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Al Sud il 66% degli studenti non ha una palestra e il 79% dei bambini della primaria non accede a servizio mensa. Dispersione del 16,6%. I dati del rapporto Svimez 2022

Di Simone Lo Presti

La questione meridionale è stata, dall’Unità d’Italia in poi, un tema fondamentale delle politiche sociali ed economiche del Paese: evidenziando le cause di disparità tra Sud e Centro-nord e proponendo soluzioni differenti, ci si è spesso posti l’obiettivo di costruire uno sviluppo più organico e omogeneo dell’intera nazione.

Il rapporto Svimez 2022 analizza, ancora una volta, i divari esistenti tra il Sud e il Centro-nord, focalizzandosi anche sulla “filiera dell’istruzione”, dalla scuola all’Università. Il quadro che ne viene fuori rimane preoccupante.
I dati del rapporto Svimez 2022
Il rapporto prende in analisi, in primo luogo, i servizi socio-educativi per l’infanzia caratterizzati da “un’estrema frammentarietà dell’offerta e da profondi divari territoriali nella dotazione di strutture e nella spesa pubblica corrente delle Amministrazioni locali”. In particolare, evidenzia come, a fronte di una crescita (dal 2018-2019) dei posti disponibili nei servizi socio-educativi per l’infanzia del territorio pari all’1,4% (il dato segna un +4% rispetto alla prima rilevazione del 2013-2014), la disponibilità complessiva dei posti è rimasta pressoché invariata (soltanto +0,3% dal 2013-2014).
Il divario tende a assottigliarsi nel passaggio dagli asili nido alle scuole materne e alla primaria. Se il dato nazionale di frequenza delle strutture educative nella fascia di età compresa fra 3 e 5 anni (93,2%) è superiore alla media europea (89,6%), rimane un forte divario nell’offerta di servizi al Sud, soprattutto per quanto riguarda l’orario di frequenza. Infatti, nel Mezzogiorno è molto meno diffuso l’orario prolungato nella scuola dell’infanzia (offerto soltanto al 4,8% dei bambini) e nella scuola primaria (il tempo pieno è offerto al 18,6% degli alunni nelle regioni meridionali, rispetto al 48,5% degli alunni delle altre regioni). Di conseguenza, anche i servizi di mensa scolastica segnano forti discrepanze. Al Sud circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non hanno accesso al servizio di mensa: 200 mila bambini in Campania (87%), 184 mila in Sicilia (88%), 60 mila in Calabria (80%). Al Centro-nord sono 700 mila i bambini senza mensa, il 46% del totale.
Particolare rilievo assume anche la situazione infrastrutturale delle scuole. Al Sud, ad esempio, il 66% degli iscritti alle scuole primarie frequenta strutture prive di una palestra, ad eccezione della Puglia (al Centro-nord il dato si ferma al 54%). Sempre a causa di carenze infrastrutturali, soltanto il 18% degli studenti del Mezzogiorno può accedere al tempo pieno a scuola, rispetto al 48% del Centro-nord . “La differenza – si legge nel rapporto – tra le ultime due regioni (Molise e Sicilia) e le prime due (Lazio e Toscana) è, su base annua, di circa 200 ore”. Significa che, se considerassimo l’intero ciclo scolastico quinquennale, “gli alunni di Molise e Sicilia perdono circa 1000 ore“. L’unica eccezione è rappresentata dalla Basilicata.
Il rapporto Svimez 2022 sottolinea, infine, un miglioramento complessivo dei dati relativi alla dispersione scolastica che hanno fatto segnare un -8% circa dal 2008 a oggi. Tuttavia, rimangono ancora distanti sia gli obiettivi fissati da Europa 2020(10%), sia la media europea (9,7%). Così come rimane ampio il divario tra Nord e Sud: al meridione (e, soprattutto, in Campania, Calabria e Sicilia) il tasso di abbandono scolastico è del 16,6% (anno 2021) a fronte del 10,4% delle regioni del Centro-nord.
Le proposte del rapporto Svimez 2022
Al centro delle proposte emerse dal rapporto c’è un massiccio intervento infrastrutturale, di modernizzazione delle scuole, “sulla base dell’informazione capillare, istituto per istituto, già a disposizione del Ministero dell’Istruzione“.
Secondo Svimez, tali interventi, oltre a garantire una qualità più alta dei servizi per gli studenti, avrebbero una capacità generativa moltiplicatrice sia per il mercato del lavoro che per l’organizzazione familiare. Tuttavia, segnalano gli analisti del rapporto, l’accesso competitivo alle risorse del PNRR potrebbe acuire le disuguaglianze del sistema scolastico italiano, soprattutto in ragione della disparità di capacità amministrativa degli enti locali per la partecipazione ai bandi del PNRR. A tal proposito, suggeriscono l’organizzazione di un sistema di monitoraggio centrale relativo alla localizzazione delle risorse con l’obiettivo di perequare i servizi scolastici tra Nord e Sud.

Pubblicato in Politica scolastica

Rapporto Svimez, un totale di un anno di scuola primaria perso per i bimbi del Sud. La causa? Carenze infrastrutturali

Si discute ancora a proposito delle disparità tra gli studenti del Nord e quelli del Sud. Stavolta a inserirsi nel dibattito sono stati i dati raccolti da Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria del Mezzogiorno. Quest’ultima, nelle anticipazioni al Rapporto 2022 sull’economia e la società del Mezzogiorno ha delineato un quadro preoccupante a proposito dell’ampliamento delle differenze tra Italia Meridionale e Settentrionale.
Lo studio ha messo in luce alcuni problemi strutturali delle scuole del Sud. Nella ricerca si legge che, a causa delle molteplici carenze infrastrutturali, gli studenti meridionali perderebbero molte ore di scuola rispetto ai loro coetanei settentrionali. Solo il 18% degli alunni del Mezzogiorno accede al Tempo Pieno a Scuola, rispetto al 48% del Centro-Nord. La Basilicata (48%) è l’unica regione del Sud con valori simili a quelli del Nord. Bassi i valori di Umbria (28%) e Marche (30%), molto bassi quelli di Molise (8%), Sicilia (10%).
Gli allievi della scuola primaria nel Mezzogiorno frequentano in media 4 ore di scuola in meno a settimana rispetto a quelli del Centro-Nord. La differenza tra le ultime due regioni (Molise e Sicilia) e le prime due (Lazio e Toscana) è su base annua di circa 200 ore. Considerando un ciclo scolastico intero (5 anni), gli alunni di Molise e Sicilia perdono circa 1000 ore che corrispondono a circa il monte ore di un anno di scuola primaria. Analoga la situazione delle altre regioni meridionali con l’eccezione della Basilicata.
Mense e palestre nelle scuole del Sud: assenti in molti casi
Lo studio di Svimez si è focalizzato su due elementi, mense e palestre, che a quanto pare sembrano essere degli optional in molte scuole meridionali. Si legge infatti che nel Mezzogiorno circa 650 mila alunni delle scuole primarie statali (79% del totale) non beneficiano di alcun servizio mensa. In Campania se ne contano 200 mila (87%), in Sicilia 184mila (88%), in Puglia 100mila (65%), in Calabria 60mila (80%). Nel Centro-Nord gli studenti senza mensa sono 700mila, il 46%.
In quanto alle palestre, sono 550mila gli alunni delle scuole primarie del Mezzogiorno (66% del totale) che frequentano scuole che non ne sono dotate. Solo la Puglia presenta una buona dotazione di palestre mentre registrano un netto ritardo la Campania (170mila allievi senza, 73% del totale), la Sicilia (81%), la Calabria (83%). Nel Centro-Nord gli studenti senza palestra raggiungono il 54%. Il 57% degli alunni meridionali della scuola secondaria di secondo grado non ha accesso a una palestra; la stessa percentuale che si registra nella scuola secondaria di primo grado.
Da segnalare che quasi un minore meridionale su 3 (31,35%) nella fascia tra i 6 e i 17 anni è in sovrappeso, rispetto ad un minore su cinque nel Centro-Nord, in Basilicata il 40% (SVIMEZ-UISP, 2021).

A proposito dei risultati di questo studio appena presentati, il vicesegretario del Partito Democratico Peppe Provenzano, ex Ministro per il Sud e la coesione territoriale, ha commentato così: “Uno scandalo. Con il Piano Sud 2030, e con la priorità Sud nel NGEU, abbiamo posto le premesse per colmare davvero questo divario inaccettabile. Noi dobbiamo e possiamo farlo, fosse stato per la destra non ne avremmo avuto nemmeno l’opportunità. È la prima ingiustizia italiana, la vera urgenza”.
La questione sollevata dalle anticipazioni del Rapporto 2022 di Svimez, che spera venga data continuità al PNRR per colmare questo genere di divari a partire proprio dall’istruzione, si collega inevitabilmente al dibattito a proposito delle prove Invalsi e alla differenza emersa tra i numerosi studenti diplomati con il massimo dei voti al Sud e i risultati Invalsi secondo cui gli studenti meridionali, anche se eccellenti, raggiungono comunque livelli di competenze inferiori rispetto a quelli del Nord.

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