Se colto opportunamente, un semplice diversivo in classe può diventare l’espediente per una miriade di attività dalle finalità differenti: dal lessico alla composizione, dall’argomentazione alla manipolazione del testo. Concetta Messina ci racconta di un’esperienza in classe terza.
Elisa ha portato a scuola il suo Kindle in classe e… la classe si è fermata. Tra me e la maestra Albina, che insegna italiano, è scattato uno sguardo di intesa: la prossima attività didattica ci veniva servita su un piatto d’argento, anche se nessuna delle due prevedeva la portata di ciò che è conseguito.
Il kindle di Elisa ferma la classe
Abbiamo cominciato con un fuoco di fila di domande sull’oggetto, divenuto il catalizzatore dell’attenzione: «Ma che cos’è? Come funziona? Come è fatto? Che forma ha? A cosa serve? Come si usa?».
Dopo che il kindle è stato ampiamente toccato, maneggiato e descritto verbalmente, le osservazioni degli alunni sono state riportate sinteticamente alla lavagna concordandone l’ordine di esposizione.
Dalla frase allo schema e viceversa
Per dare la forma di uno schema alla conversazione, era necessario però che i bambini classificassero le osservazioni fatte in base ad argomenti generali, che riuscissero cioè ad andare dal particolare alla categoria (dico solitamente ai bambini di richiamare il “contenitore”, l’argomento che include quei dati) perciò li ho guidati con delle domande tipo: «ma se diciamo che è rettangolare, che è leggero, che è elettronico, di che cosa stiamo parlando?»(del suo aspetto, di come è fatto) «E se diciamo invece che è touch, che le sue scritte si possono ingrandire?» (di come si usa).
Lo schema alla lavagna, costruito assieme agli alunni, mostra ad uno sguardo la globalità e la completezza del discorso. Gli alunni sono stati invitati quindi a fare l’operazione inversa di tornare alla frase partendo, questa seconda volta, dalla sintesi: qualcuno ha cambiato le frasi, qualcuno ha aggiunto dei particolari ulteriori, altri meno sicuri si sono attenuti strettamente alla struttura.
In quanti modi possiamo dire?
Dopo un paio di riesposizioni, arrivati al punto sulla cover ci è venuta l’idea di sollecitare i bambini chiedendo loro di formulare quella specifica frase in modi diversi.
Su una seconda lavagna fortunatamente a disposizione, sono comparse presto queste alternative:
il Kindle è ricoperto da una cover;
il Kindle è rivestito da una cover;
il Kindle è inserito in una cover;
il Kindle è avvolto da una cover;
il Kindle è chiuso in una cover;
Ci siamo stupiti di quante variabili un unico enunciato potesse avere!
A questo punto, alla lavagna è stato scritto il testo in forma collettiva (che solo alla fine è stato riportato anche sui quaderni dei bambini attraverso la tecnica del dettato vocale) e una volta terminata la concentrazione compositiva, è stato riletto per valutarne la chiarezza e la riuscita d’insieme.
Di quale Kindle si tratta?
In questa fase è sorta spontanea un’altra domanda: «Ma, secondo voi, nel nostro testo abbiamo descritto proprio il Kindle di Elisa?».
In molti hanno saputo rispondere negativamente e indicare quali parti del testo facessero capire che la nostra descrizione fosse riferita a tutti i kindle, e non a uno in particolare.
Un‘altra interessante operazione orale è stata a quel punto quella di cambiare solo le parti del nostro testo necessarie a rendere il kindle in oggetto, quello specifico di proprietà di Elisa.
Oggi Elisa ha portato a scuola il suo tablet…
Smontiamo, rimontiamo, inventiamo, concordiamo
Non ci piaceva il fatto che la felice digressione delle frasi sulla cover fosse relegata a una parentesi, così la volta successiva, abbiamo fatto di quella parentesi il centro di una nuova lezione.
Abbiamo riscritto alla lavagna le frasi inventate dai bambini, che avevamo opportunamente fotografato, e le abbiamo fatte riportare anche sui loro quaderni. A questo punto abbiamo chiesto di osservare quali fossero i due elementi costanti in tutte le frasi (il Kindle e la cover) e cosa invece cambiasse ogni volta.
Con l’uso dei colori il discorso è diventato molto più chiaro.
È stato molto divertente ora coprire la parte finale e chiedere ai bambini di inventare delle frasi che avessero comunque senso ed eliminare sia la parte finale che quella iniziale e lasciare solo il verbo e la preposizione. I bambini si sono sbizzarriti. La situazione si è fatta ancora più stimolante cambiando il genere e il numero al verbo, sino a quando ho aggiunto di “avere molta acquolina” limitando il ventaglio di possibilità e ho lasciato alla lavagna solo due segmenti:
è ricoperto;
è ricoperta.
Tutti volevano rispondere. Così abbiamo dato a ognuno un pezzetto di carta e poi abbiamo letto le numerose alternative.
Che gusto l’argomentazione (partendo da un Kindle in classe)!
Qualche giorno dopo abbiamo inscenato una contesa: io tenevo in mano un libro e la maestra Albina il Kindle di Elisa tornato protagonista. Ognuna delle due, alternativamente, portava l’acqua al proprio mulino mettendo in risalto gli aspetti negativi del supporto altrui e difendendo il proprio. Non appena abbiamo iniziato a vacillare, i bambini ci sono venuti in soccorso con argomentazioni molto più interessanti e inaspettate.
Emanuele: «Se il libro cade nell’acqua si rovina, mentre se la stessa cosa succede al Kindle lo metti nel riso e si asciuga». «Perché?». «Perché il riso assorbe l’acqua, maestra, non lo sai?!».
Chi dice che l’argomentazione va introdotta solo nelle classi più alte? I bambini sin da piccoli motivano le loro scelte e cercano di convincerne gli interlocutori. La difficoltà risiede semmai nel mettere assieme le argomentazioni, nel legarle attraverso connettivi. Questo sì, è un po’ difficile per bambini di terza.
Al termine del siparietto che ha scaldato non poco gli animi nel “pubblico”, abbiamo chiesto alle alunne e agli alunni di dividere una pagina a metà e di scrivere da una parte delle frasi a favore del kindle,e dall’altra quelle a favore del libro tradizionale.
Esercizi di coerenza
L’ultima attività a chiusura del cerchio non poteva che essere la correzione collettiva di alcune frasi dei bambini, riportate fedelmente alla lavagna e soggette all’analisi di tutti. La cernita di queste frasi non è stata però dettata dalle imprecisioni ortografiche, piuttosto da quelle sintattiche e, ancora una volta, da quelle che difettavano in coerenza.
Così, la frase di Greta «Il libro al buio non si può leggere» era corretta ma incoerente con la consegna del lavoro. La abbiamo trasformata quindi in «Con il Kindle si può leggere al buio».
La frase di Riccardo «Il libro lo posso leggere quando vuoi» è stata cambiata sia in «Il libro lo posso leggere quando voglio» sia in «Il libro lo puoi leggere quando vuoi» a seconda che si sia voluta salvare la prima o la seconda parte della frase originaria.
Attraverso questi esercizi gli alunni hanno ragionato sulla coerenza dei costrutti e sulla loro correttezza sintattica.
D’altra parte “imparare a scrivere è, in un certo senso, imparare a pensare” e imparare a pensare prendendo spunto da occasioni concrete, è molto più motivante e coinvolgente.
Il Kindle di Elisa ha fermato la classe, ma la sosta è stata un viaggio meraviglioso.