“Non riattaccare”, un thriller telefonico ad alta tensione
Le regole del lockdown e della quarantena diventano una matrice thriller decisamente forte in questo film notturno e misterioso, quasi tutto ambientato all’interno di un’automobile e scritto durante il periodo di pandemia.
Bravissima Barbara Ronchi
Seppur il soggetto possa ricordare un buonissimo film come “Locke” di Steven Knight del 2013, in cui Tom Hardy riceve una telefonata inattesa mentre si trova a bordo della sua automobile, la struttura drammaturgica di “Non riattaccare” è solida e riesce a incuriosire, benché col passare dei minuti i “colpi di scena” appaiano troppo prevedibili.
Nonostante qualche svolta narrativa telefonata, l’estetica del lungometraggio è di buona fattura, tanto da riuscire a mantenere alta la tensione fino alla fine e a dimostrare il talento di Lucibello, capace di costruire storie avvincenti anche con pochi mezzi a disposizione.
Un grande valore aggiunto è l’ottima prova di Barbara Ronchi: l’attrice romana, reduce dal meritato Nastro D’Argento per la sua performance nello splendido “Rapito” di Marco Bellocchio, regala un’altra interpretazione convincente in un ruolo senza dubbio complicato.
Da segnalare, però, anche l’altrettanto importante lavoro svolto da Claudio Santamaria, che presta la voce al personaggio di Pietro.
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