La riparazione come via rieducativa

La riparazione come via rieducativa

di Vincenzo Andraous

Decreto carceri, bello che fatto, lanciato oltre le linee, nel bel mezzo della contesa, ma non delle leggi giuste che fanno del bene, bensì addosso a chi già è morto penzoloni in qualche letto  a castello arrugginito, a chi domani o dopo morirà un’altra volta ancora, in barba alle leggi appunto, quelle leggi varate per fare giustizia dell’ingiustizia. Perché questo decreto carceri? Le sintomatologie che ne hanno richiesto l’urgenza sono differenti, da una parte i morti ammazzati a raffica che non suscitano vergogna, neppure casi di ansia in chi nasconde la verità sotto la bandiera sdrucita della pena certa, quando morire in questo modo è sicuro ben di più della pena certa, quella che comunque dovrebbe consistere in un inizio e in una fine, quindi di certo allo stato attuale c’è soltanto l’uso improprio delle parole o meglio delle ideologie inconcludenti in questi tempi di poca umana compassione. Più la galera assume i connotati di una bolgia indegna di un paese civile, più sorgono anfratti politico gestionali causati dall’intorpidimento ad affrontare con cognizione di causa le sfide quotidiane di quella pena si da scontare ma nella umanità  e rispetto della dignità di tutte le persone, anche quelle ristrette che intendono scontare la propria pena nel tentativo di riparare al male fatto. I decreti si varano inarcando le sopracciglia per poi  richiedere ulteriori sedute all’insegna  di una riflessione che possa correggere gli interrogativi rimasti a metà del guado. Nel frattempo si muore, ci si ferisce, si protesta, ci si rivolta, innocenti e colpevoli si scambiano di posto tra lividi e disperazione, dimenticando che chi è disperato è colui che non ha più sentore della più remota speranza. Il carcere è ormai ridotto a un lazzaretto disidratato, sappiamo fin troppo bene che non può esserci salute senza salute mentale e non è più accettabile che nelle diverse situazioni di bisogno occorra ogni volta ricorrere alla protesta, alla violenza, a pagare prezzi inusitati per diritti palesemente negati, una gravissima e persistente violazione dell’articolo 32 della nostra Costituzione.Dell’articolo 27 della stessa carta magna mi sembra davvero una bestemmia a questo punto continuare a parlarne.

Continua la lettura su: https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=172580 Autore del post: EdScuola Fonte: http://www.edscuola.it/

Articoli Correlati

La vergogna

Emozioni: la vergogna

Evoluzione e caratteristiche peculiari

di Gino Lelli e Andrea Sorcinelli

Le emozioni primarie o di base sono innate, spontanee e universali. Generalmente, vengono considerate tali:

1) la collera o rabbia,

2) il disgusto,

3) la felicità o gioia, 

4) la sorpresa, 

5) la paura, 

6) la tristezza.

Le emozioni che rientrano nella relazione tra madre e bambino sono la paura, la tristezza, la rabbia, la protesta, la felicità o gioia.

Alcune emozioni, definite interpersonali, hanno caratteristiche particolari, poiché prevedono una relazione fra almeno due persone e l’autoconsapevolezza. Due sono le più importanti: la vergogna e il senso di colpa.

Il senso di colpa si prova, generalmente, in riferimento a una persona, la vergogna quando si verifica unaumiliazione.

Entrambe, implicano sempre un riferimento a sé stessi, ad esempio “mi sento in colpa perché ho fatto del male” e una relazione fra due persone, “mi vergogno perché l’altro mi ha umiliato”. Per tale motivo vengono chiamate emozioni interpersonali.

Provare vergogna è una esperienza spiacevole e dolorosa, è l’abbattimento di sé e della propria immagine, il desiderio di nascondersi, una condizione di impotenza, una ferita che trafiggente la stima e la fiducia in sé.

D’altra parte, provare vergogna è il segnale evidente di un gioco psicologico in atto, poiché costituisce un’emozione intrinsecamente sociale e relazionale (ad esempio, si prova vergogna immaginandosi davanti a un pubblico che disapprova e condanna).

La vergogna è spesso il risultato di un gioco di interiorizzazione, riprovazione e umiliazione, per questo, determina reazioni forti di rabbia, vendetta e ritorsione.

La persona che prova vergogna è umiliata e offesa nella propria dignità, si sente in balia degli altri, in una condizione insostenibile, da cui esce sconfitta e/o depressa, con una rabbia che spesso rivolge alle vittime dei suoi attacchi.

Evoluzione delle emozioni del bambino

Il neonato è dotato di un sistema di emozioni già operante al momento della nascita, presenta una precisa sequenza evolutiva, passando in modo continuo e progressivo da un livello poco articolato a successivi sempre più complessi, flessibili e sofisticati.

Nei primi giorni di vita, le reazioni emotive fondamentali per la sopravvivenza, sono regolate da processi biologici innati in risposta a specifici stimoli dell’ambiente.

Il neonato prova piacere (ad esempio per i liquidi dolci) o disgusto (ad esempio per le sostanze amare), ha specifiche reazioni di trasalimento (in caso di forti rumori o flash di luce), manifesta sconforto (in presenza di stimolazioni dolorose) ed esprime interesse per gli stimoli nuovi e in movimento, per la voce e per il volto umano (in particolare, della madre).

Alla fine del secondo mese le condotte emotive del neonato sono maggiormente sintonizzate in funzione delle interazioni sociali. A 5-6 settimane di vita compare il sorriso sociale in risposta alla voce e al volto umano.

Attorno ai 3 mesi compaiono le manifestazioni della sorpresa (a fronte di stimoli nuovi o inattesi), della gioia e della tristezza, nonché della collera e della rabbia (in caso di costrizione fisica).

A 5 mesi compaiono le espressioni della paura e della circospezione rispetto soprattutto alle altezze (paura di cadere), a 7-9 mesi emerge il timore per l’estraneo che segnala un preciso legame di attaccamento con la propria madre come luogo sicuro di protezione e di cura (ogni estraneo è percepito come una minaccia e come un pericolo).

A partire dai 18-20 mesi compaiono le prime manifestazioni delle cosiddette emozioni sociali e autoconsapevoli, come la vergogna, l’orgoglio e la colpa.

Il bambino piccolo si pone, quindi, ben presto come soggetto emozionalmente e affettivamente competente, in grado di sostenere scambi appropriati e significativi con il proprio contesto.

La genesi della vergogna nel bimbo

Al momento della nascita, il neonato non prova alcuna esperienza di vergogna in quanto non è innata bensì è una condotta emotiva che viene appresa attraverso processi di socializzazione più o meno lunghi e mediante la condivisione relazionale di esperienze con gli adulti di riferimento (di solito, i genitori).

Al pari delle altre emozioni autoconsapevoli, forme iniziali di vergogna compaiono nel bambino attorno ai18-20 mesi.

La vergogna, come la colpa e l’orgoglio, è un’emozione sociale e richiede comunicazione interpersonale, condivisione di situazioni e significati con i genitori.

Forme più evidenti di vergogna sono osservabili nel bambino di 2-3 anni.

In questo processo è assai probabile che un genitore abbia provato e manifestato vergogna davanti al bambino prima che quest’ultimo ne faccia esperienza.

All’origine dell’emozione della vergogna contribuiscono in maniera efficace due altri aspetti.

Innanzitutto, nel 2° anno di vita, durante il quale avviene l’apprendimento della regolazione degli sfinteri uretrale e anale, vi è la probabilità che si verifichino ancora con una certa frequenza episodi di incontinenza.

Tali episodi possono essere oggetto di biasimo e di rimprovero da parte dell’adulto, una madre, per esempio,può manifestare il proprio disappunto con espressioni del tipo: “L’hai fatta ancora addosso come se fossi un bambino di pochi mesi.

Hai sporcato dappertutto. I bambini grandi come te la fanno invece nel vasetto! Vergognati!”.

Tale tipologia di biasimo può riguardare non soltanto il controllo degli sfinteri, ma tutti i comportamenti e gli aspetti nei quali un bambino di 2 anni si comporta ancora in maniera non adeguata agli standard (presupposti e richiesti) della sua età.

In secondo luogo, sempre nel corso del 2° anno di vita, il bambino può trasgredire a comandi e a divieti imposti dai genitori, al fine di contenere la sua volontà di esplorazione dell’ambiente con il rischio di farsi del male.

In questo caso la trasgressione di regole e di norme può essere oggetto di biasimo e di rimprovero da parte degli adulti, con espressioni del tipo: “Hai di nuovo messo la sedia vicino alla finestra anche se ti avevo detto di no. Lo sai che la mamma vede tutto e sa tutto. Che figura avrei fatto con il papà se fossi caduto e ti fossi fatto del male! O se fossi andato giù dalla finestra! Sarebbero arrivati i carabinieri e mi avrebbero messo in prigione”.

La vergogna ha origine, quindi, nelle interazioni con gli adulti di riferimento (di solito, i genitori).

In questo processo assume una notevole rilevanza il ruolo del riferimento sociale sopra ricordato che, oltre a essere un regolatore della condotta in caso di incertezza, è anche alla base della genesi della vergogna poiché favorisce nel bambino la distinzione fra ciò che è permesso e ciò che è proibito, fra ciò che si può fare e ciò che non va fatto.

Nella situazione positiva (del lecito) c’èincoraggiamento, interesse condiviso e espansione relazionale fra bambino e adulto.

Per contro, nella situazione negativa (del proibito), si ha una condizione di vigilanza e di controllo da parte dell’adulto, all’interno di un processo di valutazione delle prestazioni del bambino in conformità a standard precostituiti.

A riprova di questo processo psicologico si possono menzionare i monologhi dei bambini piccoli, quando nel gioco di finzione e di fantasia ripetono le frasi e i gesti disciplinari dei propri genitori.

Se riportano con una certa frequenza dialoghi basati sulla propria immagine, su che cosa possono dire gli altrie così via, è presente una situazione evolutiva nella quale la vergogna ha già messo le radici. 

Questi apprendimenti emotivi della vergogna sono concomitanti con la comparsa dell’imbarazzo che inizia a manifestarsi attorno ai 15-18 mesi di vita.

Pratiche educative e inclinazione alla vergogna

Le pratiche educative influenzano il favorire nel bambino la tendenza alla vergogna piuttosto che alla colpa. Il sistema premiale e punitivo adottato, insieme alle pratiche disciplinari, sono importanti, poiché insegnano al bambino a conformarsi agli standard stabiliti (anche quando avverte desideri di segno opposto) e ad attribuire un determinato valore al proprio comportamento.

Fra le diverse pratiche disciplinari presenti, come le punizioni corporee, le proibizioni tassative, le spiegazioni ragionate e la sottrazione di affetto, quest’ultima, in particolare, favorisce la comparsa dell’emozione della vergogna, in quanto trasmette il significato: “tu sei indegno di me”.

Parimenti, un altro fattore che favorisce la comparsa dell’esperienza della vergogna è il grado in cui i genitori comunicano al bambino l’importanza di ottenere regolarmente successo nelle prestazioni.

Una forte enfasi sul successo, con l’adozione di standard elevati, pone il bimbo nella condizione di provare frequentemente l’esperienza della vergogna per i propri probabili fallimenti.

Questa situazione si evidenzia maggiormente quando si pone l’accento sul successo del proprio gruppo in un contesto relazionale positivo e favorevole; in questi casi,il fallimento è percepito in maniera assai più negativa e penosa e, di conseguenza, l’emozione della vergogna diventa ancora più intensa e prolungata.

Abuso sessuale e vergogna

Gli abusi sessuali determinano nelle vittime forti reazioni di vergogna, simili tra loro a livello psicologico anche se riguardanti persone di età differenti.

L’abuso sessuale consiste nell’imporre con forza e costrizione fisica e/o psicologica un’attività sessuale che non è voluta né tanto meno desiderata dalla vittima. La percentuale più elevata si registra fra le mura domestiche, in casa, da parte di parenti o amici, comunque da parte di adulti conosciuti dalla vittima.

Le situazioni di stupro e di violenza sessuale da parte di sconosciuti, per strada o in luoghi pubblici, pur essendo reali, sono percentualmente assai meno frequenti.

La ragione di fondo per cui una persona abusata sente una profonda vergogna rispetto a quanto è accaduto,risiede nella consapevolezza dell’offesa subita, nella frantumazione della propria immagine, nella dimostrazione palese della condizione di impotenza. L’abuso è percepito come un’offesa profonda e irreparabile del proprio sé.

Oggi, anche se in misura più attenuata rispetto al passato, la violenza sessuale costituisce ancora una specie di “tabù sociale”, di cui non si può parlare né in privato, né tanto meno in pubblico; parlarne significa squalificarsi e disperdere la propria dignità, attirare su di sé un’attenzione ingiusta, spesso morbosa, a volte di pietà e di commiserazione, in ogni caso indesiderata.

Per questo motivo l’abuso sessuale è spesso accompagnato dal silenzio della vergogna che pesa come un macigno terribile.

Si sono verificati casi di donne che, dopo molto tempo, hanno trovato il coraggio e la forza di raccontare, per la prima volta, episodi di violenza che avevano subito diversi anni prima, quando erano bambine, da parte di parenti.

In questi casi, gli episodi di abuso erano ben presenti e lucidi nella mente di queste donne, con il ricordo preciso di particolari e dettagli, ma non avevano mai avuto in precedenza la forza di manifestare tale memoria.

I meccanismi di difesa psicologici che hanno adottato le vittime, hanno determinato un autentico tormento interiore continuativo dovuto alla ruminazione mentalesull’accaduto.

L’emozione della vergogna in caso di abuso è generata anche dalla convinzione che le cose sarebbero potute andare diversamente se loro si fossero comportate differentemente, se non si fossero trovate lì, se avessero seguito le indicazioni di genitori o amici, questo determina la convinzione della loro incompetenza, inesperienza o della loro superficialità.

In queste circostanze, l’emozione della vergogna viene ad appesantire notevolmente l’esperienza, di per sé già pesante, della violenza e dell’abuso.

Com’è ben noto ai gruppi di auto-aiuto (composti, cioè, in modo esclusivo da persone abusate), la vergogna, oltre a costituire una sofferenza e una condizione assai dolorosa, rappresenta altresì un serio ostacolo per uscire fuori dalla ruminazione dei ricordi e da uno stato di impotenza e depressione, per riuscire a gestire e a controllare a livello psicologico questi avvenimenti, tanto più per riprendere a vivere con una certa tranquillità e serenità.

Come si supera la vergogna

Come superare la vergogna? In che modo si esce da questa esperienza penosa?

La vergogna non si vince affrontandola in modo diretto e frontale, in quanto comporta una condizione di impotenza e passività.

Adottare una modalità simile significa correre il rischio di aumentare la pena della propria esperienza anziché uscirne fuori.

Per riuscire a superare e a vincere la vergogna diventa indispensabile far ricorso a modalità indirette, occorre fare evolvere l’esperienza della vergogna attraverso altri tipi di esperienza.

A livello psicologico, è importante riuscire a distinguere e separare l’immagine globale di sé dallo specifico comportamento riprovevole.

Occorre stabilire un netto confine fra ciò che di negativo e di disdicevole è stato fatto e la propria identità personale e sociale; esistono, comunque, aspetti positivi della persona che possono sostenerla e alimentare la sua autostima.

Il fatto disonorevole compiuto va circoscritto e delimitato con precisione e con forza, bisogna impedire che l’onta dell’evento invada e inondi come un fiume in piena la totalità del proprio sé.

Questa operazione di irrobustimento degli argini della propria identità e di rafforzamento della sicurezza profonda nella propria immagine, è alla base del superamento dell’esperienza della vergogna.

Per raggiungere questo traguardo, sono presenti alcune strategie psicologiche (emotive e cognitive), alle quali si può far ricorso a seconda delle circostanze, dei giochi relazionali in atto, nonché del profilo della propria personalità.

Strategie emotive

Le strategie emotive per il superamento della vergogna consistono sostanzialmente nella capacità di trasformare e modificare l’esperienza della vergogna attraverso altre esperienze emotive.

Le emozioni non costituiscono delle categorie discrete, distinte e separate nettamente le une dalle altre; bensì sono una realtà psicologica unitaria, magmatica, in continua evoluzione, nella quale convergono contemporaneamente e si fondono assieme diversi aspetti emotivi, pur essendo dominante, in un certo momento, un determinato stato emotivo, la cosiddetta “emozione modale” (per esempio, la soddisfazione e la gioia per la consapevolezza di riuscire a superare l’ostacolo).

Trasformare la vergogna in colpa

A livello psicologico, è di grande utilità riuscire a trasformare l’esperienza della vergogna in quella della colpa, in quanto quest’ultima, per sua natura, è circoscritta al comportamento specifico.

In tal modo, la colpa, a differenza della vergogna, non rappresenta una minaccia per il proprio sé e per la propria immagine e non è associata a forme distruttive e vendicative di rabbia nei confronti di altri.

Poiché nella colpa non è compromesso il senso dell’efficacia e della validità come persona, l’individuo è in grado di assumere atteggiamenti e comportamenti maggiormente favorevoli e costruttivi, è spinto a realizzare condotte di riparazione per la violazione delle norme e per il danno procurato.

Non vi è solamente l’assunzione delle proprie responsabilità, ma vi è un’azione concreta per recuperare la situazione e per riportarla alla condizione precedente all’infrazione.

Grazie alla confessione e al riconoscimento della propria responsabilità, chi è in colpa può sostenere il confronto e la discussione con chi è stato danneggiato, è in grado di ammettere e di parlare del proprio errore con l’altro, senza per questo perdere irrimediabilmente la propria dignità.

La colpa, inoltre, alimenta una maggiore empatia interpersonale, che favorisce il processo di recupero e di ripristino delle relazioni.

Nella colpa è presente una riconsiderazione e un approfondimento del punto di vista dell’altro (ad esempio “forse non voleva fare in questo modo”), può verificarsi un aggiustamento nel processo di attribuzione delle intenzioni altrui, c’è l’esigenza di chiarire eventuali equivoci e fraintendimenti.

Questa restaurazione dei rapporti interpersonali determina, nel tempo, una rete sociale maggiormente solida ed efficace.

Per queste ragioni, la colpa sostiene una serie di operazioni psicologiche interne ed esterne che rimuovono il peso soffocante della violazione, non va a incrinare il livello di stima, di dignità e di fiducia in sé stessi, favorisce il recupero e il mantenimento di rapporti interpersonali positivi e costruttivi.

In questa prospettiva, la colpa è strettamente associata a un processo di espiazione e di liberazione, non è una condanna a vita, ma un’esperienza che, pur essendo spiacevole e penosa, può essere gestita e da cui si può uscire.

Di conseguenza, declinare l’infrazione e la violazione verso la colpa, rappresenta un valido passo in avanti per uscire fuori dall’emozione della vergogna che inizialmente si prova.

Strategie cognitive

Accanto alle strategie emotive, ci sono anche rilevanti strategie cognitive utili per uscire fuori dalla vergogna.

Gli aspetti cognitivi sono fondamentali nel processo di regolazione e di monitoraggio delle proprie esperienze emotive; le emozioni sono suscitate dal modo con cui ogni persona valuta gli eventi in riferimento ai propri interessi.

Tale valutazione, di natura cognitiva, spiega il fatto per cui due persone, poste nella stessa situazione, possono provare emozioni anche molto diverse fra loro, se la valutano in maniera differente.

Di conseguenza, nel monitoraggio della vergogna,risultano fondamentali i criteri di valutazione individualiin base ai quali si procede a interpretare gli episodi della propria vita e a cogliere il loro significato.

Rivedere la gerarchia dei propri interessi

Le vergogna, al pari delle altre emozioni, è suscitata dal giudizio di rilevanza e di pertinenza di certi eventi in riferimento ai propri valori e interessi.

La vergogna non è generata dall’evento in sé e per sé nella sua oggettiva realtà; bensì è suscitata dai significati che un individuo gli attribuisce (focalità emotiva).

Se si è più sensibili alla bellezza, per esempio, è più facile provare vergogna nel caso in cui emergano difetti estetici (tipo un naso grande durante la crescita puberale).

Diversamente, se si è più sensibili al valore dell’intelligenza, è più facile provare vergogna in caso di fallimento di una prova intellettuale e così di seguito.

In questa prospettiva diventa utile ed efficace sul piano psicologico procedere alla revisione della gerarchia dei propri interessi nella condizione di vergogna.

Si tratta di ridistribuire il peso dei propri valori e di ricalibrare i propri criteri di valutazione.

La ricalibrazione dei criteri di valutazione, consente una revisione delle priorità dei propri interessi e valori e conduce a una maggiore accettazione di sé così come si è.

Stare bene con sé stessi implica il non provare vergogna, accettando anche i propri limiti (si può essere attraenti anche con un naso grande, si può essere intelligenti anche se in una circostanza non si è stati brillanti come al solito) e così via.

In questa prospettiva, l’evento che è alla fonte della vergogna (infrazione, comportamento disonorevole, mancanza, ecc.) non va a investire la totalità del proprio sé, ma soltanto una parte di esso, il resto rimane integro e intatto.

Questa relativizzazione conduce al poter prendere le distanze da sé e dagli eventi, consente di superare più agevolmente l’esperienza della vergogna.

Conclusioni

Provare vergogna è un’esperienze spiacevole che ciascuna persona può sperimentare. Generalmente, può determinare tante sensazioni: smarrimento, paura, impotenza, dolore, desiderio di scomparire, annullamento della fiducia in sé stessi e così via, èl’esito di giochi di interiorizzazione, riprovazione e umiliazione.

Per questo motivo, la vergogna è spesso accompagnata da reazioni molto forti di collera e rivalsa.

Attraverso la trasformazione della vergogna in colpa, le strategie emotive e quelle cognitive, è possibile superare l’esperienza negativa generata da tale emozione.

Nel monitoraggio della vergogna risultano fondamentali i criteri di valutazione in base ai quali ciascuna persona procede a interpretare gli episodi della propria vita e a cogliere il loro significato.

Una ulteriore modalità efficace per sconfiggere la vergogna legata a determinate circostanze è anche la capacità di fare dell’ironia su sé stessi.

L’ironia è una strategia efficace per rivolgere osservazioni critiche a un’altra persona, senza offenderla e senza trasgredire le norme dell’interazione sociale.

L’efficacia dell’ironia può valere anche per sé stessi, per non prendersi troppo sul serio, per giocare su di sé e sulle proprie azioni, ad esempio rivolgendosi delle critiche davanti ad altri, per quello che è stato fatto o combinato.

Si tratta di un’operazione molto efficace poiché anticipa le critiche altrui, tende a difendere e valorizzare nonostante la mancanza.

Questo self-humor, caratteristico del mondo anglosassone, prevede la capacità di osservare sé stessi in maniera distaccata come se si fosse un’altra persona e di trattarsi in maniera benigna, senza precipitare nella tragedia della vergogna.

Bibliografia

• Della Seta L., Debellare il senso di colpa, Franco Angeli, Milano, 2020

• Durosini I., Triberti S., Le emozioni tra cura e malattia, Maggioli Editore, Bologna, 2022

• Ernaux A., Flabbi L., La vergogna, L’Orma, Roma, 2018

• Ferrari G., Introvini M.S., L’educazione emozionale. Strategie e strumenti operativi per promuovere lo sviluppo delle competenze emotive a scuola e in famiglia, Franco Angeli, Milano, 2022

• Galimberti U., Il libro delle emozioni, Feltrinelli, Milano, 2021

• Novelli M.E., Pallai G., Vergogna. L’emozione dimenticata, Edizioni Universitarie Romane, Roma, 2016

Castelli, manieri e borghi ma anche dimore storiche: ecco dove andare

“Il 13 e il 14 maggio, e poi ancora il 16, 17 e 23 settembre 2023, grandi città e piccoli centri del nostro Paese saranno animati da visite guidate gratuite, attività e trekking culturali, pranzi, cene e concerti a castello e non solo.”

Parliamo della XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli.

In queste date è prevista l’apertura di 37 tra manieri, cinte murarie, palazzi fortificati (spesso non accessibili al pubblico) in 19 regioni.

Contemporaneamente, ci sono altre 46 tra architetture ed itinerari a piedi, appositamente disegnati per queste giornate.

Quindi ci sonoben due appuntamenti, uno a maggio e uno a settembre.

Nei giorni stabiliti potrete ammirare le architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione.

Bene.

Volete sapere cosa si può visitare dalle vostre parti?

Il consiglio è quello di sempre.

Rilassatevi!

Pronti?

Si parte!

I castelli da visitare regione per regione

Il fascino di un castello resta nel tempo, per sempre.

Mi viene in mente quello estense di Ferrara.

Ne ho parlato nel mio articolo https://mastrogessetto.it/idee-per-viaggiare-i-dieci-castelli-piu-belli-ditalia/.

Ma veniamo all’argomento di oggi.

Si tratta di castelli o manieri, non sempre facilmente visitabili.

Iniziamo il nostro viaggio virtuale.

Questa volta non ci spostiamo da nord a sud o viceversa.

Infatti zigzaghiamo su e giù per la nostra penisola, seguendo l’ordine alfabetico delle nostre regioni.

Cominciamo!

Lettera A come Abruzzo.

 ABRUZZO

In Abruzzo nelle Giornate Nazionali dei Castelli 2023 i riflettori sono puntati su uno dei migliori esempi di architettura neogotica in Italia: il Castello Della Monica di Teramo. 

Questa costruzione è stata recentemente restaurata e riaperta al pubblico.Si trova in cima al colle di San Venanzio.Lì ha vissuto gli ultimi anni della sua vita (dal 1889 al 1917) Gennaro della Monica.Architetto, scultore e pittore, lo progettò come sua dimora personale e sede del proprio studio.

Alle visite guidate al castello, in programma domenica 14 maggio, si affiancano tre itinerari gratuiti (prenotabili con l’app Scopri Teramo).In queste occasioni verranno illustrate: la cinta muraria della città con tutte le porte di accesso al centro, il Duomo e Palazzo Melatino, signorile esempio di palazzo nobiliare del XIII secolo. “

BASILICATA

Valsinni è un piccolo borgo lucano della provincia di Matera.Qui troviamo un castello millenario dove abitò e fu confinata la poetessa cinquecentesca Isabella di Morra.   

Il 13 e il 14 maggio questo maniero sarà protagonista delle Giornate Nazionali dei Castelli 2023 in Basilicata.Ci saranno  visite guidate ed eventi, tra cui la conferenza “Il Castello di Valsinni: storia, vicende costruttive e trasformazioni. Prospettive per il restauro e la valorizzazione”.

 CALABRIA

In Calabria la protagonista è Crotone.Il suo castello è un’imponente fortezza di epoca medievale sorta sull’acropoli greca, che domina ancora la città.

Qui le visite guidate si svolgeranno sia sabato che domenica.Se amate passeggiare, potete partecipare ad un interessante itinerario. Questo prevede la scoperta del centro storico di Crotone,  un percorso archeologico e a itinerari dedicati ai palazzi nobiliari e alle architetture religiose. 

CAMPANIA

In Campania è il castello aragonese di Baia (NA)protagonista di queste giornate.E’ una fortezza difensiva eretta dagli Aragonesi a partire dal 1495, a picco sul Golfo di Pozzuoli, oggi sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei.

Ma volendo potete partecipare ad altre visite guidate ed eventi che sono in programma anche al borgo abbandonato di Melito Irpino (Avellino), al borgo medievale di Agropoli, a Vairano Patenora (Caserta).A Vairano, domenica 14 c’è una visita guidata al borgo turrito e al castello, preceduta da una colazione nei giardini di un’antica villa nobiliare. E ancora al castello dell’Ettore ad Apice (Benevento), che aprirà ai visitatori con figuranti in abiti medievali e artigianato.

 EMILIA ROMAGNA

In Emilia Romagna i riflettori sono puntati sul  borgo medievale di Castellarano, arroccato su una collina nella valle del Secchia, in provincia di Reggio Emilia.

Al Castello non perdetevi la sua torre e i bellissimi giardini solitamente chiusi al pubblico, e il centro storico al quale si accede dalla “Rocchetta”, la porta d’ingresso fortificata, simbolo del borgo.

Da non perdere anche il percorso Calanchi e Castelli che si snoda per 28 km nel territorio di Castellarano, Scandiano e Casalgrande, tra natura impervia e architetture fortificate.Tra queste spicca il castello della Torricella dove, secondo la tradizione, Matteo Maria Boiardo scrisse l’Orlando Innamorato.

 FRIULI VENEZIA GIULIA

In Friuli Venezia Giulia, domenica 14 maggio, sono previste visite ai castelli, ruderi e torri di vedetta nelle vallate tra i borghi di Meduno, Toppo e Solimbergo, in provincia di Pordenone.

Nei tre siti le visite saranno guidate da esperti di storia dell’architettura, stratigrafia e archeologia, e affiancate da narrazioni, laboratori ed esibizioni musicali.   

LAZIO

In Lazio protagonista è uno dei simboli della capitale: Castel Sant’Angelo. E’ un’occasione unica per riscoprire questo complesso architettonico.E’ stato edificato intorno al 123 d.C. come sepolcro per l’imperatore Adriano e la sua famiglia e poi divenuto , tra l’altro, un baluardo difensivo, un carcere, una residenza papale dove lavorarono artisti come Michelangelo.

Oggi è un museo e uno dei luoghi più visitati di Roma, che ospita anche una sede dell’Istituto Italiano Castelli.

 LIGURIA

In Liguria abbiamo due tappe, sabato 13 maggio:  Bordighera, nella Riviera dei Fiori (Imperia), e il castello dei Doria che sovrasta il borgo di Dolceacqua dal XII secolo.

 LOMBARDIA

Le protagoniste in Lombardia sono Bergamo e Brescia, nominate capitali della cultura nel 2023.

Da visitare sabato è il famoso castello di Brescia, una delle più imponenti e meglio conservate fortezze d’Italia, che sovrasta la città dall’alto del colle Cidneo.Qui troviamo il più grande vigneto cittadino d’Europa.

Domenica è invece la giornata del meno noto castello di San Vigilio, sull’omonimo colle che sovrasta Città Alta.Si tratta di  un’architettura millenaria con torrioni, cannoniere e feritoie e un’intricata rete sotterranea di cunicoli e passaggi segreti, legato alla storia della città fino al XIX secolo, poi abbandonato e oggi in attesa di essere valorizzato.

MARCHE

Nelle Marche visite guidate gratuite al borgo fortificato di Acquaviva Picena, a pochi chilometri da San Benedetto del Tronto e dal mare.

“Questo piccolo gioiello è famoso per la spettacolare e ben conservata fortezza medievale, che ogni estate diventa teatro di una delle più riuscite feste in costume d’Italia: “Sponsalia, Omaggio all’amore”, la rievocazione storica del matrimonio avvenuto nel 1234 tra Forasteria degli Acquaviva e Rainaldo dei Brunforte.”

“La Rocca aprirà le porte sabato 13, domenica 14 le visite guidate gratuite si estenderanno a palazzi, chiese, torri e monumenti del borgo.”

 MOLISE

“Il Molise invita a scoprire il Castello di Civitacampomarano, il sito protagonista della due giorni di visite, uno dei castelli più belli della regione, un tempo circondato dal fossato, caratterizzato da ponti levatoi e torri cilindriche,e posto tra “Civita di sotto” e “Civita di sopra”, i due abitati in cui si divideva il borgo in provincia di Campobasso.”  

“Visite ed eventi collaterali si svolgono al Castello di Pescolanciano (IS), al Castello di Macchiagodena (IS), piccolo borgo noto come la “Terrazza sul Matese”, e alla rocca di Riccia (CB).”

PIEMONTE

Ed eccoci arrivati in Piemonte: sabato 13 maggio visite guidate a piedi al Castello e al borgo medievale di Ormea, nel cuore delle Alpi Liguri, in provincia di Cuneo.

 Il castello sorge, con le sue imponenti strutture, sul rilievo che domina il borgo di Ormea, compreso tra il torrente Armella e il fianco nord-ovest dell’abitato stesso, cui si accede risalendo un suggestivo pendio terrazzato.

Il sottostante abitato di Ormea conserva, oltre al castello, numerose testimonianze della sua origine bassomedievale.

Tra le altre, meritano un cenno la chiesa di San Martino, che incorpora una delle trecentesche porte di accesso al borgo e conserva affreschi del XV secolo, la cosiddetta casa del marchese, quattrocentesca, e i resti delle mura.

PUGLIA

“In Puglia, per le Giornate dei Castelli, è stato messo a punto un inedito itinerario sulle orme degli Acquaviva-Filomarino: sabato 13 maggio si va alla scoperta dei luoghi di questa dinastia, dal castello Marchione a Conversano (BA), la tenuta di caccia e residenza estiva, al monastero dove sono sepolti aperto per l’occasione.”

 SARDEGNA

“in Sardegna riflettori accesi sui ruderi del castello di Medusa a Samugheo (OR), visitabili sia il 13 che il 14 maggio.

Dell’antichissimo e misterioso castello, che sorge in uno scenario impervio, tra gole e dirupi, restano le possenti mura della corte centrale e alcuni ambienti di vita all’interno dei quali gli scavi archeologici hanno riportato alla luce testimonianze di vita quotidiana.

Le Giornate Nazionali dei Castelli a Samugheo coincidono con la festa di Sant’Isidoro: domenica mattina ci sarà la tradizionale processione fino al santuario campestre di San Basilio e la sera una sfilata di gruppi folkloristici.”  

SICILIA

“In Sicilia sono protagoniste delle Giornate di maggio Catania con il castello di Serravalle e Messina con il castello Branciforti, nel piccolo comune di Raccuja, entrambi aperti alle visite.

Il castello di Serravalle, nel territorio di Mineo, sembra un tutt’uno con l’altura rocciosa sulla quale sorge. Appartiene dal 1513 alla famiglia Grimaldi. Il nucleo più antico, costituito dalla torre e dalla cinta muraria, risale al XIII secolo.

Il castello Branciforti è una fortezza medievale che domina dall’alto il piccolo paese di Raccuja. Restaurato di recente dalla Soprintendenza, è pronto ad accogliere il museo civico, archivio storico e biblioteca comunale.”

TOSCANA

“La Toscana partecipa alle Giornate Nazionali dei Castelli 2023 con un’esplorazione guidata a piedi del tessuto medievale di piazza della Signoria a Firenze, in programma sabato 13 maggio.”

TRENTINO ALTO ADIGE

“In Trentino Alto Adige durante le Giornate di maggio si animano con visite ed eventi Fahlburg, uno dei castelli rinascimentali più belli dell’Alto Adige a Prissiano, e Castel Leonburg, un mastio medievale sopra Lana, in provincia di Bolzano.”

UMBRIA

“L’Umbria propone visite guidate, sabato 13 maggio, a Monte del Lago, che si affaccia sul lago Trasimeno.  

Frazione del comune di Magione in provincia di Perugia, il borgo conserva ancora oggi il suo impianto medievale, con la ripida gradinata che taglia il paese in due e la rete di stretti vicoli, fiancheggiati da case di pescatori, ma anche dimore gentilizie.”

VENETO

In Veneto,  le luci si accendono su Mestre (VE)-La città è protagonista con il Castelnuovo ed il Castelvecchio.

Sia il 13 sia il 14 maggio, sono previste visite dei siti ed un convegno.se volete, potrete patecipare a due passeggiate patrimoniali guidate alla Mestre medievale con partenza dalla Torre dell’Orologio.Vi trasformerete in archeologhi sulle tracce dei castelli scomparsi e sarete protagonisti di una vera e propria caccia al tesoro, alla ricerca della Mestre antica “diluita” nella grande.

In Veneto e più precisamente a Mestre termina il nostro viaggio.

Se non avete il tempo o l’occasione in questo fine settimana, la prossima domenica c’è un’altra iniziativa molto interessante.

Infatti il più grande museo diffuso d’Italia riapre le porte.

Domenica 21 maggio torna la Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore storiche Italiane, giunta quest’anno alla XIII edizione.

“Saranno oltre 500 i monumenti che apriranno: castelli, rocche, ville, parchi e giardini visitabili gratuitamente, un’immersione nella storia che rende il nostro Paese unico.”

Per saperne di più basta cliccare qui : https://stream24.ilsole24ore.com/video/italia/dimore-storiche-domenica-21-maggio-xiii-giornata-nazionale-adsi/AE7ER8PD?refresh_ce=1

Sono convinta che qualunque esperienza facciate di quelle proposte, sarà sicuramente un arricchimento personale.

Paola di Mastrogessetto!

Vuoi rimanere aggiornato sulle nuove tecnologie per la Didattica e ricevere suggerimenti per attività da fare in classe?

Sei un docente?

soloscuola.it la prima piattaforma
No Profit gestita dai

Volontari Per la Didattica
per il mondo della Scuola. 

 

Tutti i servizi sono gratuiti. 

Associazione di Volontariato Koinokalo Aps

Ente del Terzo Settore iscritta dal 2014
Tutte le attività sono finanziate con il 5X1000