Trapianteremo cuori di maiali nei neonati?

Si chiama Egenesis, ed è un’azienda statunitense che ha modificato geneticamente dei maiali per poter produrre organi adatti al trapianto negli umani: l’idea è, se tutto andrà bene, iniziare già dall’anno prossimo a trapiantare cuori di maiale in neonati colpiti da gravi difetti cardiaci, per far loro guadagnare tempo mentre attendono di ricevere un cuore umano.

Prove nei babbuini. L’azienda ha già iniziato a testare i trapianti di cuori di maiale modificati su cuccioli di babbuino: per ora hanno realizzato due operazioni (in entrambe i babbuini sono morti dopo pochi giorni), ma l’idea è realizzarne altre 10. Ora il team di studiosi spera di riuscire a risolvere il problema e far sì che i babbuini sopravvivano più a lungo: è già successo in passato con i trapianti di reni di maiale in altri primati, che inizialmente morivano in fretta ma ora sopravvivono più di un anno, per cui gli esperti si dicono fiduciosi.

In cerca di soluzioni. Stando ai dati del Global Observatory on Donation and Transplantation, nel 2022 nel mondo sono stati eseguiti 76.446 trapianti di organi, 3.436 dei quali in Italia. Il problema è che molti dei pazienti in lista d’attesa per un organo muoiono prima di riceverlo: ecco perché da anni gli scienziati stanno studiando diverse tecniche che permettano di guadagnare tempo o addirittura sostituire gli organi umani, come la stampa in 3D di organi sintetici, macchinari in grado di riparare un fegato danneggiato o la creazione di organi umani a partire da embrioni animali sintetici.

Minor rischio di rifiuto. Secondo Robert Montgomery, a capo dell’équipe medica che realizzò il trapianto di un rene suino nel 2021, quello dei neonati è un vasto gruppo sul quale concentrarsi, perché la mortalità è molto alta. I bambini appena nati, sottolinea, sono forse dei candidati migliori degli adulti per ricevere organi di maiali perché il loro sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato, e quindi è meno probabile che rifiuti l’organo.

Modificati con la CRISPR. In questo caso, gli studiosi hanno modificato geneticamente con la tecnica CRISPR-Cas9 alcune cellule di maiale, i fibroblasti, che si trovano nel tessuto connettivo (la struttura portante degli organi di tutti gli animali), per poi prelevarne il DNA e introdurlo in ovuli di maiale. Una volta fecondato, l’embrione che ne risulta viene impiantato nell’utero di un maiale adulto, dove si sviluppano due cloni di maialini che nascono tramite parto cesareo.

«Si può utilizzare la tecnica CRISPR-Cas9 per disattivare dalle 50 alle 70 copie di retrovirus presenti nel genoma suino», spiega al MIT Technology Review Mike Curtis, presidente di Egenesis. Oltre a questo, gli scienziati hanno anche inserito sette geni umani nel genoma suino, in modo da ridurre ancor di più la probabilità di rifiuto dell’organo da parte dell’organismo umano.

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