Il 2 giugno 1980 il Corriere della Sera pubblicò una lettera che aveva in calce una firma a quell’epoca del tutto sconosciuta per i lettori: Liliana Segre. La futura senatrice a vita vi denunciava “l’escalation di un falso storico che si sta attuando con successo”, cioè l’idea che i deportati uccisi nei campi di sterminio fossero “politici e quasi tutti di estrema sinistra”. “La realtà invece – scriveva – è ben diversa: i deportati dei campi di sterminio erano per la maggior parte ebrei e solo eccezionalmente politici civili o militari”. Il fatto che una ex deportata dovesse precisare qualcosa che oggi risulta del tutto ovvio ci dice quanto fosse scarsa o nulla a quel tempo la conoscenza della Shoah e delle varie forme della persecuzione antiebraica. Confermava dunque la necessità di iniziative che quella conoscenza cercassero di promuovere, come è stata appunto molti anni dopo – in Italia e altrove – l’istituzione di un Giorno della memoria.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE
Continua la lettura su: https://www.ilfoglio.it/cultura/2023/01/27/news/-libidine-di-asservimento-ovvero-la-resa-degli-intellettuali-italiani-alle-ignobili-leggi-razziali-4890693/ Autore del post: Il Foglio Quotidiano Fonte: https://www.ilfoglio.it/