Spinti dalle raccomandazioni della scienza, che ci dice come le emissioni dovute dai combustibili fossili siano le più pericolose per il riscaldamento del Pianeta, da diversi mesi gli attivisti del clima stanno prendendo di mira sempre più multinazionali dell’oil and gas. Dopo la grande protesta per fermare l’espansione di una miniera a carbone a Lutzerath, in Germania, dove la polizia ha fermato anche Greta Thunberg, ora l’attenzione dell’attivismo più radicale si sta spostando verso le multinazionali del petrolio: lo scopo è di chiedere loro di smettere di inquinare e di pagare il conto, tassando i loro extraprofitti ad esempio, per quanto fatto finora negativamente alla salute della Terra.
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(afp)
L’ultima azione è stata messa in atto da Greenpeace per fermare l’espansione della multinazionale del petrolio Shell impegnata a sbloccare otto nuovi pozzi
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