Ossessioni, inibizioni, Dio e il divino Wagner: Anton Bruckner com’era
In occasione del bicentenario dalla sua nascita, Alberto Fassone pubblica le sue lettere che dipingono un uomo profondamente devoto, afflitto da disturbi ossessivo-compulsivi e da relazioni amorose tormentate
Adombrato dal centenario pucciniano, quest’anno ricorre anche il bicentenario della nascita di Anton Bruckner, compositore tardoromantico troppo ingiustamente accusato di provincialismo. Di Bruckner, che visse gran parte della sua vita nell’abbazia di Sankt Florian di Linz dove fu organista titolare e dove è sepolto, non si conosceva molto della sua vita e della sua personalità al di fuori dell’aneddotica viziata, appunto, da una magra considerazione di musicista di paese.
Per questo è dirompente la prima pubblicazione italiana, da parte della Libreria Musicale Italiana, delle lettere del sinfonista austriaco. Alberto Fassone, che ha curato l’edizione del carteggio, è chiaro a precisare subito che l’epistolario reca “un’impronta fortemente pragmatica”, soprattutto nella corrispondenza con i colleghi. Ma non di rado, l’uomo emerge eccome, come nel caso della sua crisi esistenziale dell’estate del 1867 quando all’amico Rudolf Weinwurm raccontò di “uno stato totale di rovina psichica e di abbandono, uno stato totale di estenuazione nervosa e di sovreccitazione!!! Mi trovo nella condizione più orribile. Ci manca solo poco e sono finito”. Bruckner, infatti, soffriva di disturbi ossessivo-compulsivi e di coazione a contare: venne curato con bagni freddi, sonno e astensione dall’attività musicale. Una situazione psichica debole di certo non facilitata dal tormentato rapporto che Bruckner ebbe con le donne: rapporto coronato da numerose proposte di matrimonio fallite e da una sessualità inibita.
Musicalmente Bruckner venerava Wagner (e Wagner lo sapeva e questo gli piaceva) in una maniera addirittura debordante. Basta leggere la lettera che gli scrisse il 20 maggio 1878 in occasione del compleanno: “Sublime maestro! Colpito sino nell’intimo dalla maestà delle Sue immortali, splendide creazioni, oso nuovamente deporre ai piedi del creatore di tutti questi meravigliosi ideali, oggi, nel giorno del compleanno, che rimarrà celebre eternamente, i miei omaggi più profondamente sentiti. Che sia lodato l’Eterno, che ci diede oggi il nostro grande maestro, facendogli creare da quel giorno tutto ciò che si riempie d’infinita felicità. Voglia Dio conservarLa, sublime Maestro, fino all’età più avanzata vigoroso e sano come è stato sino adesso, per la gloria, la cultura e la gioia dell’umanità!”. Wagner aveva promesso a Bruckner l’esecuzione di tutte le sinfonie e quanto la devozione di Bruckner fosse disinteressata non lo sapremo mai (certo, il sospetto rimane dal momento che quando Mahler diresse la Messa in Re minore e il Te Deum, Bruckner, che era convinto dell’esistenza di una persecuzione nei suoi confronti, gli scrisse chiamandolo “mio nobile eroe”).
Un ultimo aspetto che emerge nettamente è quello della fede. La Provvidenza e l’invocazione di Dio sono un sottile ma robusto filo rosso nelle lettere di un organista che aveva trovato in un’abbazia il suo nido. E pazienza se Brahms lo disprezzò quale “povero pazzo che i pretacci di San Floriano hanno sulla coscienza”.
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