‘C’è del marcio a Bologna’, la strage e il caso del ‘Candido’ nel saggio di Giraudo
Il libro, edito da Passaggio al bosco, racconta la battaglia giornalistica del settimanale, che costò la detenzione al suo vicedirettore, finito in carcere, forse unico giornalista italiano, per non aver rivelato le fonti in relazione a un articolo di Giorgio Pisanò
Un intero libro che ruota attorno a una vicenda carceraria di appena 15 giorni, il racconto della battaglia giornalistica sostenuta dal settimanale “Candido”, che costò la detenzione al suo vicedirettore, Guido Giraudo, finito in carcere, forse unico giornalista italiano, per non aver rivelato le fonti d’informazione, in relazione a un articolo di Giorgio Pisanò del giugno 1981 sulla strage di Bologna, che “ipotizzava quello che sarà ‘certificato’ da una perizia quarant’anni dopo”.
La casa editrice Passaggio al bosco porta in libreria “C’è del marcio a Bologna. 12 mesi per far sparire la verità sulla strage”, dello stesso Giraudo, un saggio che racconta l’anno a cavallo tra l’agosto 1980 (la bomba alla stazione di Bologna è del 2 agosto 1980) e il luglio 1981, i 12 mesi appunto in cui, scrive l’autore, “si decise che nessuno avrebbe mai saputo la verità sulla strage alla Stazione”. Nel volume, oltre ai documenti del ‘Candido’, ci sono anche disegni originali di Almerigo Grilz, grande inviato di guerra che aveva (anche) il talento per il disegno.
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