Rousseau: come insegnare la matematica
Jean-Jacques Rousseau: per l’insegnamento della matematica Euclide non va bene, l’algebra ha bisogno della geometria e questa di figure disegnate con esattezza.
La matematica nelle Confessioni di Jean-Jacques Rousseau.
A leggerle, Le confessioni di J.J. Rousseau non è che entusiasmino molto. Spesso coinvolgono, altre volte annoiano, altre ancora provocano reazioni di fastidio, se non di irritazione, per questo o quest’altro pensiero o comportamento del Personaggio, come il ripetuto atto di abbandonare al brefotrofio i figli che gli nascono. Reazioni però tutto sommato contenute e in parte attese. Rousseau ha preavvertito che “non è migliore” ma è diverso dagli altri e il suo desiderio è di presentarsi così com’è, “in tutte le pieghe” della sua vita.
Chi è Rousseau?
Inizia a descriversi così: “Nacqui a Ginevra nel 1712 dal cittadino Isacco Rousseau e dalla cittadina Susanna Bernard. Poiché era minima l’eredità toccata a mio padre da una fortuna molto mediocre, divisa tra quindici figli, egli per vivere non contava che sul suo lavoro di orologiaio, nel quale, in verità, era molto abile. Mia madre, figlia del ministro Bernard, era ricca, era saggia e bella, e mio padre non la ottenne senza stenti. Il loro amore cominciò quasi con la loro vita; dagli otto ai nove anni tutte le sere passeggiavano insieme su La Treille, a dieci non potevano più separarsi”.
“La storia – egli scrive – mostra assai più le azioni che gli uomini, poiché essa non coglie questi che in certi momenti determinati, nei loro vestiti di