Nell’acqua in bottiglia migliaia di nanoparticelle di plastica

Insieme all’acqua che beviamo potremmo inconsapevolmente ingoiare centinaia di migliaia di microscopici frammenti di plastica. Con potenziali danni alla nostra salute. Arriva dagli Stati Uniti l’ultimo allarme sul rischio di ingerire microplastiche, ma soprattutto nanoplastiche, attraverso il consumo di acqua commerciale in bottiglie di plastica: qui un team di ricercatori ha analizzato i prodotti di tre celebri marche, alla ricerca di frammenti di grandezza anche inferiore a 100 nanometri. E trovandone molti più di quanto accaduto nelle stime precedenti: in un litro di acqua in bottiglia, in media, sono stati individuati 240 mila frammenti di plastica. Fino a cento volte di più rispetto al passato, molto più di quanto non si riscontri nell’acqua di rubinetto. Nulla, naturalmente, di percepibile all’occhio umano. La ricerca, pubblicata sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences, organo ufficiale della National Academy of Sciences) ha immancabilmente aperto un ampio dibattito sugli Stati Uniti.

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In un litro d’acqua 240.000 frammenti di plastica

Il fatto che l’acqua che beviamo sia ormai contaminata di invisibili frammenti di plastica è purtroppo noto e quasi “accettato”. Ma le particelle di plastica che deglutiamo dalla bottiglietta di minerale potrebbero essere molte più di quanto si temesse. È quanto suggerisce un nuovo studio che si è concentrato su un ordine di grandezza ancora più piccolo di quello – spesso indagato – delle microplastiche. Ossia sulle nanoplastiche, particelle più piccole di un micrometro (un milionesimo di metro).

In base alla ricerca, se si contano i frammenti di queste dimensioni, le quantità di plastica nell’acqua in bottiglia raggiungono da 10 a 100 volte i numeri in precedenza stimati. L’articolo è appena stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.

Un tuffo nel nanomondo. Il tema della contaminazione da plastica dell’acqua in bottiglia era diventato di pubblico dominio nel 2018, quando uno studio aveva individuato in media la presenza di 325 particelle per ogni litro d’acqua. Lavori successivi hanno continuato a rivedere le stime al rialzo, ma tutti si fermavano a frammenti di dimensioni di un micrometro o più. Gli scienziati ambientali del Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University (Stati Uniti) hanno affinato le loro indagini usando una tecnica di analisi microscopica dei materiali chiamata spettroscopia di scattering Raman, che focalizza laser sul campione per vedere in che modo la luce interagisce con le molecole all’interno di esso.

Quante e quali plastiche? Gli scienziati hanno analizzato l’acqua in bottiglia di tre diverse marche statunitensi i cui nomi non sono stati specificati. Si sono focalizzati sulle particelle di misura pari o superiore ai 100 nanometri e ne hanno trovate da 110.000 a 370.000 per litro – per il 90% nanoplastiche.

Un tipo di plastica molto comune è risultato essere il PET (Polietilene tereftalato), comunemente usato per le bottiglie: probabilmente contamina l’acqua quando le bottiglie sono strizzate o sottoposte a calore, o mediante l’abrasione del tappo svitato. Ma assai più spesso le nanoplastiche sono fatte di poliammide, un tipo di nylon usato per i filtri che (in teoria) dovrebbero purificare l’acqua prima dell’imbottigliamento. Molte altre nanoplastiche sono costituite di tre comuni plastiche usate nei processi industriali: il polistirene, il polivinilcloruro e il polimetilmetacrilato.

Dritte nell’organismo. A questo punto i ricercatori vogliono studiare con la stessa tecnica altri tipi di acqua inclusa quella del rubinetto. Anche se la massa totale delle nanoplastiche individuate è assai inferiore a quelle delle microplastiche, «non sono le dimensioni che contano, ma i numeri, perché più piccole sono le cose, più facilmente entrano nel nostro corpo» conclude Wei Min, coautore dello studio.

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