La moda si riscopre lenta
In Francia l’Assemblea nazionale ha di recente approvato una proposta di legge che intende ridurre l’impatto ambientale del fast fashion, imponendo un sovrapprezzo ai marchi che venderanno nel Paese i loro capi. La scelta non sorprende, se si considera che l’industria della moda è seconda solo al settore petrolchimico per impatto ambientale ed è responsabile dell’8% delle emissioni globali di CO2. Inoltre, consuma e inquina più del 20% dell’acqua per usi industriali (solo l’agricoltura fa peggio). Il 70% dei tessuti è composto da derivati del petrolio e solo l’1% di questi viene riciclato.
In questo contesto, spicca il ruolo in negativo giocato dal fast fashion, la moda usa e getta basata sull’offerta di collezioni che si rinnovano a forte velocità, che ha alimentato negli ultimi anni un ciclo incessante di produzione e consumo, portando all’uso smodato di materie prime e al forte incremento nella produzione di rifiuti. A questo proposito,
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