La proposta horror di Musk di tassare i contenuti su Twitter non è così folle
L’èra dell’internet e dei social tutti gratis ha finito il proprio ciclo e non è più né sostenibile economicamente, né accettabile eticamente. Perché il free nasconde modelli di business talvolta discutibili. Gli ecosistemi si evolvono e per sopravvivere occorre pensare le cose diversamente
Stephen King va capito. La sua è la storia di un insegnante di provincia con la passione per la scrittura, che per anni si è visto respingere romanzi prima di azzeccare quello giusto, Carrie. Da allora è stato giustamente riempito di soldi per ogni riga della sua incredibile produzione letteraria. Non sorprende che uno come King, di fronte all’ipotesi di dover pagare per restare su Twitter con la “spunta blu” (l’account verificato), sia insorto: “Fanculo, sono loro che dovrebbero pagarmi”. Come il re dell’horror, sono in molti da un paio di giorni a reagire con orrore all’ipotesi che Elon Musk introduca forme di pagamento per utilizzare il social media più amato da politici, giornalisti e scrittori.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE
Continua la lettura su: https://www.ilfoglio.it/tecnologia/2022/11/02/news/la-spunta-blu-su-twitter-va-pagata-dice-musk-e-potrebbe-avere-ragione-4614514/ Autore del post: Il Foglio Quotidiano Fonte: https://www.ilfoglio.it/