continuamente, della libertà, della coscienza critica e della dignità della persona umana. Un’eredità pedagogica e morale da raccogliere e praticare con rinnovata lena anche, se non soprattutto, nelle scuole di ogni ordine e grado.

5. GAETANO SANTOMAURO

Le tematiche del pensiero di Modugno, si ritrovano, a parere di chi scrive, con semantica diversa, nel pensiero di Gaetano Santomauro. Rimeditare sul pensiero di questo autore, mediante la costruzione di un itinerario di ricerca all’interno di alcune tra le sue opere, significa accostarsi al pensiero di un Maestro della pedagogia italiana di ispirazione meridionalista e personalista: di un personalismo peculiare che “non è dogmatico ma neanche tendenzialmente scettico o relativista. E’ un personalismo realistico, che ha nella persona la misura delle cose e che nella persona ritrova il giusto equilibrio tra l’ansia del trascendente ed il qui ed ora “. 

Chi scrive pensa che esista un modello ‘protagoreo’ della pedagogia, al pari di quello della filosofia, come magistralmente teorizzato da Giuseppe Semerari. Tale modello è, di certo, invenibile in quel personalismo realistico che trova nella persona il giusto equilibrio tra l’ ‘hic et nunc’ e l’ansia del trascendente: esso legittima e sostiene la ‘pedagogia in situazione’ che è ermeneutica allorché sollecita a trovare i principi categoriali con i quali ‘comprendere’ le situazioni.

Il qui ed ora, per Santomauro, erano fondamentalmente la scuola e la società meridionali del dopoguerra ed il ruolo che la prima aveva il dovere di svolgere per il riscatto culturale, sociale, civile e, conseguentemente, economico della seconda. Il suo impegno sociale in favore del Mezzogiorno fu costante ed accompagnò la sua riflessione teoretica e la sua azione pedagogica a tutto tondo: non a caso, intrattenne rapporti, anche epistolari con uno dei più grandi Statisti, meridionale e meridionalista anch’egli, che l’Italia nei suoi centocinquanta anni di vita unitaria abbia mai avuto, Aldo Moro (1916 – 1978).

Il lascito migliore della riflessione pedagogica di Gaetano Santomauro, la cui prematura scomparsa ne ha tragicamente impedito ulteriori e fecondi sviluppi – un’eredità che lo fa essere nostro contemporaneo di persone di scuola del Terzo Millennio – è, “la sua fiducia inconcussa nell’educazione e nel suo ruolo positivo e propulsivo nella società, la sua speranza nell’educazione non in maniera fideistica né in forma ingenuamente ottimistica, ma in forma consapevole, responsabile, lucidamente ancorata al tempo storico e alla condizione umana” . 

Particolarmente interessante ed euristica è, a distanza di oltre cinquantacinque anni dalla sua prima pubblicazione, in quest’ottica, la rilettura dell’opera principale della pur vasta produzione scientifica di Santomauro, Per una pedagogia in situazione, purché la si affronti utilizzandola come chiave di lettura critica e propositiva delle problematiche pedagogiche del XXI secolo. 

La pedagogia in situazione non è una pedagogia relativistica (se non addirittura nichilistica) che si smarrisce nella realtà o la ratifica sic et simpliciter, ma è una pedagogia ermeneutica, in quanto – spiega ancora Pagano – assume il carattere, da un lato, ‘noetico’ perché sollecita la ricerca pedagogica a trovare i principi categoriali con i quali ‘leggere’, ‘spiegare’, ‘comprendere’ le cose, i fatti, le situazioni, e, dall’altro lato, storico-dialettico, perché spinge il pedagogista ad uscire dalle assolutizzazioni e a cercare mediazioni, a cogliere le reali possibilità di un processo educativo. E‟ una pedagogia forte nei suoi principi, ma pronta a mettersi in discussione quando avverte i limiti ed i rischi di una deriva integralista e fondamentalista. E‟ una pedagogia che vuole operare nel mondo e con esso continuamente rinnovarsi”. 

La ‘pedagogia in situazione’ è, a parere di chi scrive, la scommessa pedagogica che vive ogni giorno chi voglia operare con consapevolezza ed efficacia nella scuola del XXI secolo per formare persone, uomini e donne, competenti nell’umano, educando alla responsabilità, alla cittadinanza attiva, alla solidarietà, alla differenza, ma soprattutto al rispetto di tutt* e di ciascun*.

E’ la scommessa pedagogica che si trova a vivere ogni giorno chi voglia operare nella scuola del XXI secolo: formare persone, uomini e donne, competenti nell’umano significa educare “alla responsabilità, alla partecipazione, alla solidarietà, alla tolleranza, al rispetto della tradizione, all’inclusione contro l’esclusione, al dialogo, alla prossimità, al realismo, alla comprensione del sé storico”, in una parola, ai valori.

A parere di chi scrive, l’effettiva competenza nell’umano è, e deve essere, sostanziata di un’originaria responsabilità / libertà per … che contraddistingue la persona: “noi non siamo responsabili perché siamo socialmente impegnati, ma ci impegniamo socialmente perché siamo originariamente responsabili”, come insegnava, in quegli stessi anni, Giuseppe Semerari, in una prospettiva teoretica tutt’affatto diversa.

Negli anni ‘60/’70 del secolo scorso, per Santomauro, praticare una pedagogia in situazione significava difendere le peculiarità valoriali della civiltà contadina, segnatamente pugliese e meridionale, dall’industrializzazione e dall’urbanizzazione spersonalizzante ed alienante. Non è difficile invenire nell’impegno mai disgiunto di ricerca teoretica e attività sociale da parte di Gaetano Santomauro, – consegnato a volumi come Civiltà ed educazione nel mondo contadino meridionale, Il senso di una pedagogia impegnata e Problemi educativi e programmazione nel Mezzogiorno ed alle azioni per la scuola pugliese e meridionale nei decenni di transizione dalla società contadina a quella agro-industriale ed industriale come Consulente tecnico dell’Ente Riforma e come membro della delegazione italiana presso l’UNESCO – i fondamenti teoretici e sociali per un impegno odierno di donne ed uomini di scuola contro la spersonalizzazione di una società postindustriale, globalizzata, che tende ad omologare idee, comportamenti, usi, costumi, linguaggi, impoverendo o, addirittura, svellendo le tradizioni e modificando gli stili di vita degli uomini, delle donne e dei bambini nella prospettiva sempre ‘allettante’ dell’incremento dei consumi finalizzato alla produzione ed ad un profitto spesso fuori controllo.

6. GAETANO SANTOMAURO VIVANT

A parere di chi scrive, praticare oggi una pedagogia in situazione significa riconoscere nelle azioni concrete la dignità di ogni persona umana e determinare la necessità di elaborare e di definire itinerari operativi di “educazione compensativa”, ossia di recupero delle situazioni di emarginazione e di insuccesso negli istituti scolastici di ogni ordine e grado. Tale riconoscimento è la cifra caratterizzante la cultura occidentale dal mondo greco fino al nostro tempo. La dignità dell’uomo definisce il suo essere persona ed il fine dell’educazione di cui è protagonista: in particolare, per la scuola, non è possibile leggere, conoscere ed educare le varie condizioni umane se non nell’ottica dell’accoglienza e della promozione di ogni persona, di tutti e di ciascuno, soprattutto di quelle contrassegnate dall’emarginazione e dell’insuccesso, che non sono soltanto scolastici, ma anche e soprattutto sociali e civili, anche, se non soprattutto, per una serie di ragioni sociali, storiche, economiche e politiche, che non è, in questa sede, dato di indagare ed approfondire, nel Mezzogiorno d’Italia.

In questo senso, operare quotidianamente nella scuola sta a significare porre in essere ogni giorno la pedagogia impegnata in situazione, che non è né può diventare pedagogia della situazione.

La pedagogia in situazione trova la sua massima espressione nella pratica dei laboratori e nella didattica incentrata su di essi, che non sono soltanto uno spazio didattico diverso dall’aula tradizionale, ma una modalità di apprendimento fondata su dimensioni altre dell’insegnare, consente di conseguire in modo efficace tanto gli obiettivi formativi quanto gli obiettivi specifici di apprendimento, afferenti il sapere (conoscenze), il saper fare (abilità) il saper essere (comportamenti e competenze) poiché essa promuove linguaggi plurimi e non soltanto quelli “dal collo in su”, quelli dimidiati, per dirla con Papa Francesco, poiché non coniugano la mente con il cuore e con le mani.

Questa opzione teoretica per la laboratorialità a trecentosessanta gradi colloca la prospettiva delle scuole, soprattutto del primo ciclo di cui massimamente si è occupato, già nel 1954, Gaetano Santomauro – a parere di chi scrive – sulla medesima linea pedagogica e metodologica che, all’inizio del Novecento, era proposta in modo dirompente, in ben altro contesto culturale, dall’attivismo pedagogico: da John Dewey, alle sorelle Agazzi, da Maria Montessori ad Edouard Claparède, da Céléstin Freinet a Ovide Decroly (a cui Gaetano Santomauro, peraltro, dedicò una specifica monografia) nella direzione dell’ampliamento dell’offerta formativa e delle opportunità di apprendimento per i bambini, i ragazzi, i giovani ma anche gli adulti di tutte le età interessati a crescere, a migliorare se stessi ed a riqualificarsi in un mondo del lavoro in continua trasformazione. 

7. LEGAMI ED APPRODI

Nel 1959, in un articolo comparso su “Rassegna Pugliese”, su cui, probabilmente, non è inutile soffermarsi in questo contesto, dal titolo Il pensiero di Giovanni Modugno attraverso i suoi inediti, Gaetano Santomauro ricostruisce il pensiero del pedagogista bitontino recentemente scomparso: la sua non è mera storiografia pedagogica delle fonti cui si è “abbeverato” il pensiero di Giovanni Modugno e dei passaggi cruciali del suo itinerarium 

G. Santomauro, da insigne pedagogista, ci fa toccare con mano la grandezza di Modugno, che, come tutti i grandi, ha pensato, in forme e modalità diverse, un solo grande tema: l’educazione morale, declinandola come civile e religiosa. Non è un caso che, in quegli stessi anni, l’educazione morale, civile e religiosa fosse al centro degli interessi teoretici del medesimo Santomauro, come si evince dalla bibliografia dei suoi scritti.

Entrambi fecero i conti, in tempi diversi, con il neoidealismo, sia nella versione storicistica crociana che in quella attualistica gentiliana. Basti pensare a due scelte fondamentali delle loro esperienze biografiche.

Giovanni Modugno non fece mai parte a Bari del gruppo di antifascisti che si riuniva intorno a Benedetto Croce presso la casa editrice Laterza, sebbene il suo volume su Foerster fu pubblicato nel 1931 proprio da Giovanni Laterza, quindi è ipotizzabile non senza l’assenso di Benedetto Croce. Né il pedagogista bitontino alcun ruolo nell’organizzazione del congresso del Comitato di Liberazione Nazionale che si svolse a Bari dal 28 al 30 gennaio 1944, e fu aperto proprio da un discorso del filosofo partenopeo (di adozione).

Al pensiero di Benedetto Croce e dalla sua concezione della storia, il giovanissimo Gaetano Santomauro dedicò addirittura la sua tesi di laurea che discusse nel 1946 (quindi con Croce ancora vivente) presso l’Università degli Studi di Urbino, avendo come relatore il filosofo neotomista cattolico Gustavo Bontadini (1903 – 1990). Senza considerare l’influenza di Giuseppe Flores d’Arcais (1908 – 2004), di Mario Casotti (1896 – 1975), di Vittorio Chizzolini(1907 – 1984) e del gruppo bresciano con cui era in stretta e feconda relazione anche Giovanni Modugno, che in quel consesso lo aveva introdotto.

Ciò che contraddistingue entrambi, in una linea teoretica che si potrebbe definire di continuità ideale, è il perseguire una concezione personalistica ed un’ascesa umana che li conduce all’elaborazione di un pensiero coerente ed originale: la connotazione geografica che è nel titolo non è, ovviamente, l’indicazione di un limite, ma di una precipua specificità che non arricchisce il Gotha del personalismo italiano ed europeo, quale quello che negli stessi decenni elaboravano Oltralpe Emmanuel Mounier (1905 – 1950, Jacques Maritain (1882 – 1973), Paul Ricoeur (1913 – 2005).

8. BIBLIOGRAFIA

I volumi qui citati non sono, di certo, una bibliografia esaustiva sugli argomenti cui si è avuto modo di argomentare, ma hanno costituito certamente un faro per chi si è cimentato nella scrittura.

• AA.VV., Maestri del senso: competenze e passione per una scuola migliore, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2023, Ecumenica editrice;

• AA.VV., “Mente – Cuore – Mani”: la proposta educativa di Papa Francesco per la scuola di oggi. Riflessioni teoriche e prassi educative, a cura di CARLO DE NITTI e CARLO LAVERMICOCCA, Bari 2022, Ecumenica editrice;

• CAPORALE, VITTORIANO, Educazione e politica in Giovanni Modugno, Bari 1988, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Un pedagogista del Sud, Bari 1995, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, Giovanni Modugno. Pedagogia Scienza della Vita, Bari, 1997, Cacucci; 

• CAPORALE, VITTORIANO, La proposta pedagogica di Giovanni Modugno, Bari, 2004, Cacucci;                                                                        

• CAPORALE, VITTORIANO, Pedagogia e vita di Giovanni Modugno, Bari 2006, Cacucci;

• CAPORALE, VITTORIANO, Santomauro Gaetano, in “Enciclopedia pedagogica”, 1994, pag. 10277-10283;

• CAPURSO, GIOVANNI, Due Maestri per il Sud: Gaetano Salvemini e Giovanni Modugno, Corato, 2022, SECOP;

• CHIOSSO, GIORGIO, Novecento pedagogico italiano, Brescia 19 , La Scuola editrice;

• LAENG, MAURO, (a cura di), Gaetano Santomauro, “I contemporanei”, Giunti-Barbera, Firenze 1979, pp. 890-893;

• LAFRANCESCHINA, LUIGI, La Pedagogia Italiana del Secondo Dopoguerra e la Proposta Pedagogica di Don Gino Corallo, Bitonto 2014, Arti Grafiche Cortese; 

• MODUGNO, GIOVANNI, Il problema morale e l’educazione morale, Firenze 1924, Vallecchi;

• MODUGNO, GIOVANNI, F.W. Foerster e la crisi dell’anima contemporanea, Bari 1931, Laterza;

• PAGANO, RICCARDO, Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro, Brescia 2008, La Scuola;

• PERRINI, MATTEO, Pedagogia e Vita di Giovanni Modugno, Brescia 1961, La Scuola;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno. Il volto umano del Vangelo, Bari 2020, Edizioni Dal Sud;

• ROBLES, VINCENZO, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2022, Edizioni Dal Sud;

• SANTOMAURO, GAETANO, Giovanni Modugno attraverso gli inediti, «La Rassegna pugliese», 1969, 4-5, pp. 3 – 22;

• SANTOMAURO, GAETANO, Civiltà ed educazione nel mondo contadino meridionale, Padova 1959, Liviana;

• SANTOMAURO, GAETANO, Il senso di una pedagogia impegnata, Lecce 1963, Milella;

• SANTOMAURO, GAETANO, Problemi educativi e programmazione nel Mezzogiorno, Lecce 1964, Milella;

• SANTOMAURO, GAETANO, Per una pedagogia in situazione, Brescia 1967, La Scuola;

• SANTOMAURO, MARIA TIZIANA,

• SARACINO, DOMENICO, Politica, cultura e spiritualità in un cercatore di Cristo, Bari 2006, Stilo editrice;

• SEMERARI, GIUSEPPE, Responsabilità e comunità umana, Manduria 1960, Lacaita.

 

Et si parva licet componere magnis, precedenti brevi testi di chi ha scritto questo:

a) Un pedagogista meridionale e meridionalista: Gaetano Santomauro, “Tempopieno”, VI, gennaio – giugno 2011, 1-2, pp. 9 – 13;

b) Introduzione. Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro nella scuola del XXI secolo, in Il pensiero pedagogico di Gaetano Santomauro nella scuola del XXI secolo, a cura di CARLO DE NITTI, “Educazione & Scuola”, XVII, marzo 2012, 1015, pp. 4-8;

c) La missione educativa di Giovanni Modugno e la sua attualità nel XXI secolo. Nota a margine di una recente biografia del pedagogista bitontino, ”Educazione & Scuola”, XXVI, marzo 2021, 1123;

d) In difesa del Sud: storia di un’amicizia tra due grandi Maestri tra Molfetta e Bitonto, “Educazione & Scuola”, XXVII, settembre 2022, 1141;

e) Giovanni Modugno: un “cercatore di Cristo”, apostolo dell’educazione, in VINCENZO ROBLES, Giovanni Modugno e il suo “rifugio” bresciano, Bari 2023, Edizioni Dal Sud, pp. 9 – 12; 

f) La ‘pedagogia in situazione’ oggi: Gaetano Santomauro vivant, “Educazione & Scuola”, XXVIII, marzo 2023, 1147;

g) Giovanni Modugno: un “maestro di senso” per la scuola italiana di oggi, “Educazione  Scuola”, XXVIII, dicembre 2023, 1156.

 

La Ricerca-Azione

La Ricerca-Azione

Strumenti, metodologie e buone prassi

 di Bruno Lorenzo Castrovinci

L’insegnamento è un processo in continua evoluzione, in cui i docenti non si limitano a trasmettere conoscenze, ma si interrogano costantemente sull’efficacia delle proprie metodologie didattiche. La ricerca-azione si configura come uno strumento fondamentale per riflettere criticamente sulla pratica educativa, trasformando l’aula in un laboratorio di sperimentazione continua. Attraverso questo approccio, gli insegnanti non solo testano nuove strategie, ma sviluppano una maggiore consapevolezza delle dinamiche di apprendimento degli studenti. L’analisi e la riflessione sulle pratiche adottate consentono di individuare punti di forza e criticità, favorendo un costante adattamento metodologico. In questo modo, l’educazione diventa un processo vivo, in grado di rispondere con flessibilità ai bisogni specifici di ogni studente, migliorando la qualità dell’insegnamento e l’efficacia dell’apprendimento.

La ricerca-azione si basa su un processo ciclico che include l’identificazione di un problema, la progettazione di un intervento, la sua implementazione, l’osservazione dei risultati e la riflessione critica sulle modifiche necessarie. Ogni fase di questo ciclo è essenziale per garantire un miglioramento progressivo della didattica e una costante evoluzione delle pratiche educative. L’identificazione del problema avviene attraverso l’osservazione attenta delle dinamiche di classe e l’analisi delle difficoltà incontrate dagli studenti. La progettazione dell’intervento prevede la definizione di obiettivi chiari e strategie mirate, calibrate sulle esigenze specifiche del gruppo classe.

L’implementazione dell’intervento rappresenta il momento in cui la teoria incontra la pratica: i docenti sperimentano nuove metodologie, adattandole in tempo reale alle risposte degli studenti. L’osservazione dei risultati permette di raccogliere dati significativi, sia quantitativi che qualitativi, utili per valutare l’efficacia dell’intervento. La riflessione critica, infine, è un passaggio imprescindibile per analizzare i risultati ottenuti, individuare eventuali criticità e apportare le necessarie modifiche. Questo metodo evita di fossilizzarsi su strategie inefficaci e favorisce un adattamento dinamico alle esigenze della classe. La ripetizione del ciclo consente di perfezionare costantemente gli interventi educativi, garantendo una maggiore qualità dell’insegnamento e una risposta più efficace alle sfide didattiche in continua evoluzione.

I diari di Bordo

Uno degli strumenti più efficaci della ricerca-azione è il diario di bordo, un registro personale che permette ai docenti di annotare le proprie osservazioni, riflessioni e intuizioni sulla didattica quotidiana. La scrittura riflessiva aiuta a individuare pattern ricorrenti, difficoltà emergenti e possibili soluzioni per migliorare l’approccio educativo. Questo strumento consente di tenere traccia dell’evoluzione delle strategie adottate, facilitando un confronto con le pratiche precedenti e rendendo il miglioramento un processo documentato e misurabile. Un diario ben strutturato dovrebbe contenere descrizioni dettagliate delle attività svolte, le reazioni degli studenti, eventuali criticità e idee per modifiche future. Inoltre, può includere grafici, mappe concettuali e schemi di sintesi per rappresentare in modo visivo l’andamento delle osservazioni.

La costanza nell’uso del diario di bordo trasforma questa pratica in uno strumento di auto-valutazione e crescita professionale, permettendo ai docenti di sviluppare una maggiore consapevolezza del proprio metodo di insegnamento. La riflessione sistematica facilita il passaggio da un’educazione intuitiva a una pratica più strutturata e basata su dati concreti. In alcune scuole, i diari di bordo vengono condivisi tra colleghi o utilizzati come base per incontri di aggiornamento e confronto professionale, contribuendo alla creazione di una cultura della ricerca didattica e della sperimentazione educativa.

Le rubriche di Valutazione

Le rubriche di valutazione rappresentano un altro strumento fondamentale nella ricerca-azione, poiché permettono di rendere il processo valutativo più strutturato e oggettivo. Definendo criteri chiari e misurabili, le rubriche consentono di valutare in modo trasparente le competenze e i progressi degli studenti, evitando ambiguità e soggettività nel giudizio. Un aspetto chiave delle rubriche è la loro capacità di descrivere diversi livelli di padronanza di una competenza, fornendo indicazioni precise su ciò che ci si aspetta dagli studenti a ciascun livello di apprendimento.

Una rubrica ben costruita facilita la comunicazione tra docenti, studenti e famiglie, rendendo il processo di valutazione più equo e comprensibile. Gli studenti, attraverso il confronto con i criteri stabiliti, possono identificare i propri punti di forza e le aree su cui lavorare per migliorarsi. Questo approccio favorisce l’autovalutazione e l’autonomia nello studio, spingendo gli studenti a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie capacità.

Inoltre, le rubriche non sono solo strumenti di valutazione, ma anche di apprendimento: forniscono una guida chiara su come raggiungere determinati obiettivi, stimolando l’impegno e la motivazione. I docenti, dal canto loro, possono utilizzarle per monitorare costantemente i progressi della classe e adattare la didattica in base alle necessità emerse. Questo strumento consente di trasformare la valutazione in un processo formativo e non meramente giudicante, contribuendo a creare un ambiente di apprendimento più costruttivo e orientato alla crescita.

La documentazione condivisa e gli annuari

La condivisione delle esperienze di ricerca-azione tra i docenti è essenziale per la diffusione di buone pratiche e il miglioramento collettivo della didattica. Questo processo non solo favorisce la crescita professionale degli insegnanti, ma crea anche un ambiente scolastico più coeso e innovativo. In molte scuole, la documentazione di queste esperienze avviene attraverso report interni, annuari pedagogici o archivi digitali consultabili dal corpo docente. Questi strumenti fungono da repository di conoscenze e pratiche educative, consentendo agli insegnanti di apprendere dagli esperimenti didattici dei colleghi e di integrare nuove metodologie nella propria pratica.

Gli annuari e i report interni, oltre a raccogliere dati sulle strategie adottate, offrono un’analisi critica delle esperienze vissute in aula, identificando punti di forza e criticità delle metodologie sperimentate. La sistematizzazione di questi documenti non solo facilita il confronto tra insegnanti, ma consente anche di rendere la ricerca-azione un elemento strutturale della cultura scolastica, promuovendo una didattica basata sull’evidenza e sul miglioramento continuo. In alcune scuole, questi archivi digitali vengono integrati in piattaforme di condivisione e-learning, permettendo l’accesso a una vasta gamma di risorse e casi studio utili per la formazione continua dei docenti. Inoltre, la possibilità di documentare e analizzare le sperimentazioni didattiche attraverso strumenti strutturati contribuisce a rendere la scuola un vero laboratorio di innovazione pedagogica, in cui l’esperienza pratica e la riflessione teorica si incontrano in un ciclo virtuoso di miglioramento educativo.

Gli strumenti e le piattaforme digitali per la rendicontazione

Con l’avvento delle tecnologie digitali, la raccolta e l’analisi dei dati relativi alla ricerca-azione possono avvalersi di strumenti avanzati che trasformano la gestione della didattica e il monitoraggio dei progressi degli studenti. Piattaforme come Learning Analytics, Google Classroom, Moodle e software di gestione scolastica consentono di tracciare in tempo reale le performance degli alunni, offrendo una panoramica dettagliata dei punti di forza e delle aree di miglioramento. Questi strumenti raccolgono dati quantitativi, come risultati delle valutazioni, frequenza di accesso alle piattaforme e partecipazione alle attività, ma anche dati qualitativi, come commenti personalizzati degli insegnanti e feedback degli studenti sulle proprie esperienze di apprendimento.

L’integrazione di strumenti digitali nella ricerca-azione permette non solo di ottimizzare la raccolta delle informazioni, ma anche di elaborare analisi predittive che possono supportare il docente nel prendere decisioni informate. Le dashboard interattive e i report personalizzati semplificano la visualizzazione dei progressi nel tempo, evidenziando eventuali criticità e suggerendo strategie di intervento mirate. Inoltre, la possibilità di confrontare dati su scala istituzionale consente di individuare modelli di apprendimento ricorrenti e adottare misure proattive per migliorare le metodologie didattiche.

Questi strumenti favoriscono anche la collaborazione tra insegnanti e istituti, rendendo la condivisione delle esperienze più accessibile ed efficace. Attraverso ambienti di apprendimento virtuali, i docenti possono scambiarsi buone pratiche, analizzare congiuntamente i dati raccolti e co-progettare percorsi educativi basati sull’evidenza. La digitalizzazione della ricerca-azione rappresenta dunque un’opportunità unica per personalizzare l’insegnamento, aumentare l’efficacia delle strategie didattiche e costruire una scuola più reattiva e innovativa.

L’IA nella ricerca-azione

L’intelligenza artificiale sta emergendo come un’innovazione significativa nel campo della ricerca-azione educativa, rivoluzionando il modo in cui gli insegnanti analizzano i processi di apprendimento e personalizzano l’insegnamento. Grazie a sistemi di machine learning e analisi predittiva, l’IA è in grado di individuare schemi ricorrenti nel comportamento degli studenti, suggerendo strategie didattiche personalizzate e adattando il livello di difficoltà in tempo reale. Strumenti avanzati di tutoring basati su IA possono identificare lacune cognitive e proporre esercizi mirati, migliorando significativamente l’efficacia dell’apprendimento.

Oltre alla personalizzazione didattica, l’IA può supportare i docenti nella valutazione automatizzata di compiti e test, riducendo il carico di lavoro scolastico e consentendo di dedicare più tempo all’interazione diretta con gli studenti. Sistemi di analisi semantica e riconoscimento del linguaggio naturale consentono di valutare risposte aperte con maggiore precisione, fornendo feedback immediato e dettagliato agli studenti.

Un’altra applicazione innovativa dell’IA nella ricerca-azione è la capacità di elaborare grandi volumi di dati raccolti tramite piattaforme digitali, evidenziando trend e aree critiche che potrebbero altrimenti passare inosservate. Attraverso dashboard interattive e strumenti predittivi, i docenti possono ottenere un quadro dettagliato delle performance degli studenti, permettendo di intervenire tempestivamente per prevenire difficoltà di apprendimento o disimpegno.

Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale dell’IA nella ricerca-azione, è fondamentale che gli insegnanti abbiano accesso gratuitamente a questi strumenti attraverso convenzioni stipulate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e ricevano una formazione adeguata a integrare questi strumenti in modo efficace e critico. L’uso consapevole dell’IA non deve sostituire il ruolo educativo del docente, ma piuttosto fungere da supporto strategico per migliorare la qualità dell’insegnamento e l’efficacia delle strategie pedagogiche. Grazie a sistemi di machine learning e analisi predittiva, l’IA è in grado di individuare schemi ricorrenti nel comportamento degli studenti, suggerendo strategie didattiche personalizzate.

Ad esempio, strumenti di tutoring basati su IA possono adattare i contenuti alle esigenze specifiche di ciascun discente, migliorando l’efficacia dell’apprendimento. Inoltre, l’IA può supportare i docenti nella valutazione automatizzata di compiti e test, riducendo il carico di lavoro e consentendo di concentrarsi maggiormente sull’interazione diretta con gli studenti.

La pubblicazione su blog e riviste come disseminazione

Un aspetto cruciale della ricerca-azione è la disseminazione dei risultati e delle esperienze didattiche. La pubblicazione su blog educativi, riviste accademiche e piattaforme specializzate non solo permette di condividere le buone pratiche con una platea più ampia, ma contribuisce anche alla creazione di un patrimonio di conoscenze accessibile a tutta la comunità educativa. Questo processo genera un circuito virtuoso di confronto e aggiornamento tra docenti, fornendo opportunità di crescita professionale e facilitando il trasferimento di modelli didattici efficaci tra scuole e contesti formativi differenti.

Scrivere e pubblicare articoli sui metodi sperimentati in classe non solo valorizza il lavoro dei singoli insegnanti, ma aiuta anche a diffondere approcci innovativi, offrendo spunti e ispirazione ad altri educatori. La condivisione delle esperienze attraverso piattaforme digitali, social network e gruppi di ricerca pedagogica amplia ulteriormente il raggio d’azione della ricerca-azione, permettendo una disseminazione capillare delle innovazioni didattiche.

Inoltre, la documentazione pubblica delle esperienze favorisce un maggiore riconoscimento istituzionale della ricerca-azione, stimolando ulteriori investimenti nella formazione e nell’innovazione didattica. La collaborazione con enti di ricerca, università e istituti di formazione può trasformare i risultati ottenuti in progetti di sviluppo a lungo termine, con un impatto significativo sulla qualità dell’istruzione. Integrare la pubblicazione con webinar, conferenze e workshop consente di rafforzare ulteriormente la rete di diffusione, coinvolgendo un numero crescente di professionisti dell’educazione e incentivando la sperimentazione di pratiche didattiche basate su evidenze scientifiche.

L’osservazione come metodo di analisi

L’osservazione sistematica delle dinamiche di classe consente agli insegnanti di raccogliere dati preziosi sull’interazione tra gli studenti e sull’efficacia delle strategie didattiche adottate. Questo approccio, noto come osservazione partecipante, si basa sulla presenza attiva del docente nel contesto di apprendimento, consentendogli di rilevare non solo gli aspetti evidenti delle interazioni, ma anche quelli più sottili, come le dinamiche di gruppo, le emozioni e i livelli di coinvolgimento degli studenti.

Attraverso l’osservazione, i docenti possono identificare le difficoltà emergenti e intervenire in modo mirato, adattando le strategie didattiche in tempo reale. Un’osservazione efficace implica anche la raccolta di dati strutturati attraverso strumenti quali schede di rilevazione, griglie di osservazione e registrazioni delle lezioni, che permettono di documentare con precisione le dinamiche osservate e di analizzarle a posteriori.

L’analisi delle reazioni degli studenti consente ai docenti di individuare i metodi didattici più coinvolgenti e di identificare quelli che necessitano di adattamenti per ottimizzare il processo di apprendimento. Inoltre, l’osservazione partecipante può essere affiancata da interviste e momenti di riflessione con gli studenti, al fine di ottenere una comprensione più approfondita delle loro percezioni e dei loro bisogni educativi.

Il coinvolgimento degli studenti nel processo educativo

Un aspetto fondamentale della ricerca-azione è il coinvolgimento diretto degli studenti, che non solo permette di raccogliere feedback sulle attività didattiche, ma stimola anche un maggiore senso di appartenenza e partecipazione al proprio processo di apprendimento. Attraverso strumenti quali interviste, questionari e focus group, i docenti possono comprendere più a fondo le difficoltà, le percezioni e le aspettative degli studenti, adattando di conseguenza le strategie didattiche.

Favorire un dialogo aperto tra docenti e discenti non solo migliora la qualità dell’insegnamento, ma aiuta anche gli studenti a sviluppare capacità metacognitive, spingendoli a riflettere sulle proprie modalità di apprendimento e sui metodi più efficaci per migliorare le proprie prestazioni. Il coinvolgimento attivo degli studenti nella valutazione della didattica contribuisce a renderli più consapevoli del loro percorso formativo, rafforzando la loro motivazione intrinseca e aumentando il loro impegno nelle attività scolastiche. Inoltre, dare voce agli studenti e renderli partecipi delle scelte educative accresce il loro senso di autonomia e responsabilità, preparando futuri cittadini più critici e consapevoli del loro ruolo nella società.

Valutazione dell’efficacia degli interventi

Per comprendere l’impatto delle strategie educative adottate, è essenziale confrontare i livelli di competenza degli studenti prima e dopo l’introduzione di un nuovo metodo didattico. L’uso di test pre e post intervento fornisce dati oggettivi sui progressi compiuti, consentendo di valutare in modo scientifico l’efficacia dell’approccio sperimentato. Tuttavia, la semplice misurazione quantitativa non è sufficiente: è fondamentale integrare tali dati con strumenti qualitativi come interviste, osservazioni strutturate e analisi dei processi di apprendimento.

Un’analisi approfondita deve considerare non solo i risultati ottenuti, ma anche i fattori che possono aver influito sul cambiamento, come il livello di motivazione degli studenti, il contesto educativo e la qualità dell’interazione con l’insegnante. Inoltre, confrontare i dati con gruppi di controllo che non hanno seguito la nuova metodologia consente di isolare meglio gli effetti dell’intervento, evitando distorsioni interpretative.

Questo tipo di analisi permette di apportare eventuali modifiche mirate per affinare ulteriormente le metodologie utilizzate. Attraverso un monitoraggio costante e un approccio flessibile, i docenti possono adattare le strategie didattiche in modo dinamico, garantendo che l’innovazione adottata risponda realmente ai bisogni educativi degli studenti.

La ricerca-azione come motore di innovazione scolastica

L’applicazione della ricerca-azione nelle scuole promuove un ambiente di apprendimento più dinamico e flessibile, in cui docenti e studenti crescono insieme in un percorso di continua evoluzione. Attraverso l’analisi costante delle metodologie didattiche e la sperimentazione di nuove strategie, si sviluppa una cultura dell’innovazione che non solo migliora i risultati di apprendimento, ma stimola anche una maggiore motivazione e coinvolgimento da parte degli studenti. Questo approccio consente di adattare la didattica alle esigenze mutevoli della società e di valorizzare le diversità presenti nelle classi, promuovendo un’educazione più inclusiva ed equa.

Conclusioni

La ricerca-azione si configura come una leva fondamentale per il miglioramento della didattica e l’innovazione scolastica. La sua applicazione consente di superare un modello statico di insegnamento, trasformando le classi in contesti di apprendimento attivo e collaborativo. Gli strumenti analizzati, come i diari di bordo, le rubriche di valutazione e le piattaforme digitali, dimostrano come l’osservazione, la documentazione e la riflessione sistematica possano generare pratiche educative più efficaci e adattabili.

L’integrazione di strumenti digitali e intelligenza artificiale apre nuove possibilità per monitorare i progressi degli studenti e personalizzare i percorsi di apprendimento, migliorando la qualità dell’insegnamento. Tuttavia, affinché la ricerca-azione possa realmente incidere sul sistema scolastico, è necessario un accesso gratuito alle piattaforme digitali e all’IA e una formazione continua degli insegnanti, nonché un supporto istituzionale che ne favorisca la diffusione e l’applicazione.

In un mondo in costante trasformazione, la scuola deve essere un laboratorio di innovazione didattica, dove l’apprendimento non è solo trasmissione di conoscenze, ma anche esplorazione, riflessione e crescita condivisa. Solo attraverso un approccio dinamico e basato su evidenze, la ricerca-azione potrà diventare un pilastro per una scuola più efficace, inclusiva e capace di rispondere alle sfide educative del futuro.

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