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Aste, all’hotel Lambert le opere d’arte di Lagerfeld e Givenchy

All’asta la storia della Francia, dei Borboni e della Restaurazione, della grande haute couture, di quella dimora che un tempo fu la scenografia sfarzosa dei pranzi e dei balli della famiglia Rothschild. Un universo di ricchezza mai gridata, l’hotel Lambert sull’ile Saint-Louis, con vista mozzafiato sulla Senna, molto glamour e soprattutto sofisticato, andrà all’asta per Sotheby’s, il prossimo ottobre. Oltre mille e 300 oggetti tra mobilio, quadri, suppellettili, servizi di argenteria e gioielli appartenuti a Marie- Antoniette, a madame du Barry e madame de Pampadour accanto a vere e proprie opere d’arte che un tempo abitarono le residenze dell’industriale, uomo d’affari e collezionista di origine boliviana Antenor Patino.

All’asta la storia della Francia, dei Borboni e della Restaurazione, della grande haute couture firmata Karl Lagerfeld e Hubert de Givenchy, di quella dimora che un tempo fu la scenografia sfarzosa dei pranzi e dei balli della famiglia Rothschild. Un universo di ricchezza mai gridata, l’hotel Lambert sull’ile Saint-Louis, con vista mozzafiato sulla Senna, molto glamour e soprattutto sofisticato, andrà all’asta per Sotheby’s, il prossimo ottobre. Oltre mille e 300 oggetti tra mobilio, quadri, suppellettili, servizi di argenteria e gioielli appartenuti a Marie- Antoniette, a madame du Barry e madame de Pampadour accanto a vere e proprie opere d’arte che un tempo abitarono le residenze dell’industriale e uomo d’affari e collezionista di origine boliviana Antenor Patino.

E’ la terza volta, negli ultimi 50 anni, che il tesoro dell’hotel Lambert, un tempo proprietà del barone Guy de Rotschild e della consorte Marie Hélène, signora di assoluto appeal e eleganza, per oltre 20 anni regina di uno dei salotti più amati e ricercati della capitale francese, mette all’asta i propri tesori. Ora l’Hotel Lambert, che ospitò nei suoi saloni Voltaire e Jean-Jacques Rousseau, è stato acquistato dall’ultimo proprietario, il principe Abdullah bin Khalifa, fratello dell’ex emiro del Qatar, un ricchissimo uomo d’affari, Xavier Niel, fondatore del gruppo Iliad, per oltre 200 milioni di euro. Una dimora spaziosa, quasi un castello firmato Louis Le Vau, il ‘regista’ della Reggia di Versailles, circa 4mila metri quadrati che il magnate delle telecomunicazioni vorrebbe trasformare per accogliere una fondazione culturale. Curiosa storia, quella dell’Hotel Lambert, rimasto sempre in mani private sin dalla sua costruzione, fortemente voluta dal finanziere Jean-Baptiste Lambert de Thorigny per poi passare nella mani di Claude Dupin, già proprietario del Castello di Chenonceau e successivamente della principessa polacca Anna Czartoryska. Anche Chopin frequentava l’hotel dell’Ile Saint -Louis e scrisse alcune delle sue celebri ‘polonaise’ all’hotel Lambert accanto a celebri nomi dell’aristocrazia e del grande cinema come la famiglia Orléans- Bragance, la duchessa di Sutherland, l’attrice Michèle Morgan, l’indimenticabile e eccentrico barone de Redé. Secondo quanto annuncia il settimanale francese prima dell’asta di Sotheby’s saranno organizzate in alcune capitali europee mostre e esposizioni. L’universo da favola di quello che fu, un tempo, l’hotel Lambert rivivrà per qualche giorno. Saranno gli ultimi”. Poi calerà definitivamente il sipario.

Perché il taxi si chiama così?

Ci sono diverse versioni riguardo l’origine della termine taxi. Esiste un’ipotesi di carattere storico, legata al sistema di distribuzione della posta, che vede protagonista la casata nobiliare tedesca Thurn und Taxis (da cui deriverebbe la parola “taxi”).

Dalla posta alle persone. La famiglia, discendente da principi del Sacro Romano Impero, fin dal Quattrocento, ebbe l’incarico di diffondere e gestire il sistema postale in Europa e ne mantenne il monopolio fino al 1866.
Ma cosa c’entra la posta con il trasporto privato dei passeggeri? Prima della nascita delle vetture a motore, chi aveva urgenza di spostarsi si avvaleva di una carrozza trainata da cavalli. Alla fine del XVIII secolo, la famiglia Thurn und Taxis, che gestiva migliaia di carrozze e cavalli con cui distribuiva la posta, diversificò il suo business, utilizzandole anche per il trasposto passeggeri.

Origini italiane. Pochi sanno che la nobile famiglia, pioniera nel settore della distribuzione della posta, era di origine italiana. I due fratelli bergamaschi Zanetto e Francesco Tasso ricevettero, infatti, nel 1504 dall’imperatore Massimiliano I d’Asburgo il monopolio del servizio postale in tutto l’impero. Alla fine del XVIII secolo la famiglia Tasso (germanizzata in Thurn und Taxis) gestiva 20mila “maestri di posta”, migliaia di cavalli e castelli ed era una delle più ricche d’Europa.

Altre ipotesi. Una seconda versione più filologica del termine, invece, farebbe risalire la parola “taxi” da tax (costo), contenuta nella parola tassametro, invenzione del 1891 del tedesco German Wilhelm Bruhn (1869-1951) che si diffuse in tutto il mondo ed è in uso ancora oggi.
Una terza ipotesi attribuisce l’origine di “taxi” all’aggettivo greco tachus che significa “veloce”, in riferimento alla caratteristica di essere un modo veloce per muoversi.

Taxi in attesa di passeggeri alla stazione dei treni di Washington D.C. nel 1914.
© Everett Collection / Shutterstock

Arriva il tassì. In Italia, nel 1908, la Fiat produsse il primo modello di taxi a motore italiano, detto Fiat Tipo 1. Vennero realizzati circa 1.600 esemplari destinati al solo uso di taxi. E nel 1940, quando si diffusero i primi impianti radio, le automobili iniziarono a comunicare tra loro per rendere più efficiente il servizio.
Durante il fascismo “taxi” fu una di quelle parole sgradite al regime: già a partire dal 1923, infatti, Mussolini aveva promosso una campagna, a suon di multe, per estirpare dal linguaggio quotidiano le parole di origine straniera da sostituire con termini alternativi, anche inventati. Per invogliare i cittadini a ripulire la lingua dalla “gramigna delle parole straniere”, nel 1932  il quotidiano romano La Tribuna bandì un concorso con un premio di mille lire per chi avesse trovato la traduzione migliore per alcune parole “esotiche” tra cui taxi, la traduzione prescelta fu “tassì”, che vinse su autopubblica, tassauto e publiauto.

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