Gentile e i matematici
Il 2023 è l’anno del centenario della “grande” Riforma. Stralci della corrispondenza tenuta dai matematici del tempo con Giovanni Gentile.
Insegnare Matematica – Storia degli insegnamenti matematici in Italia è un’opera del 2016 pressoché unica nel suo genere, di integrazione di storia, matematica, cultura e insegnamento. Il suo autore è Luigi Pepe, attualmente professore emerito nell’Università di Ferrara. Trentotto capitoli che trattano i grandi temi degli Insegnamenti matematici a Roma e nell’Alto Medioevo, della Matematica e fisica nei collegi del Settecento, dei Libri elementari nel primo Ottocento e dei Manuali di calcolo infinitesimale prima (capitolo 26 ) e dopo l’unità d’Italia (capitolo 31). Ma anche temi più particolari come Torquato Tasso lettore di matematica nell’Università di Ferrara e Matematica e fisica nel Collegio Alberoni di Piacenza.
Gli ultimi due capitoli, il 37 e il 38, sono dedicati rispettivamente alla matematica nelle scuole elementari e alla riforma della scuola media della quale abbiamo ricordato, giorni fa, il sessantenario della istituzione. Il capitolo 35 tratta invece la Matematica nella riforma Gentile e il 36 La riforma Gentile e i matematici. Quest’ultimo ha un valore molto particolare, perché tocca le relazioni umane oltre che professionali, le posizioni ufficiali ma anche quelle più private. Contiene infatti stralci della corrispondenza tenuta dai grandi matematici del tempo con Giovanni Gentile, ponendone in rilievo il rapporto di stima e d’amicizia.
Il capitolo inizia con una descrizione dell’ambiente matematico:
“[…] Protagonisti della matematica italiana fra le due guerre mondiali furono Vito Volterra (1860-1940), Guido Castelnuovo (1865-1952), Federigo Enriques (1871 – 1946) e Francesco Severi (1879 – 1961). Rappresentavano quella «seconda generazione che trasforma l’Italia matematica in una “grande potenza”, inferiore solo a Francia e a Germania»; la prima generazione era stata quella risorgimentale, formata da Betti, Brioschi, Cremona e pochi altri che avevano dato il via alla ricerca matematica italiana a livello internazionale dopo l’unità d’Italia. Oltre ai matematici citati, altri matematici della stessa epoca sarebbero da ricordare per la loro fama e per il contributo essenziale allo sviluppo della matematica in Italia”.
Il capitolo prosegue con la posizione assunta contro la riforma Gentile da Vito Volterra, che nella sua qualità di presidente dell’Accademia dei Lincei aveva promosso la redazione di uno specifico documento di forte critica della riforma.
Ma la posizione di Volterra non fu granché condivisa dai matematici, ad eccezione di un alquanto blando sostegno da parte di Guido Castelnuovo.
La credenza dunque dei matematici fermi avversari della riforma Gentile e dello stesso ministro è, sotto molti punti di vista, una romantica esagerazione dei sostenitori delle due culture. I matematici furono in gran parte favorevoli allo spirito della Riforma e, sostanzialmente, anche all’abbinamento degli insegnamenti di Matematica e fisica. Comunque molti furono i matematici legati a Gentile da rapporti professionali e di grande rispetto. Il che è ampiamente provato da Luigi Pepe nel paragrafo Gentile e i matematici italiani nella corrispondenza privata.
Vi si incontrano:
Luigi Bianchi (1856 – 1928) che, per interessamento di Gentile, aveva preso il posto di Ulisse Dini nella direzione della Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1918 e a Gentile era legato da rapporti personali molto stretti. Nessuna opposizione si registra da parte di Bianchi alla riforma Gentile e lo stesso discorso vale per Guido Fubini (1879 – 1943) che fu compagno di studi di Gentile in Normale e in occasione della nomina a Ministro si congratulò con lui con questo augurio (4 novembre 1922): «Possa tu lasciare traccia della tua mente superiore nella nostra Amministrazione, possa tu riuscire a liberarci da tante istituzioni inutili e costose, possa tu riuscire a lottare con successo contro tanti interessi e tanti gruppetti».
Mauro Picone (1885-1977), il 5 giugno 1923, esprimeva a Gentile che definiva “illustre e venerata eccellenza” il suo entusiasno per l’avvenuta sua iscrizione al Partito Nazionale Fascista.
Guido Castelnuovo (1865-1952) era collega di Gentile all’Università di Roma e a lui si raccomandò per l’istituzione di una cattedra di Calcolo delle probabilità e statistica matematica(1926), la stessa che sarà poi occupata dal 1961 da Bruno de Finetti.
Federigo Enriques, che si occupò della riforma come presidente della Mathesis e in tale veste fu anche ricevuto dal Gentile al Ministero [VEDI]. La sua posizione è chiaramente espressa nell’articolo “La Riforma Gentile e l’insegnamento della Matematica e della Fisica” pubblicato sul n. 8 della rivista “Cultura Fascista” e successivamente sul Periodico di Matematiche [VEDI]
Infine, Francesco Severi (1879-1961).
Da Gentile fu nominato Rettore dell’Università di Roma nel 1923 e i loro legami, fortemente rinsaldati anche dalla nomina di questi all’Accademia d’Italia, unico matematico, non si interruppero nemmeno dopo il 25 luglio 1943. Infatti il 22 novembre, da Arezzo, Severi partecipava a Gentile l’espressione del più vivo compiacimento per la nomina a Presidente dell’Accademia d’Italia della Repubblica Sociale Italiana: «Son sicuro che l’Accademia e tutti noi molto ci avvantaggeremo dell’opera tua. Io sono particolarmente lieto come tuo vecchio amico ed estimatore».
Rilevante è poi, sia dal punto di vista didattico che della stessa conoscenza del pensiero di Gentile, la presentazione che questi scrisse per gli Elementi di Geometria che Severi aveva pubblicato presso l’editore Vallecchi di Firenze:
«Vedo con piacere che per lo studio della matematica nelle scuole medie si cominciano a pubblicare libri come questi del prof. Severi. La nuova scuola italiana deve essere una scuola attiva, che metta in moto in tutti i gradi e in tutte le forme dell’insegnamento le forze spirituali dell’alunno, dandogli la fatica e la gioia di capire da sé, di scoprire egli stesso e conquistare la sua verità: quella verità, che sola ha sapore, che si fa succo e sangue.
E questi libri mi pare corrispondano a meraviglia al nostro desiderio, che anche queste materie, le quali corrono sempre il rischio di finire in uno degli estremi opposti, o irrigidirsi in astrattezze astruse, o cadere in banalità intollerabili, vengano presentate nella forma più adatta a chi comincia: la forma euristica del concetto raggiunto attraverso intuizioni concrete, evidenti e attraenti».