Fuksas: “La guerra è il contrario dell'architettura che è rappresentazione della pace”

Distruggere i beni culturali significa colpire al cuore della civiltà e ogni guerra porta, oltre a quelli per le vittime, lutti anche di questo tipo. Mentre l’arte, e in particolare l’architettura, secondo Massimiliano Fuksas, “rappresentano la pace”. Di ritorno, soltanto alcuni giorni fa, da Gelendžik, città russa sul Mar Nero, l’architetto parla con l’Adnkronos degli effetti collaterali della guerra, che spesso colpisce le opere d’arte delle città bombardate – esempi di attacchi deliberati a parte, “come quelli di Palmira, in Siria, distrutta dall’Isis, o, prima ancora, quelli talebani con la dinamite ai Buddha di Bamyan, in Afghanistan”.

“Essendo ‘costruzione’ – spiega – l’architettura è il contrario della distruzione ed è esempio di pace. Le uniche testimonianze architettoniche della guerra sono rappresentate dai bunker. Spesso – aggiunge – chi colpisce un’opera d’arte lo fa per colpire l’uomo, la sua rappresentazione. Quanto alla guerra in atto, non ho paura soltanto per l’Ucraina o per i paesi baltici, ma temo per tutti…”.

“A Gelendžik – racconta Fuksas – siamo arrivati per inaugurare un nuovo aeroporto nel momento esatto ‘di frattura’, poco prima che le cose avvenissero: a 200 km dalla Crimea ho trovato il silenzio prima dell’uragano. Dal mio hotel, piazza Santo Isacco era l’emblema di una città vuota, in attesa di qualcosa che non sappiamo. Perché l’essere umano non sa quello che succede e i commenti che ho sentito, anche a pochi chilometri dal terreno di guerra, non danno la valutazione di ciò che stava succedendo. Quella russa è una cultura che ha radici lontane dalle nostre ed è pertanto poco comprensibile. Io sono di origine lituana, la lingua di questo Paese Baltico proviene dal sanscrito, ed è dunque lontana e difficile da decifrare: in quelle culture è contemplata la convivenza del bene con il male, non semplicemente la loro contrapposizione a cui facciamo riferimento in Occidente. La Russia, e anche la Cina, dove abbiamo degli studi, sono Paesi straordinari, ma restano mondi lontani e sconosciuti”.

(di Cristiano Camera)

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