Qual è l’origine della cattiveria che è in noi

Cattiveria, crudeltà, violenza. La Storia dell’uomo è anche questo: guerre, torture, massacri. Eppure, dicono gli studi, perfidi non si nasce. Oltre che dai geni, il comportamento è fortemente condizionato dalla storia personale, da fattori sociali e culturali. Inoltre, la malvagità ha più facce: la scienza ha tracciato diversi identikit di “cattivi”, i cui tratti possono essere più o meno netti. Propri di dittatori o killer tristemente famosi, ma anche dell’uomo della porta accanto.

Guerre ideologiche e religiose. Tra i fattori che inducono alla crudeltà, lo psicologo Roy Baumeister elenca il desiderio di guadagno materiale, l'”egotismo minacciato” (viene minata un’autostima instabile e “gonfiata”), il sadismo e anche l’idealismo (far del male per fini “nobili”). «Molti conflitti violenti sono guidati da ideologie irrazionali, religiose e laiche. Quelle utopistiche sono tra le peggiori perché qualsiasi mezzo, pur deplorevole, può diventare “razionalmente” giustificabile per un fine utopistico, specie se accompagnato dalla disumanizzazione di un gruppo ritenuto ostacolo al raggiungimento della società perfetta», spiega Lewis. È ciò che avvenne con l’Olocausto. E sostenere la guerra e la brutalità per questioni ideologiche è, purtroppo, quanto mai attuale: il patriarca russo Kirill ha dichiarato nel 2023 di appoggiare la violenza in Ucraina in quanto guerra contro i valori occidentali. 

Chi sono le persone cattive? Delroy Paulhus, psicologo all’Università della British Columbia (Canada), studia le “personalità oscure”. Inizialmente, il suo interesse si è orientato ai narcisisti: egoisti, competitivi, dominanti, bisognosi di ammirazione, hanno un senso grandioso di sé e attaccano chi li ostacola (sentono di avere più diritti degli altri) o rappresenta un pericolo per la loro (in realtà, fragile) autostima. Poi, assieme al collega Kevin Williams, ha esteso i suoi studi al machiavellismo e alla psicopatia (altri due tratti della personalità), individuando quella che è stata chiamata la “triade oscura”: ovvero le tre facce della malvagità.

Il peggio dell’umanità. Il machiavellico è cinico e amorale, pianifica bieche strategie per ottenere ciò che vuole, costruisce alleanze e, intanto, cerca di preservare una reputazione positiva. Lo psicopatico (ovvero la persona con tratti definiti tali) è impulsivo, irritabile, bisognoso di continui stimoli, manipolatore senza scrupoli, insensibile ai sentimenti altrui al punto da non provare rimorso. Insieme al narcisista sono un trio davvero poco rassicurante: si tratta di personalità indipendenti ma correlate che a volte convivono in vari “dosaggi” nello stesso individuo, anche se non sempre è così.

Scrivono Paulhus e Williams«A vari livelli, tutte e tre comportano un carattere socialmente malevolo con tendenze all’autopromozione, freddezza emotiva e aggressività». In sintesi, il peggio dell’umanità.

Sadismo e deficit di personalità. Ma la ricerca di Paulhus si è spinta oltre, concentrandosi su persone che ammettono di infliggere dolore agli altri senza motivo se non il proprio piacere. Identificando così una quarta dimensione della malvagità: il “sadismo quotidiano”. Unita alle altre compone quella che ha chiamato “tetrade oscura”. Ma perché i sadici si comportano così? Un’ipotesi è che provino emozioni positive attenuate: i loro atti di crudeltà potrebbero essere un tentativo di scuotere tale intorpidimento emotivo, di cercare eccitazione compensando la carenza di sensazioni piacevoli nella loro vita. Tant’è che, secondo altri studi, una propensione cronica alla noia nella quotidianità favorisce pensieri e comportamenti sadici, come il trolling online: «I trolls sembrano essere la versione internet dei sadici perché passano il tempo a cercare persone da ferire», ha confermato Paulhus. Certo, questo passaggio all’azione non è frequente: «Un comportamento sadico è improbabile senza altri deficit di personalità (ad es., inclinazione alla rabbia, impulsività), ma istinti sadici (senza insensibilità) sono possibili anche in persone non disturbate», scrive Paulhus.

Ma qual è il profilo di personalità più malevolo? «La psicopatia è il più pericoloso dei disturbi della personalità», sostiene lo psicologo Paul Babiak sul bollettino dell’Fbi. Perché porta a vedere il prossimo come un oggetto, un puro strumento di cui servirsi per i propri bisogni senza interesse per ciò che prova. «L’egocentrismo e il bisogno di potere e controllo dello psicopatico sono ingredienti perfetti per una vita di attività antisociali e criminali». Truffe, aggressioni, violenze sessuali, assassinii, omicidi seriali sono spesso associati a questo profilo di personalità. «Se gli psicopatici commettono un omicidio sarà probabilmente pianificato e la motivazione spesso coinvolge la gratificazione sadica», aggiunge Babiakz. In genere, questi individui sono disinvolti e affascinanti: mettono la maschera giusta per guadagnarsi la fiducia della vittima di turno (ad esempio, per raggirare pensionati da derubare). 

il Capo di Stato, il collega e il vicino di casa. Ma non tutti gli psicopatici sono criminali (così come è vero il contrario). In teoria, ciascuno potrebbe averli come colleghi di lavoro, parenti o vicini di casa.

Pur non provando empatia sanno “leggere” le emozioni altrui e sono bravi nel simularle. «Per via della loro abilità interpersonale, la maggior parte può dare una buona impressione e molti non hanno difficoltà a entrare nei ranghi degli affari, della politica, delle forze dell’ordine, del governo e del mondo accademico. «Ed esistono in tutti i settori di lavoro», sottolinea Babiak che ha chiamato snakes in suits (serpenti in giacca e cravatta) gli psicopatici che, con le loro manipolazioni, arrivano a ricoprire posizioni di rilievo.

Hitler e i suoi seguaci. Pur capendo la differenza tra “bene” e “male”, spesso chi compie azioni crudeli le minimizza o razionalizza i fatti vestendoli con l’idea di essere stato provocato, di aver subìto di peggio o che la vittima lo meritasse. «In gran parte, gli individui che agiscono in modo malvagio si considerano brave persone che combattono le forze del male», scrive lo psicologo Roy Baumeister, autore di testi sulla malvagità, oggi all’Università del Queensland (Australia). Persino Hitler si reputava, assieme al popolo tedesco, una vittima: incolpò gli ebrei della sconfitta della Germania e delle misere condizioni economiche in cui era piombata, li descrisse come una razza avida, amorale e parassita, pericolosa per il Paese e i valori della società. Sui suoi disturbi mentali si sono avanzate varie ipotesi, tra cui psicopatia, narcisismo, sadismo e paranoia (convinzioni deliranti di essere minacciati o perseguitati).

Ma molti seguaci di Hitler fecero proprie queste folli teorie. Per quanto, come dice Lewis: «Altri ritennero comodo avere un capro espiatorio. C’erano molti psicopatici, delinquenti e opportunisti che saltavano sul carro per interesse personale». Lo sterminio nazista è anche un esempio di come la malvagità possa manifestarsi in sordina e subire un’escalation. Infatti, secondo molti storici, il genocidio non era l’obiettivo iniziale. Come spiega Peter Heyes, docente di storia alla Northwestern University (Usa): «Gli sforzi sempre più duri per “rimuovere” gli ebrei dal territorio tedesco si sono rivelati insufficienti o impraticabili e hanno lasciato il posto a metodi sempre più estremi di “eliminazione”. 

Pena di morte e aggressione militare. Attenzione anche a credere nel “male puro”, cioè nella totale malvagità senza sfumature e possibilità di riscatto: chi lo fa, tende in realtà a essere più ostile e aggressivo, come emerge da uno studio delle Università della Pennsylvania e del Kansas.

In genere, chi crede al male assoluto è più pessimista, diffidente, meno egualitario, giustifica la violenza preventiva ed è più spesso favorevole alla pena di morte e all’aggressione militare. Un atteggiamento rischioso: quando entrambe le parti di un conflitto vedono l’altra come “malvagia” è facile si inneschi una spirale di violenza. 

Continua la lettura su: https://www.focus.it/comportamento/psicologia/guerre-violenza-omicidi-quale-origine-cattiveria-che-e-in-noi Autore del post: Focus Rivista Fonte: http://www.focus.it

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