Media e tv, la decadenza del giornalismo italiano

Media e tv, “si leggono i giornali nello stesso modo in cui si ama: con una benda sugli occhi”

Ladra di tempo, serva infedele, il titolo di un saggio sulla televisione di John Condry che, con Karl Popper, è stato tra i più autorevoli censori dei negativi effetti del sistema televisivo verso cui indirizziamo l’attenzione, limitatamente a ruolo e professionalità del giornalismo. Marcel Proust, nel primo ventennio del secolo scorso, ebbe a scrivere a proposito, dell’allora, più diffuso mezzo d’informazione: “Si leggono i giornali nello stesso modo in cui si ama: con una benda sugli occhi”. Lapidario, la sua attualità si conserva nei secoli, trasferibile nella moderna passività con cui subiamo le professionalità dei nuovi sacerdoti votati all’osservanza dei miti auditel e share esclusivi valori della programmazione televisiva.

Provando a liberarci dalle bende avvertiamo, tra l’altro, tre diseducative e irritanti criticità, procurate dall’informazione nel sistema televisivo. Ormai è prassi consolidata

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