PORTACHIAVI CON LENTI

Ciao a tutti, oggi voglio farvi vedere il meraviglioso lavoro della maestra Sabrina Festugato con i suoi alunni della classe 3* primaria, lenti in plastica di recupero che diventano simpatici portachiavi

Le lenti sono di recupero in quanto gli ottici le buttano quando montano le lenti graduate su occhiali nuovi.

Per questo lavoro avrete bisogno di

-lenti di recupero

-pennarelli tipo uniposca

-anelli portachiavi

Come si fa:

Per prima cosa dovete forare le lenti, queste sono forate con un trapano a colonna ma potete usare anche quello normale per hobbistica. Fate decorare ai bambini le lenti con gli univoca.

Passate una mano di protettivo trasparente e fate asciugare.

…..

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La sottrazione in colonna: Schede Didattiche Semplificate

Nell’insegnamento della matematica nella scuola primaria, la sottrazione in colonna rappresenta un importante passo nel percorso di apprendimento degli studenti. Questa tecnica di sottrazione è fondamentale per sviluppare le abilità matematiche di base e preparare gli studenti per concetti più avanzati nella disciplina. Tuttavia, insegnare la sottrazione in colonna in modo efficace può essere una sfida per gli insegnanti. È qui che entrano in gioco le schede didattiche semplificate.
Le schede didattiche semplificate offrono un’opportunità preziosa per rendere l’apprendimento della sottrazione in colonna più accessibile e coinvolgente per gli studenti della scuola primaria. Queste risorse forniscono agli studenti esercizi pratici e graduati che li guidano passo dopo passo attraverso il processo di sottrazione in colonna, consentendo loro di acquisire competenze in modo progressivo e sicuro.
Nel seguente articolo, esploreremo l’importanza dell’utilizzo di schede didattiche semplificate per insegnare la sottrazione in colonna nella scuola primaria. Analizzeremo anche diverse strategie e approcci didattici che possono essere utilizzati dagli insegnanti per rendere questo processo di apprendimento più efficace ed emozionante per gli studenti.
A fine articolo potrete scaricare gratuitamente in formato PDF “La sottrazione in colonna: Schede Didattiche Semplificate, Matematica per la Scuola Primaria“.
Indice

La Sottrazione in Colonna: Importanza e Applicazioni
La sottrazione in colonna è una tecnica di calcolo che permette agli studenti di sottrarre numeri con più cifre in modo ordinato e sistematico. Questa tecnica è essenziale per eseguire calcoli più complessi e risolvere problemi matematici reali. Utilizzando le schede didattiche semplificate, gli studenti possono imparare a eseguire la sottrazione in colonna passo dopo passo, acquisendo una comprensione approfondita del processo e delle sue applicazioni.
Come Utilizzare le Schede Didattiche Semplificate per la Sottrazione in Colonna
Le schede didattiche semplificate per la sottrazione in colonna sono sviluppate per essere intuitive e accessibili agli studenti della scuola primaria. Esse presentano esercizi graduati che partono dalle sottrazioni più semplici e procedono gradualmente verso quelle più complesse. Gli studenti vengono guidati attraverso passaggi chiari e progressivi che li aiutano a sviluppare le proprie abilità nel calcolo in colonna in modo organico e sistematico.
Benefici delle Schede Didattiche Semplificate per la Sottrazione in Colonna
Le schede didattiche semplificate offrono numerosi vantaggi nell’insegnamento della sottrazione in colonna nella scuola primaria. Queste risorse forniscono agli studenti un ambiente strutturato e organizzato che li aiuta a concentrarsi sul compito a portata di mano. Inoltre, le attività pratiche e visive presenti in queste schede stimolano l’interesse degli studenti e favoriscono una comprensione più profonda del concetto di sottrazione in colonna.
Strategie e Suggerimenti per il Successo
Per garantire il successo nell’insegnamento della sottrazione in colonna, è importante utilizzare una varietà di strategie didattiche e fornire agli studenti molte opportunità per praticare. Incorporare giochi, sfide e attività pratiche può rendere l’apprendimento della sottrazione in colonna più divertente e stimolante per gli studenti. Inoltre, è utile incoraggiare una cultura di risoluzione dei problemi e fornire feedback positivo e costruttivo agli studenti mentre sviluppano le proprie abilità nel calcolo in colonna.
Conclusioni e Suggerimenti Utili
In conclusione, l’utilizzo di schede didattiche semplificate rappresenta un valido strumento per insegnare la sottrazione in colonna nella scuola primaria. Queste risorse offrono agli studenti una base solida per eseguire calcoli in modo ordinato e sistematico, preparandoli per sfide matematiche più avanzate in futuro.
Suggerimenti Utili

Pratica regolare: Incoraggia gli studenti a praticare la sottrazione in colonna regolarmente, anche al di fuori della classe, per migliorare le loro abilità nel calcolo.
Utilizza manipolativi: L’uso di materiali manipolativi, come blocchi o disegni, può aiutare gli studenti a visualizzare il processo di sottrazione in colonna in modo tangibile.
Contestualizzazione: Utilizza situazioni di vita reale o problemi pratici per contestualizzare la sottrazione in colonna e dimostrare l’importanza di questa competenza nella vita quotidiana.

Potete scaricare e stampare gratuitamente in formato PDF “La sottrazione in colonna: Schede Didattiche Semplificate, Matematica per la Scuola Primaria“, basta cliccare sul pulsante ‘Download‘:

Domande Frequenti sulla Sottrazione in colonna: Matematica per la Scuola Primaria

A quale età inizia l’insegnamento della sottrazione in colonna nella scuola primaria?
L’insegnamento della sottrazione in colonna di solito inizia intorno ai 7-8 anni, quando gli studenti hanno una comprensione solida delle operazioni di base come l’addizione e la sottrazione. Tuttavia, il momento esatto può variare a seconda del programma scolastico e delle capacità individuali degli studenti.

Quali sono i passaggi fondamentali per eseguire correttamente la sottrazione in colonna?
I passaggi fondamentali per eseguire correttamente la sottrazione in colonna includono l’allineamento verticale dei numeri, la sottrazione delle cifre corrispondenti partendo dalle unità fino alle cifre più alte, e l’eventuale riporto delle cifre durante la sottrazione.

Quali sono le strategie utili per insegnare la sottrazione in colonna agli studenti della scuola primaria?
Alcune strategie utili includono l’uso di manipolativi matematici, come blocchi o disegni, per visualizzare il processo di sottrazione in modo tangibile, e l’insegnamento graduale dei passaggi della sottrazione in colonna con esempi pratici e progressivi.

Come posso aiutare gli studenti che hanno difficoltà con la sottrazione in colonna?
Per aiutare gli studenti che hanno difficoltà con la sottrazione in colonna, è importante fornire loro ulteriori esercizi pratici e opportunità di pratica. Inoltre, è utile offrire supporto individuale e incoraggiamento per migliorare la loro fiducia e competenza nella sottrazione in colonna.

Quali sono alcuni suggerimenti per rendere l’apprendimento della sottrazione in colonna più coinvolgente ed efficace per gli studenti?
Alcuni suggerimenti includono l’utilizzo di giochi interattivi, attività pratiche e problemi di sottrazione in colonna basati su situazioni di vita reale per rendere l’apprendimento più concreto e stimolante. Inoltre, fornire feedback positivo e incoraggiante può aiutare gli studenti a mantenere alta la motivazione durante il processo di apprendimento.

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Ripulire l’isola di plastica: ne vale la pena?

Lo scorso settembre, l’ultima evoluzione del progetto The Ocean Cleanup – l’organizzazione no-profit ambientalista olandese da tempo impegnata nello sviluppo di tecnologie per combattere l’inquinamento da plastica – ha dimostrato, in un test nelle acque occupate dalla Grande isola di plastica del Pacifico, di essere in grado di raccogliere fino a 18 tonnellate di plastica in un singolo “rastrellamento” di questo fortice di spazzatura fluttuante.

Ora la macchina mangia-rifiuti, una rete chilometrica sospinta da parte a parte da due navi, è pronta per affrontare una rimozione sistematica della Great Pacific Garbage Patch, l’isola di plastica grande 3 volte la Francia che le correnti hanno formato tra le Hawaii e la California. Il punto – affrontato in un approfondito articolo pubblicato sul New Scientist – è: ne vale davvero la pena?

No: rischiamo danni peggiori. Nonostante le migliori intenzioni della no-profit, eliminare quello che è ormai divenuto un triste simbolo dell’Antropocene potrebbe essere, ora che l’abbiamo creato alterando per sempre gli ecosistemi, un’impresa poco utile; non solo, persino dannosa. È la conclusione apparentemente controintuitiva cui sono giunti, dopo diversi anni di studi, scienziati dell’ambiente e biologi marini, e per almeno quattro diverse ragioni che qui proviamo a sintetizzare.

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1. Nulla possiamo contro le microplastiche. Il “Sistema 3” di The Ocean Cleanup consiste in una barriera fatta di rete, lunga 2,2 km e profonda 4 metri, trainata alle estremità da due navi che si muovono a bassa velocità: i rifiuti di plastica vengono incanalati verso un’area centrale detta “zona di ritenzione” dove la plastica è raccolta, per essere poi depositata su una nave e stipata in appositi container destinati ad impianti di riciclo.

Benché questa tecnologia sia in grado di ripulire l’area di un campo di calcio ogni cinque secondi, rimuovere i rifiuti più grossi e consistenti degli 1,8 migliaia di miliardi di pezzi che si stima formino la Grande isola di Plastica del Pacifico non risolverà il problema della microplastiche, ciascuna di meno di 5 millimetri di larghezza, che potrebbero costituire il 94% dei rifiuti di questa chiazza di spazzatura.

Ormai decine di studi scientifici dimostrano che sono proprio questi microframmenti di plastica a rappresentare il problema peggiore per gli animali marini. Secondo una ricerca del 2021 condotta dal GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel in Germania, la prolungata esposizione alle microplastiche danneggia in modo grave l’abilità dello zooplancton (cioè la componente animale del plancton) di sequestrare carbonio dall’atmosfera e produrre ossigeno, in ultima analisi erodendo la capacità degli organismi oceanici di sostenere la vita sulla Terra.

Al momento purtroppo non disponiamo di metodi per rimuovere su larga scala le microplastiche dagli oceani (né dagli altri ambienti in cui sono ormai diffuse).

2. Si guarda nel punto sbagliato. Focalizzare gli sforzi sulle isole di plastica oceaniche potrebbe poi rimuovere l’attenzione dalle aree in cui si concentra l’inquinamento da plastica, ossia le coste. Per quanto impressionante, la Grande isola di plastica è soltanto la punta dell’iceberg del problema della plastica nei mari.

Ogni anno 11 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, e solo l’1% di questa si accumula in queste regioni di materiali plastici galleggianti favorite dalle correnti (non esiste infatti una sola isola di plastica oceanica). Si pensa che gran parte dei rifiuti rimanga entro i 160 km dalla spiaggia, sospinta dai continui movimenti delle correnti finché non si disintegra in pezzi più piccoli. Una buona parte finisce persino intrappolata nei ghiacci Artici.

Oltretutto, come ha spiegato al New Scientist Nick Mallos dell’organizzazione Ocean Conservancy, «tutti i vortici di plastica si formano nella parte più centrale dei bacini oceanici. Arrivarci è molto costoso e dispendioso in termini di tempo e carburante», mentre sarebbe più efficiente concentrare gli sforzi di pulizia negli ambienti costieri.

Si stima che il Great Pacific Garbage Patch sia composto da 1,8 migliaia di miliardi di frammenti di plastica (circa 250 per ogni abitante del mondo) e che occupi un’area di circa 1,6 milioni di km2 – pari a circa tre volte la Francia.
© Shutterstock

3. È Una goccia nel mare. Secondo uno studio del novembre 2023 coordinato da Melanie Bergmann, biologa marina dell’Alfred Wegener Institute, in Germania, se anche i 200 dispositivi di The Ocean Cleanup funzionassero per 130 anni rimuoverebbero soltanto il 5% della plastica dispersa negli oceani. Il che dà l’idea non tanto dell’efficienza della tecnologia, quanto della portata del problema che dobbiamo affrontare e del fatto che è importante lavorare sulle cause, non sui sintomi. Senza contare che l’86% dei rifiuti di plastica analizzati nella Grande isola di plastica del Pacifico sembra provenire dal settore della pesca. L’operazione non interesserebbe quindi la fetta di plastica che ha origine da terra e che si accumula lungo le coste trascinata in mare dai fiumi. 

4. C’è vita tra i rifiuti. Infine c’è la questione di come la vita marina si sia adattata a questo mare di plastica che abbiamo gettato nei mari. Nel 2022, analizzando i pezzi di plastica più grossi recuperati nel Great Pacific Garbage Patch, la biologa Rebecca Helm, all’epoca all’Università del North Carolina, Asheville, ha scoperto che su di essi si è formato un nuovo ecosistema, costituito soprattutto da neuston, organismi come insetti marini, invertebrati, crostacei, molluschi, meduse che vivono sull’interfaccia aria-acqua.

In altri due successivi studi, gli scienziati dello Smithsonian Environmental Research Center del Maryland hanno osservato che il 90% dei reperti di plastica dell’isola del Pacifico analizzati ospitano ora piante marine o animali, e che tre quarti di queste specie sono costiere, e si sono ora adattate a vivere in mare aperto sfruttando la plastica. Questi nuovi ecosistemi sarebbero, con operazioni di pulizia per giunta poco efficaci nel debellare il problema tout-court, inevitabilmente cancellati. Come dice Helm: «Se i disturbi dell’ecosistema causati dalla plastica sono il vero problema, disturbare ulteriormente l’ecosistema per ripulire la plastica è effettivamente una soluzione?».

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L’isola di plastica ha bandiera e passaporto

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