Il caso della prof. che nega la Resistenza ci dice molto della scuola italiana
In questa vicenda non c’entra il fascismo. La questione è ben più grave: l’istituzione scolastica serve a sviluppare un pensiero critico, non a far imparare a memoria un catechismo
Sullo stesso argomento:
Troppo presi dal catalogo delle conquiste dei ragazzi del liceo classico Visconti, abbiamo lasciato passare in sordina la notizia della professoressa di Reggio Emilia che sostiene la Resistenza sia un’invenzione. E’ accaduto allo scientifico Aldo Moro, dove pare che mercoledì l’insegnante abbia distribuito due volantini: uno contro l’Agenda 2030 dell’Unione europea, l’altro con un’ardita decostruzione dell’operato dei partigiani, fino a parlare di “una resistenza nata dopo l’8 settembre del ’43, pagata dagli Alleati, inventata”.
Il testo completo si trova sull’Ansa, comprese le sgrammaticature e una sintassi che riproduce la fumosità dei pensieri retrostanti. Temo che accanirsi sul cattivo (o mancato) utilizzo dell’italiano da parte degli insegnanti superiori sia inutile – se fior di diplomati non
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