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Come stava in piedi la cattedrale di Notre-Dame?

Notre-Dame, simbolo di Parigi, costruita tra il 1163 e il 1250, è la prima cattedrale in stile gotico a essere stata progettata con rinforzi in ferro per tenerne insieme le pietre. L’incendio divampato il 15 aprile 2019 ha danneggiato gravemente la cattedrale, ma il successivo restauro ha consentito al team di ricercatori, guidato da Maxime L’Héritier dell’Université Paris 8, di condurre un’analisi dettagliata del processo di realizzazione della chiesa parigina, che ha portato a risultati sorprendenti sui materiali di costruzione impiegati nell’antica cattedrale gotica.

Un cantiere secolare. La storia della costruzione di Notre-Dame iniziò nel Medioevo, quando nel 1160 il teologo Maurice de Sully, vescovo di Parigi, ordinò di erigere una nuova cattedrale, con pianta a croce latina e due torri campanarie, destinata ad accogliere una popolazione sempre più numerosa. Tre anni dopo, la prima pietra venne posata da papa Alessandro III.

Un’impresa eccezionale. Al momento della sua costruzione, Notre-Dame era l’edificio più alto mai eretto: raggiungeva un’altezza di 32 metri. Questo record fu reso possibile dalla combinazione di una serie di innovazioni architettoniche, come la recente scoperta dell’utilizzo del ferro come rinforzo.

Diamo i numeri. Nel 1182 fu consacrato l’altare maggiore. Il coro, la facciata ovest e la navata principale furono completati nel 1250, ma occorsero altri 100 anni per ultimare portici, decorazioni e cappelle. Soltanto per la carpenteria vennero impiegate 1.300 querce (pari a 21 ettari di foresta, circa 30 campi da calcio).
Nel 1300 furono completati gli archi rampanti, strutture esterne che servivano a sostenere il tetto e le pareti, lasciando così libere le pareti interne, per dare più slancio all’edificio. Durante il restauro del XIX secolo è stato aggiunto il pinnacolo, che eleva la cattedrale fino a un’altezza di 96 metri (guglia inclusa).

Il segreto del successo. La cattedrale inaugurava lo stile gotico, una novità per l’epoca. Inizialmente la parola “gotico” (“dei Goti”, cioè nordico), coniata nel Rinascimento, aveva un’accezione negativa: voleva sottolineare la differenza tra ciò che era barbarico (e medioevale) e ciò che si rifaceva alla classicità.

Lo stile gotico, in realtà, aveva caratteristiche uniche e innovative. Per la prima volta cercava di illuminare gli interni delle chiese, attraverso grandi vetrate dipinte. Inoltre, vantava tre elementi architettonici che lo distinguevano dagli edifici del passato: all’interno le ogive (dette anche “costoloni”) e le volte a crociera, all’esterno gli archi rampanti.

Declino e abbandono. La chiesa subì gravi danni e razzie durante la Rivoluzione francese e rimase in condizioni precarie fino alla pubblicazione, nel 1831, di Notre-Dame de Paris, il best seller di Victor Hugo.

Fu il grande successo del romanzo a convincere i francesi a restaurare la cattedrale.

Restauro poco fedele. A partire dal 1845 iniziò l’intervento degli architetti Jean-Baptiste Lassus ed Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc. Fu quest’ultimo che aggiunse i famosi gargoyle, figure grottesche poste come doccioni, per canalizzare il deflusso dell’acqua piovana, e che ridisegnò la guglia centrale, detta la flèche (la freccia), al posto di quella medievale. La fece affiancare da quattro gruppi di statue in rame che raffigurano i 12 apostoli e tutte guardano verso la città. Solo una, quella di san Tommaso, che ha il volto di le-Duc, è rivolta verso la guglia.

Il segreto dell’equilibrio di Notre-Dame sono due elementi costruttivi, i contrafforti e gli archi rampanti, usati per scaricare il peso della navata centrale. L’altezza della navata e lo spessore dei muri richiesero l’uso di archi rampanti esterni. La copertura, realizzata con volte a crociera, permetteva al peso di essere concentrato sulle colonne e consentiva l’apertura di grandi finestre, ampliate nel XIII secolo per dare più luce all’edificio.
© Clari Massimiliano / Shutterstock

Distruzione e ricostruzione. Dopo l’incendio del 2019, sono venute alla luce parti mai viste della struttura della Chiesa, che nascondono indizi su un possibile uso del ferro nelle varie fasi della sua costruzione. Attraverso la datazione al radiocarbonio, analisi microscopiche e chimiche su 12 campioni di ferro, usati per tenere insieme le pietre in diverse parti della costruzione, comprese le tribune, le navate e la zona superiore, i ricercatori hanno scoperto che queste primordiali “putrelle” risalgono effettivamente alle prime fasi della costruzione dell’edificio.

Il 15 aprile 2019 Notre-Dame è stata gravemente danneggiata da un incendio che ha portato al collasso del tetto e della flèche. L’edificio,

Classe virtuale. Come utilizzarla con successo nello scenario attuale

Il settore della formazione è stato influenzato dal cambiamento delle nostre abitudini e stili di vita. E oggi la chiave per garantire l’efficacia della formazione e dello sviluppo dei dipendenti da remoto, è creare un’esperienza di classe virtuale ad alto coinvolgimento.
Lo scenario attuale è caratterizzato da transizione digitale e ibridazione. La prima accelera processi già in atto da anni, ma oggi resi ancora più necessari e avvallati anche dalle Istituzioni. L’ibridazione è una naturale conseguenza della nuova normalità. Di fatto, oggi è difficile immaginare un evento formativo solo in presenza. Sembrerebbe qualcosa di polveroso, di antiquato come il fax. Non è che non esistano più i fax o che in qualche caso non vengano utilizzati, ma richiamano un’epoca che la maggior parte delle persone sente superata e distante.
L’ibridazione quindi fa parte del nostro quotidiano. L’esempio più semplice è la riunione di lavoro in videoconferenza estesa, in cui alcuni colleghi sono presenti nella sala riunioni dell’azienda, ma altri seguono da remoto, in video, e qualcuno solo in audio, perché magari si sta spostando per lavoro.
La classe virtuale, argomento centrale di questo articolo, è un ulteriore esempio di ibridazione. È un ambiente di apprendimento che permette, infatti, di erogare formazione in una modalità mista con parte dei discenti in classe e altri da remoto. Allo stesso tempo può essere utilizzata solo come metodo di formazione da remoto, purché disponga di strumenti per riproporre dinamiche e interazioni che potrebbero avvenire in una lezione in presenza.
Come utilizzare la classe virtuale. A cosa fare attenzione
Per utilizzare la formazione in classe virtuale e sviluppare le competenze di cui i tuoi leader e i tuoi collaboratori hanno bisogno, occorre fare attenzione a 5 elementi:

Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Idoneità
La classe virtuale è un modo meraviglioso per creare una formazione coinvolgente e interattiva. Ma occorre che sia inserita in un piano didattico e armonizzata con gli altri strumenti presenti in piattaforma e-learning. Tutto va ricondotto agli obiettivi formativi. La classe virtuale rappresenta oggi un migliore e più sicuro investimento per i formatori e un valido e conveniente strumento per chi si deve aggiornare. Senza togliere nulla, anzi, spesso migliorando, tutto ciò che una classe deve avere: partecipazione, condivisione, coinvolgimento, interazione. La registrazione evoluta, poi, disponibile anche in formato SCORM, permette di registrare il corso scegliendo il formato desiderato selezionando solo le finestre utili ad una visualizzazione on-demand. L’assenza del costo di produzione e quindi la possibilità di fornire lezioni e formazione online sempre al passo dei tempi e delle normative è un vantaggio in più che va nella direzione di costruire corsi online sempre più aggiornabili e a costi ridottissimi.
Interattività
Uno dei vantaggi indiscutibili della classe virtuale è il modo in cui consente ai partecipanti, indipendentemente dalla loro posizione fisica, di interagire tra loro. La soluzione per classe virtuale Teleskill include, tra le altre funzionalità, anche strumenti di annotazione sullo schermo, domande di sondaggi e stanze virtuali per sottogruppi di lavoro che ospitano discussioni in piccoli gruppi, brainstorming e comunità di pratica.
Varietà
Tra i vantaggi della classe virtuale c’è la varietà di proposta formativa che si può offrire a chi deve apprendere. Quindi non solo la classica lezione in cui il docente “spiega” e gli altri ascoltano e prendono appunti, ma anche test e questionari con condivisione delle risposte in diretta, dibattiti, approfondimenti, apprendimento collaborativo, gare a gruppi e altro ancora.
Relazione
Come accennato in precedenza, un corso erogato tramite una classe virtuale può essere altrettanto efficace di uno in una classe fisica. Ma mentre l’apprendimento può essere lo stesso per i partecipanti, un corso in classe virtuale rappresenta un’esperienza diversa per i formatori. Questo perché presenta una serie diversa di sfide. La tecnologia ne fa parte, ma altrettanto importante è l’assenza di feedback in tempo reale. Il linguaggio del corpo e i segnali facciali che aiutano un formatore a monitorare il livello di coinvolgimento e comprensione dei partecipanti sono più difficili da rilevare o, se il video non viene utilizzato, sono del tutto assenti. Ogni buon formatore comprende l’importanza della pratica, dell’esperienza. Ma quando si tiene una lezione tramite la classe virtuale, la pratica è ancora più importante per garantire un’erogazione di grande impatto e sfruttare al meglio le varie funzionalità della piattaforma dell’classe virtuale. Ecco perché raccomandiamo che i facilitatori si esercitino in anticipo e chiedano un feedback regolare (Com’è il mio ritmo? Cosa posso chiarire? Potete vedere tutti le slide?).
Tracciamento
Tutte le attività svolte dagli utenti all’interno della piattaforma vengono tracciate e viene realizzata della reportistica ad hoc (presenza netta alla lezione e percentuali di risposte date ai questionari), registrata anche nella piattaforma e-learning utilizzata (attraverso le A.P.I. su tutte le funzionalità). Con Teleskill c’è inoltre il vantaggio di  poter integrare la classe virtuale a ogni genere di LMS. Come proprietari della soluzione leader di classe virtuale Teleskill Live, abbiamo sviluppato un modulo di integrazione con la piattaforma e-learning di Teleskill. Attraverso il modulo di integrazione, è possibile integrare in un unico percorso formativo attività e-learning tradizionali con attività interattive svolte in sincrono, entrambi facilmente organizzabili, con livelli di propedeuticità liberamente definibili.
Ponendo attenzione a questi cinque argomenti, la classe virtuale diventa uno strumento prezioso per consentire una formazione efficace e soprattutto in grado di coinvolgere e appassionare, grazie alla possibilità di adattarsi in modo rapido alle esigenze di apprendimento specifiche di ogni gruppo.
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