Al World Economic Forum è stata insignita con il riconoscimento Ocean Data Challenge, nell’ambito della sessione “The Earth Data Revolution”. E così l’italiana WSense diventa a Davos l’impresa più innovativa al mondo nella raccolta e gestione dei dati ai fini della protezione dell’ambiente oceanico. Opera in quel campo ora chiamato Internet of Underwater Things (Iut), ovvero l’Internet delle cose sottomarine, ed è una costola dell’Università La Sapienza di Roma specializzatasi in sistemi di monitoraggio e comunicazione subacquei. Con tecnologie brevettate, sviluppa sistemi che utilizzano le onde acustiche, simili a quelle sfruttate dai delfini, e tecnologie ottiche senza fili.
“Rendiamo possibile lo scambio di dati sotto l’acqua e questo permette di produrre sensori di vario genere per monitorare le condizioni dell’oceano”, sintetizza Chiara Petrioli, a capo di Wsense. Cinquanta anni, romana, ha un passato come ricercatrice e insegnante alla Boston University. L’idea le venne quando stava conducendo degli studi con il
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