Cinque cose che (forse) non sapevi sulla Gestapo
La Gestapo (abbreviazione di Geheime Staatspolizei, “polizia segreta di Stato”) con il dilagare dell’occupazione tedesca in Europa divenne il braccio politico delle Ss e si diffuse anche all’estero. Poi, nel dopoguerra, in piena Guerra Fredda, molti ufficiali, scampati al processo di Norimberga, vennero arruolati come agenti segreti dalle potenze occidentali e dall’Unione Sovietica.
Non è un’invenzione dei nazisti
Gli agenti della Gestapo, con i loro cappotti di pelle, sono entrati nei nostro immaginario con i film sul nazismo, eppure non era un’invenzione di Hitler, ma l’evoluzione della polizia politica del Reich prussiano (tra le più efficienti a fine Ottocento), che nel 1933 fu affidata da Hitler a Hermann Göring.
Era controllata dalle Ss
Nel 1934 la Gestapo passò sotto il controllo diretto delle Ss (in particolare del Servizio di sicurezza). Il comandante delle Ss Heinrich Himmler voleva creare una struttura di intelligence interna al corpo scelto del partito nazista. Scelse l’ambizioso Reinhard Heydrich per dirigere il corpo, che in pochi anni divenne il leader indiscusso della Gestapo e si trasformò in uno degli uomini più temuti del Reich. A partire dal 1936 Heydrich la affidò al “direttore generale” Heinrich Müller.
Gli ingrati compiti dell’intelligence
Nella Gestapo c’era un ufficio per ogni necessità: l’identificazione e la cattura degli ebrei, il controllo politico su sette e chiese (massoneria inclusa), la caccia agli oppositori politici (con dipartimenti dedicati ai comunisti, ma anche ai liberali e ai “reazionari”), la supervisione all’immigrazione e all’emigrazione, il controllo delle frontiere, l’autorizzazione al lavoro nelle fabbriche e negli uffici, lo spionaggio e la lotta al sabotaggio interno.
Da nazisti ad agenti segreti Usa
Dopo il 1939, quella che doveva essere la polizia segreta di Stato, dilagò anche all’estero. Furono creati reparti dedicati nei Paesi occupati dalle truppe tedesche, dove la Gestapo agiva come braccio politico delle Ss. Per esempio in Francia ebbe un ruolo di spicco Klaus Barbie (1913-1991), il comandante della Gestapo soprannominato “il boia di Lione”. Alla fine della Seconda guerra mondiale Barbie, come tanti ex pezzi grossi della Gestapo, si salvò perché venne reclutato dal controspionaggio statunitense, ma nel 1987 fu condannato all’ergastolo in Francia. E la stessa cosa accadde ad altri criminali di guerra nazisti che facevano parte della Gestapo, trasformati in agenti segreti durante la Guerra Fredda dalle potenze occidentali e dall’Unione sovietica.
Dove rinchiudevano i prigionieri?
Le carceri della Gestapo erano campi di concentramento. A Berlino la polizia segreta destinò un’area dell’aeroporto di Tempelhof come prigione per gli oppositori del regime. Fu denominata Columbia-Haus, qui i prigionieri erano segregati in condizioni disumane all’interno di 156 baracche di legno sempre sovraffollate.
Gran parte degli internati erano ebrei, comunisti, socialdemocratici, intellettuali e omosessuali. Molti morirono in seguito ai pestaggi, alle torture e alle privazioni che subirono. Vi furono imprigionate complessivamente circa 8mila persone fino al 1936, anno in cui il ministero dell’Aviazione del Reich decise la chiusura del campo di concentramento per permettere l’espansione dell’aeroporto. I detenuti furono trasferiti in massa nel vicino lager di Sachsenhausen, mentre la Columbia-Haus venne demolita nel maggio del 1938.
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