La prova di The Last of Us Remake, il ritorno di uno dei videogiochi più amati degli ultimi anni
The Last of Us ha rappresentato e rappresenta tutt’ora uno dei gioielli del mondo PlayStation, uno di quei giochi capaci di unire pubblico e critica e che rappresentava, fino all’arrivo del secondo capitolo, il punto più alto del processo di raffinamento che gli sviluppatori (lo studio si chiama Naughty Dog) avevano messo in atto con Uncharted.
Un processo che si basa sulla capacità di generare esperienze altamente cinematografiche, con una scrittura ricca di personaggi umani, ambientazioni convincenti e meccaniche ormai conosciute ma spinte al massimo delle loro possibilità. Perché alla fine The Last of Us è solo l’ennesima storia di zombie, questa volta creati da un fungo, mescolata con elementi del romanzo La Strada di Cormac McCarthy e una spruzzatina del classico archetipo che vede un adulto e un bambino in viaggio assieme. Ma la capacità narrativa di Naughty Dog, la loro cura per i dettagli, la sensibilità nell’essere registi
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