Sardegna, il recupero dell’Argentiera: così si frena il consumo di suolo

Nel 1963, quando si esaurì il giacimento e chiuse la miniera da cui si estraevano piombo e zinco argentifero, l’Argentiera divenne una sorta di villaggio fantasma. La grande laveria puntava le sue finestre con i vetri rotti, come orbite vuote, sul mare cristallino di Sardegna. A pochi chilometri da Sassari, sulla costa Nord-ovest dell’isola, negli anni successivi le spiagge intorno all’ex insediamento minerario erano frequentate da amanti del mare più selvaggio, che quando soffia il maestrale è inavvicinabile. Negli ultimi anni, però, un progetto di riqualificazione delle strutture e di bonifica dei terreni, inquinati da metalli pesanti degli scarti di lavorazione, ha avviato all’Argentiera un percorso che potrebbe essere un modello turistico per una regione che volesse accogliere i visitatori senza snaturare le sue coste.
Ristrutturare edifici è infatti uno dei capisaldi per frenare il consumo
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