La vicenda del voto in condotta racconta l’emergenza educativa della scuola italiana
La vicenda della professoressa in servizio presso l’Istituto Viola Marchesini di Rovigo ha lasciato il segno. Troppo lo sdegno ed il clamore per un atto violento come quello che aveva visto vittima Maria Cristina Finatti, sessantuno anni, docente di scienza della terra letteralmente “impallinata”, lo scorso ottobre, da alcuni suoi alunni con una pistola ad aria compressa, spintisi sino a filmare la vile aggressione e di trasferirla nei meandri della Rete.
La vicenda è tornata alle cronache soltanto qualche giorno addietro, dopo la promozione del gruppo di “bulli” che si erano anche meritati un bel nove in condotta: e così, tra le proteste generali per quel voto che sapeva di beffa per la docente, il Consiglio di classe, dopo il duro intervento del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, ha rideterminato i voti in condotta degli studenti, abbassandoli a un 7 e a tre 6. Nello specifico, lo studente che aveva ottenuto
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